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MAKING MOVIESAL CINEMA
L'uomo che uccise Don Chisciotte
Terry Gilliam
2018  (M2 Pictures)
FANTASTICO DRAMMATICO
10/10
all MAKING MOVIES
04/10/2018
Terry Gilliam
L'uomo che uccise Don Chisciotte
Ma eccoci qui, seduti nel buio della sala, a ringraziare il cielo perché un Gilliam così Gilliam non lo si vedeva da Parnassus: realtà, sogno, enormi macchine che una volta azionate si animano di vita propria, nemici da combattere e bellissime fanciulle da conquistare.

“Sancio mio, io nacqui per favore del cielo in questa età nostra di ferro per fare rivivere quella dell’oro. Io sono colui per il quale sono espressamente riservati i pericoli. Io sono Don Chisciotte della Mancia”.

Così Javier, il vecchio calzolaio, recita rivedendo Toby e a nulla valgono le sue proteste.

“Io non sono Sancio! E tu non sei davvero Don Chisciotte!”

Come spiegare a Terry Gilliam che il sogno di portare il suo Don Chisciotte al cinema è come lottare contro i mulini a vento? Si, per circa 25 anni per Gilliam questo è stato un sogno impossibile, fatto di incidenti, false partenze, tagli di fondi e persino la rinuncia del protagonista Jean Rochefort nel 2000. Il documentario Lost in La Mancha del 2002 ci racconta le rocambolesche avventure di un regista e di un film che nessuno immaginava avrebbe visto l’alba.

Ma eccoci qui, seduti nel buio della sala, a ringraziare il cielo perché un Gilliam così Gilliam non lo si vedeva da Parnassus: realtà, sogno, enormi macchine che una volta azionate si animano di vita propria, nemici da combattere e bellissime fanciulle da conquistare.

Tutto inizia con un piccolo film in bianco e nero, un omaggio al cavaliere dalla triste figura raccontato da Cervantes, e con un giovane e intraprendente aspirante regista, Toby, interpretato da Adam Driver (Star Wars Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi, Girls). Quando Toby, arrogante e cinico pubblicitario, si imbatte per caso in una copia del suo vecchio film, girato dieci anni prima, sembra quasi un segno.

Cosa gli è successo? Come è finito a districarsi tra un capo schiavo del denaro (Stellan Skarsgard) e la sensuale Jaqui (Olga Kurylenko), moglie del capo e sua amante? Quando la passione e l’innocenza hanno ceduto alla brama e al cinismo? Per scoprirlo Toby tornerà nei luoghi dove girò il suo primo film, il suo Don Chisciotte, ma avrà un brutto risveglio.

Neanche Los Suenos, emblematico nome del paesino perso tra le campagne spagnole, è come la ricordava. La bellissima ed innocente Angelica, musa del giovane Toby, è diventata una escort, nonché amante del terribile Alexei (Jordi Mollà), oligarca russo in affari con il capo di Toby, e il vecchio calzolaio Javier, protagonista del film, è convinto di essere davvero Don Chisciotte della Mancia.

Scambiandolo per il fido scudiero Sancio Panza, lo trascinerà per le campagne all’inseguimento di qualcosa che nemmeno Toby sa di aver perso: l’innocenza, la meraviglia, l’amore.

Con un Adam Driver, che lo stesso Gilliam definisce un attore straordinario, che riesce a rappresentare la doppia anima di Toby, prima e dopo la perdita dell’innocenza e il perfetto Don Chisciotte, Jonathan Pryce (Game of Thrones, Taboo), che incarna il prode cavaliere come se il ruolo fosse stato scritto per lui, L’uomo che uccise Don Chisciotte è un viaggio di due ore e poco più dalla regia magistrale e lo stile unico. Un viaggio dalle case scalcinate del borgo di Gallipienzo, in Navarra, fino alla magnificenza del Convento di Cristo a Tomar, in Portogallo.

Qui, in una delle scene finali, durante un coloratissimo e chiassoso Carnevale in onore di Alexei, dopo messe in scena, ballerine e cavalli meccanici, viene acceso il rogo di Santa Cathartica. È una delle scene visivamente più imponenti, e sicuramente una delle più complesse, ma per il regista e la produzione ha significato molto di più. La produttrice Amy Gilliam la descrive come un momento molto toccante per tutti: “Bruciare Santa Cathartica è stato il simbolo delle fatiche e degli incubi vissuti in quegli anni, ha alleviato tutte le pene.”

Se si pensa alla genesi di questo film e alla tenacia del regista, che non si è mai arreso nonostante il fato gli fosse avverso, non si può che provare gratitudine, e gioia e amarezza insieme quando si spengono le luci e iniziano a scorrere i titoli di coda.

Perché in fondo Gilliam è il nostro Don Chisciotte laddove lo smaliziato Toby non ha avuto la meglio. Gilliam è il fanciullo che non cede al cinismo del mondo. Gilliam è la materia di cui sono fatti i sogni.

E si, cari amici, io che non credo ai voti, che non riesco a cedere alla hit parade dell’arte, vi giuro, questo è un 10.