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MAKING MOVIESAL CINEMA
Megalopolis
Francis Ford Coppola
2024  (Mubi)
FANTASCIENZA
7/10
all MAKING MOVIES
20/10/2025
Francis Ford Coppola
Megalopolis
Francis Ford Coppola realizza il sogno di una vita ma floppa al botteghino con un'opera tanto pensata e voluta quanto affascinante ma mai completamente a fuoco. Cosa ne vien fuori? Forse è ancora troppo presto per dirlo.

Francis Ford Coppola torna al cinema dopo ben tredici anni di silenzio; la sua ultima opera, Twixt, risale al lontano 2011. Con Megalopolis Coppola sembra aver finalmente realizzato uno di quei sogni-progetto che accompagnano gli artisti visionari per una vita intera; sembra infatti che le prime idee embrionali, poi confluite in Megalopolis, siano germinate addirittura sul set di Apocalypse Now, uno dei capolavori del regista nato a Detroit, film uscito nel 1979. Questo significa tornare indietro nel tempo di più di quarantacinque anni (una vita, appunto) a un’epoca in cui Coppola, insieme ad altri, già contribuiva a trasformare i linguaggi e le forme del cinema di allora.

Megalopolis sembra quindi essere molto più di un film: è la materializzazione di un’ossessione creativa, di un’idea rimasta sospesa nel tempo, alimentata dalla visione di un artista che ha sempre inseguito il proprio cinema, indipendentemente dalle convenzioni dell’industria. E come spesso accade per questi progetti bigger than life, il risultato non può che essere divisivo oltre che, a volte, portare a una perdita catastrofica di denaro. Costato circa centoventi milioni di dollari, parte dei quali recuperati dallo stesso regista costretto a vendere alcune sue proprietà pur di finanziare il film, Megalopolis ha fatto registrare un incasso totale che non supera i quindici milioni, generando così un flop macroscopico che presumibilmente neanche i passaggi successivi su piattaforma riusciranno a colmare.

Pur se maltrattato, anche aspramente, da più di un critico, Megalopolis ha quantomeno il pregio di arrivare nelle sale contemporanee come un oggetto non identificato che si porta dietro la capacità di spiazzare lo spettatore chiamato a confrontarsi con un’opera non banale, una di quelle che non capita di vedere al cinema proprio tutti i giorni (e nemmeno tutti i mesi). Magari non sarà un “cinema del futuro”, se vogliamo può essere visto come un cinema che fu “del futuro” nel momento in cui venne concepito, ora sorpassato da quella maledetta velocità delle cose alla quale noi tutti siamo tenuti quotidianamente a star dietro.

Megalopolis è qualcosa di “fuori norma”, di “fuori scala”, e questo già gli consente di ritagliarsi almeno un minimo della nostra attenzione di appassionati della settima arte. Poi, effettivamente, il film di Coppola può anche non piacere, ma questo è un altro discorso.

 

New Rome è una sorta di New York del futuro, una città decadente che presenta diverse caratteristiche mutuate dall’antica Roma, non ultimi alcuni dei protagonisti della nostra storia che richiamano quelli della Roma imperiale. Tra questi c’è Cesar Catilina (Adam Driver), una sorta di architetto visionario con il potere di fermare il tempo. Catilina ha in mente per New Rome (o almeno per uno dei suoi quartieri più malfamati) una sorta di rinascita utopistica, un’idea di “città del futuro” rafforzata dalla sua scoperta di un materiale duttile e resistente: il megalon.

A spalleggiare la visione di Catilina c’è suo zio Hamilton Crasso (John Voight), proprietario della più importante banca di New Rome. I due sono in aperto contrasto con l’attuale sindaco della città, Francis Cicero (Giancarlo Esposito), un tradizionalista intenzionato a rilanciare la città con la miope visione del guadagno facile (un casinò nella fattispecie) e con i soliti cemento e acciaio.

Nel contrasto tra un sogno di benessere condiviso e quello di un egoismo opportunistico, si inseriscono più di una variabile: la bellissima Julia (Nathalie Emmanuel), figlia di Cicero che sposa però la causa di Catilina, l’invidioso cugino di quest’ultimo, Clodio (Shia LaBeouf), un avido idiota, e l’arrivista, giornalista e soubrette Wow Platinum (Audrey Plaza), prima legata a Catilina, poi a Crasso. Il conflitto tra queste fazioni porterà a una serie di alleanze, tradimenti e rivelazioni, mentre sullo sfondo New Rome si prepara a un possibile punto di svolta destinato a cambiarne per sempre il volto.

 

Non sono d’accordo con il pensiero ricorrente che vuole Megalopolis come un film che invita agli estremi, come uno di quei film da amare o da odiare senza vie di mezzo. È piuttosto necessario capire, più che dove il film voglia andare a parare, a che tipo di opera il regista volesse in realtà dar vita. L’impressione che rimane a visione ultimata non è tanto quella di un autore intento a veicolare messaggi o letture, queste a volte davvero troppo scoperte (la giustizia che crolla, le tavole delle leggi distrutte, etc...), quanto quella di un uomo che si balocca con il suo sogno, magari barocco, fuori fuoco e scentrato, e che si industria, anche rimettendoci del suo, per portarlo alla luce, costi quel che costi, piaccia o non piaccia (e spesso non piace). In quest’ottica Megalopolis merita tutto il nostro rispetto, sulla sua riuscita possiamo discutere, a parere di chi scrive ci si trova di fronte a un’opera non “bella” quanto “affascinante” per tutti i motivi detti sopra. Il risultato è visivamente straniante con i suoi toni ocra e il contrasto tra una città futuribile (ma in realtà già vista) e il degrado di quella che sembra a tutti gli effetti la New York attuale.

Il film è infarcito di citazioni letterarie e cinematografiche, di metafore da fine impero (l’America oggi come la vecchia Roma?), di discorsi su corruzione, disparità sociale, populismo, di simbolismo, di figure archetipiche; su tutto ciò si può discutere, ampliare il discorso, ragionare. Ma è davvero importante? È questo il senso di Megalopolis? Oppure, ancora una volta, il nodo è il rincorrere un sogno, il mettersi in gioco per tentare (magari fallendo) di spostare l’asticella, di trovare una via nuova.

Coppola vuole offrire un grande spettacolo, a ognuno di noi decidere se ci è riuscito. Megalopolis non sarà il film dell’anno, almeno non credo, ma, forse, un domani sarà qualcosa. Solo il tempo, ammesso che nessuno lo fermi, saprà dirci di preciso che cosa.