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REVIEWSLE RECENSIONI
11/09/2023
Andy Taylor
Man’s A Wolf To Man
Il ribelle rock degli storici Duran Duran (ma non solo), torna con quello che potrebbe essere il suo testamento musicale e artistico. Un gioco infinito e sonoro, ispirato da tre decadi di suoni e influenze, che parla di un artista perennemente sottovalutato, ma la vita potrebbe riservare nuovi capitoli sorprendenti a Andy Taylor.

“Il futuro appare luminoso, finché può durare, qualunque sia il periodo di tempo che potrebbe essere”. (anonimo)

 

Una fotografia recente è datata novembre 2022. I Duran Duran fanno la loro entrata nella Rock and Roll Hall of Fame e l’assenza de loro chitarrista storico Andy Taylor è un campanello d’allarme, confermato da Simon Le Bon, che legge al pubblico una lettera di Taylor annunciante una diagnosi spietata: tumore alla prostata metastatico al quarto stadio. Nei mesi successivi la band si riavvicina ad Andy, e nel frattempo gli viene offerto un trattamento medico molto innovativo ed alternativo, che potrebbe dargli almeno altri cinque anni di vita. Mentre Andy continua a combattere, la musica lo aiuta a resistere e riesce a completare un nuovo disco solista, concepito poco prima del Covid. I Duran Duran annunciano per il 19 agosto 2023, uno speciale concerto di beneficenza in California, nato per raccogliere fondi che saranno destinati alle cure di Taylor. Voci di corridoio parlano di una nuova reunion (con disco compreso) dopo il bis del 2001 (durato cinque anni), ma le informazioni sono ridotte e discrete.

Andy Taylor è stato l’anima rock degli alfieri inglesi del new romantic e synth pop, partecipando a dischi di grande successo, dall’inizio degli anni ottanta, per sei anni di successo e gloria mondiale, ma la sua natura artistica lo ha portato a voler provare nuove avventure più selvagge ed elettriche. Dai seminali Power Station, che fondevano Sex Pistols e Chic, fino ad un primo album solista dedicato a quell’arena rock che negli anni ottanta ha rappresentato l’immagine sonora di un’epoca irripetibile. Thunder (1987, concepito insieme all’ex Sex Pistols, Steve Jones) è ancora oggi un disco fresco e dannatamente sottovalutato, e fu seguito da un poderoso Dangerous, album del 1990 che raccoglie diversi brani amati dal chitarrista inglese, appartenenti a miti come Ac/Dc, Bad Company, Montrose e Thin Lizzy. Nel frattempo, Taylor ha prodotto un paio di lavori di Rod Stewart, il debutto dei Thunder (grande band da riscoprire se non la conoscete), fino agli scozzesi the Almighty, mettendo in pausa la sua carriera solista per quasi trent’anni.

 

Tra la già citata reunion dei Duran Duran e quella del 1996 dei Power Station, per ritrovare una canzone a nome Andy Taylor dovremo arrivare al 2019, grazie a "Love or Liberation". Arriverà nel 2022 la produzione di Shoot Me Your Ace dei rockers Reef e un anno dopo la sua partecipazione al nuovo disco della stella pop australiana Tina Arena. Nel frattempo, riesce anche a concludere la lavorazione del suo nuovo album Man’s A Wolf To Man, già pronto da qualche anno, ma rallentato dalla pandemia e poi rivisto recentemente e rielaborato anche dopo la tragica rivelazione del suo stato di salute.

Le prime idee per un nuovo album intero nascono tra il 2016 e l’anno successivo, guidate da stimoli lirici e creativi molto intensi, quasi drammatici: “L'uomo è un lupo per l'uomo è un titolo che ha grande significato oggi. Conosco molto bene l’America, avendo vissuto lì per anni, e lì ho potuto vedere quanto sia crollata l’umanità dei nostri simili, con veloci e terribili conseguenze. La title track parla di come l'uomo possa diventare il suo peggior nemico e che si unisca in un branco, soltanto per fare del male agli altri. E’ la sua natura. Perché i nostri primi istinti sono la rabbia e la ricerca della vendetta verso il nostro prossimo? Questo spunto mi ha spinto per tornare a scrivere e suonare una musica più diretta, sincera e umana, parlando della vita reale di oggi.”

Per questo motivo, la natura di questo album si lega più a sonorità essenziali e devote ad uno spirito molto “anni Settanta”, per una sorta di grande “festa rock” che coinvolge grandi miti e riferimenti: il Bowie più spaziale e visionario, qualche spensieratezza speziata e glam degna dei T. Rex, vorticose armonie vocali beatlesiane ma anche la ribellione rock dei Rolling Stones più sensuali. Il gioco musicale si fa serio e scanzonato a seconda di stili ed atmosfere, ma sono la voce segnata dal tempo e intensa di Taylor e una produzione sapida e sapiente a dare un tocco di omogeneità e originalità a un disco che aumenta di consistenza ad ogni nuovo ascolto. L’approccio di Andy Taylor rifugge la banalità e riesce a reinventare una materia antica ma che in questo album risuona con echi del tutto inediti e urgenti.

 

Non sappiamo se questo sia il saluto finale di questo artista da riscoprire e rivalutare, ma lasciando perdere retorica e sentimentalismi gratuiti, abbiamo tra le mani una gemma di rock vissuto e raffinato da mani sapienti e che valgono il tempo di un ascolto attento ed appassionato. Ma il consiglio è anche quello di andare a riscoprire tutto il passato musicale di Andy Taylor, disseminato di piccole gemme da non dimenticare.