«Davide Ambrogio affascina e stupisce con la potenza e la precisione della sua voce» (Le Monde)
«Davide Ambrogio è un artista innovativo che crea nuovi percorsi per riconnettere passato e presente» (Songlines)
«Un gioiello calabrese che affascina il pubblico con l'intensità delle sue performance» (Le Télégramme)
Fin dagli esordi, la ricerca musicale del polistrumentista calabrese Davide Ambrogio è profondamente legata alle sue radici, fortemente ispirata dalla tradizione orale dell’Aspromonte con il suo patrimonio arcaico, linguistico e sonoro.
Nel 2021 con il suo primo album solista dal titolo Evocazioni e Invocazioni, frutto di anni di studi e sperimentazioni nella musica di tradizione, conquista le classifiche della prestigiosa rivista Songlines (World Music Chart Europe e Top of the World Album). Vince i premi “Musica contro le Mafie” (con il brano A San Michele), “Ethnos Gener/Azioni 2020” e il “Premio Loano Giovani” con il progetto Linguamadre (insieme al Duo Bottasso ed Elsa Martin).
Il suo secondo album, Mater Nullius, tradotto dal latino “Madre di nessuno”, è un'opera che esplora la disconnessione dell'uomo contemporaneo dalla natura e il bisogno di una rinascita umana e spirituale. Attraverso una narrazione che fonde musica e ricerca, l'artista calabrese racconta in 14 brani (scritti quasi tutti in dialetto) una storia di trasformazione interiore, simboleggiata da un dialogo tra la razionalità dell'uomo moderno e il suo lato inconscio, primitivo, archetipico e selvaggio.
14 brani come le 14 fermate della Via Crucis, metafora del viaggio introspettivo intrapreso dal protagonista.
Registrato ad Alia (PA) tra “Il Bosco” della famiglia Cortese, luogo di incontro per menti creative e spiriti liberi, e le grotte della Gurfa, Mater Nullius è un potente connubio di paesaggi sonori ancestrali e visione contemporanea. Il cuore musicale dell’album nasce da una reinterpretazione del codice sonoro utilizzato durante i rituali della Settimana Santa nel sud Italia. Gli "strumenti della passione" nella tradizione pasquale cristiana (tamburo, troccole e catene) si fondono con voci e suoni moderni in un sorprendente contrasto tra il mondo acustico e quello elettronico.
Scrive Davide: “MATER NULLIUS è la Madre di nessuno. È la terra desacralizzata che ha smesso di essere madre, profanata e resa un oggetto dai suoi stessi figli. Una rottura, una crisi, non solo ecologica, ma soprattutto spirituale e simbolica. È stato un cammino lungo due anni in cui sono sprofondato nel suono di un tamburo, ho cantato come un bambino, un pazzo, un cieco, e danzato come un popolo urlante in festa. Ho guardato la luna e giocato con le ombre, camminato nella notte ascoltando l’eco di un bosco e il riverbero di una grotta”.

