Per tutti coloro che seguivano la scena metal a inizio millennio, Meteora dei Linkin Park è un album che non dovrebbe aver bisogno di presentazioni. Rilasciato nel marzo 2003, il seguito di Hybrid Theory (2000), folgorante debut album della band losangelina, fu un successo immediato, che dominò tanto la scena mainstream che quella alternative del periodo.
Fratello minore del suo predecessore, Meteora affina, attraverso una produzione impeccabile, il suono dei Linkin Park, in un momento in cui il movimento nu metal/crossover sta implodendo. Trentasei minuti per tredici canzoni, quasi tutte potenziali singoli, plasmate in un mix perfetto di rombanti chitarre, elettronica e hip hop, che poggia sull'architrave del sincronizzato interplay vocale fra Chester Bennington e Mike Shinoda. Melodie uncinanti agitate da rabbia, disperazione, nichilismo e quella struggente malinconia che animava la scrittura del povero Bennington.
La band ha curato personalmente questa riedizione, cercando di dare un senso al ventesimo anniversario di un disco che ha inciso profondamente sulla storia del metal americano degli anni ‘00. Se infatti molti si sarebbero accontentati di un semplice remaster, il gruppo, oltre ad aver scelto un artwork alternativo, ha scavato negli archivi, pescando tra il materiale partorito nell’anno abbondante del processo di registrazione del disco, mettendo insieme con intelligenza una raccolta esaustiva di demo, di brani live e di rarità inedite.
Poiché il disco vendette più di sedici milioni di copie, è lecito aspettarsi che molti lettori già possiedano l’opera originale. Tuttavia, a prescindere dai contenuti extra, questa nuova versione è rimasterizzata in modo efficace, tanto da togliere un po’ di polvere a un disco che è clamorosamente figlio dei propri tempi, anche se, a ben ascoltare, è invecchiato molto meglio di tanti coevi album di nu metal.
Meteora è un lavoro che ricalca le orme di Hybrid Theory, che preferisce alla dinamicità del groove un muro sonoro costruito con intelligenza e sapiente furbizia, e che inanella, per l’ultima volta nella storia della band, un filotto di canzoni memorabili, tra le quali è d’obbligo ricordare "Faint", "Numb", "Somewhere I Belong", "Easier To Run" e "Breaking the Habit". La scaletta, inoltre, viene chiusa con Lost, un brano splendido recuperato dalle sessioni di registrazioni e che originariamente venne scartato per far posto a "Numb". Non si tratta però di chincaglieria, ma di un vero e proprio gioiellino, peraltro rifinito alla perfezione, che innesca palpiti nostalgici, perchè riascoltare una nuova canzone con la voce di Chester Bennington, dopo la sua prematura scomparsa, è un vero e proprio tuffo al cuore per tutti coloro che hanno amato visceralmente i Linkin Park.
Per coloro che sono disposti a spendere un bel po’ di soldini, è in vendita un cofanetto super deluxe che contiene, oltre al disco originale, due dischi live, due DVD contenenti numerosi filmati di concerti, un artbook, stampe esclusive e un documentario che racconta la realizzazione di Meteora. Non si scoraggino, però, tutti gli altri: l’edizione di tre cd o 4 LP è altrettanto intrigante e dà una visione completa dello stato di forma e di ispirazione della band durante il periodo di gestazione dell’album. Ultima annotazione: nel disco live troverete una versione di "One Step Closer" con ospite alla voce Jonathan Davis dei Korn e una feroce cover di "Wish" dei Nine Inch Nails.