Il viaggio musicale di Mater Nullius inizia con una presa di coscienza, una marcia percussiva detta "Tamburu a mottu" introduce in “Parola uno” la profonda crisi vissuta dal protagonista. Segue “Boscu”, varco d’ingresso di una dimensione onirica, una foresta di simboli che rappresenta la sacralità dei luoghi. Tamburi, voci e suoni elettronici si fondono con la presenza della grotta, elemento ricorrente e coprotagonista di tutto il disco. In “Sordi” una danza delirante e ossessiva ricorda l’unica certezza condivisa: la fine. La morte non risparmia nessuno e nulla può fare il denaro per sottrarre l’uomo a questo destino.
Dopo il ritmo incalzante di "Sordi" arriva la ballata notturna e contemplativa “Arsa”, una riflessione sul presente. Ispirato alle “Parti” della Simana Santa siciliana, un canto introduce la figura della Madre. Una presenza che si affaccia con il desiderio di perdonare, e che apre un nuovo piano emotivo all’interno del viaggio.
Nel “Ballu di diavuli” il protagonista affronta la catabasi: la discesa simbolica agli inferi. Una morte rituale e necessaria, un attraversamento dell’oscurità per riemergere da essa trasformato. Un canto corale e rituale esprime il dolore della Madre in “Stabat”: ispirato alle polifonie arbëreshë della Calabria, restituisce una forza arcaica e collettiva alla sofferenza. In “Spadi” le “Sette spade di dolore di Maria” diventano le sette ferite inflitte dall’uomo alla Terra. Ferite che, in realtà, sono spade rivolte contro se stesso.
Il viaggio prosegue con “Vallje”, antica danza arbëreshë, tradizionalmente eseguita il martedì della Settimana Santa, reinterpretata come un’invocazione alla Luna Nuova, simbolo di rinnovamento e femminino sacro. La decima fermata è una critica feroce all’inconsistenza del potere contemporaneo: una folla in festa canta contro la tirannia in “Turba!”. La figura dei cantastorie ciechi di Palermo rivive in “Orbi”, un percorso sensoriale nel mistero della percezione. Tra tamburi rituali, elettronica rarefatta e poesia dialettale arcaica, la voce di Ambrogio guida l’ascoltatore in una grotta sonora dove la luce inganna e il buio rivela. S’ispira, invece, ai canti degli Sbigghiarini (i cantori della Settimana Santa di Palermo) “Vaiu di Notti”, in cui protagoniste assolute sono la notte e la luna.
“Vasha” è un rituale di unione tra le due forze in gioco nell’album: passato e presente, razionale e irrazionale, buio e luce, magia e tecnica, sacro e profano. Una danza a spirale, simbolo di morte e rinascita, trasformazione e ritorno. Infine, chiude l’album la strumentale “Miserere”. Le voci delle bambine e dei bambini di Cataforìo risuonano come un grido: “Sonau tri a missa / Ha suonato tre volte la campana”. Il viaggio è compiuto. Il suono lascia spazio al silenzio.

TRACKLIST
I. Parola uno
II. Boscu
III. Sordi
IV. Arsa
V. Parti
VI. Ballu di diavuli
VII. Stabat
VIII. Spadi
IX. Vallje
X. Turba!
XI. Orbi
XII. Vaiu di Notti
XIII. Vasha
XIV. Miserere
CREDITI ALBUM
Testi di DAVIDE AMBROGIO in collaborazione con ANNA IDA CORTESE (1, 2, 3, 4, 6, 8, 9, 10, 11, 13) e in collaborazione con Gianvincenzo Pugliese (8,10,11)
Eseguito da: DAVIDE AMBROGIO (voce, tamburo, troccole, chitarra, percussioni), WALTER LAURETI (sintetizzatori, electronics, sound design), VINCENZO GAGLIANI
Prodotto da: Davide Ambrogio e Viavox production
Produzione artistica: Davide Ambrogio e Walter Laureti
Mix: Walter Laureti
Mastering: Tim Oliver
Registrato tra “Il Bosco” e le grotte della Gurfa di Alia

BIO
Davide Ambrogio è cresciuto a Cataforìo, un piccolo paese dell’Aspromonte, in Calabria, dove per la prima volta entra in contatto con il mondo della tradizione orale. Membro di diversi gruppi, come Linguamadre, con cui vince il “Premio Loano Giovani”, si distingue nel 2021 come solista, ottenendo i premi “Musica contro le Mafie” e “Ethnos Gener/Azioni 2020”.
Legato alle sue radici calabresi, Davide si è ispirato a questo patrimonio per creare un proprio linguaggio musicale originale e pubblicare, nel novembre 2021, il suo primo album Evocazioni e Invocazioni, incluso nella Transglobal Music Chart e nella World Music Chart Europe, e premiato dalla rivista Songlines Magazine come Top of the World Album già al momento dell’uscita.
Ha partecipato a importanti rassegne e festival in Italia e in Europa, tra i quali: SponzFest, Musicultura, Premio Nazionale Città di Loano, Premio Parodi, Mare e Miniere, Les Suds d’Arles, Le Plancher, Rio Loco, Festival Imaterial, Sacred Spirit Festival, Fira B Manresa, Mucem Marseille, Opera Lyon e molti altri.
Negli ultimi due anni Davide Ambrogio si è dedicato alla scrittura del suo secondo album dal titolo Mater Nullius, in uscita il 14 novembre per Viavox, un lavoro che esplora la disconnessione dell'uomo moderno dalla natura e il bisogno di una rinascita umana e spirituale. Registrato ad Alia (PA) tra “Il Bosco” della famiglia Cortese, luogo di incontro per menti creative e spiriti liberi, e le grotte della Gurfa è un potente connubio di paesaggi sonori ancestrali e visione contemporanea.
INFO E CONTATTI
www.instagram.com/davide__ambrogio/
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