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REVIEWSLE RECENSIONI
21/11/2022
Tom Chaplin
Midpoint
Il cantante dei Keane, Tom Chaplin, rilascia il suo terzo album solista, entrando di diritto nella top ten dei dischi migliori del 2022.

Non sono passati nemmeno vent’anni da Hopes And Fears (2004), esordio dei britannici Keane, band appartenente alla seconda ondata del brit pop, il cui suono era caratterizzato dall’assenza delle chitarre. Eppure, sembra passato un secolo. Un po' perché i Keane, pur continuando a fare buona musica, hanno perso un po' del grande appeal che avevano guadagnato quando il fenomeno era all’apice, e un po' perché i componenti della band hanno seguito anche progetti paralleli, che li hanno allontanati periodicamente dalla casa madre.

Il più talentuoso tra i quattro membri è sicuramente il cantante Tom Chaplin, la cui carriera solista, iniziata nel 2016 con la pubblicazione dell’ottimo The Wave, non è mai uscita dall’anonimato della nicchia, tanto che verrebbe da dire che Chaplin è probabilmente uno dei cantanti e interpreti più sottovalutati della sua generazione. Ed è un vero peccato, perché il musicista originario di Battle è un autore sensibile e ispirato, capace di plasmare sublimi melodie pop attraverso una sincerità espressiva unica nel suo genere.

Se The Wave era una potente raccolta di canzoni con cui il songwriter rifletteva a cuore aperto, a volte con dettagli espliciti, sulle sua lotta con la dipendenza, sui conseguenti problemi mentali e le sue turbolente relazioni sentimentali, questo nuovo Midpoint, sotto il profilo dell’intensità e della profondità delle liriche, non è da meno. Si è solo spostato il baricentro della narrazione: dopo essersi messo a nudo e analizzato nel profondo, oggi, Chaplin, che ha compiuto quarantatre anni, si sofferma a riflettere sulla mezza età, lo scorrere del tempo, la nostalgia per il passato e il dolore causato dalla lontananza dagli affetti, unica certezza della sua vita.

Un mood come sempre colloquiale e intimo, che si dipana attraverso tredici canzoni di pop cantautorale, meditabondo, malinconico, aggraziato e dolcissimo. Tra acustica e morbidi inserti di elettronica, Chaplin si racconta nuovamente e con una nuova consapevolezza, esponendo senza filtri dubbi, paure, nevrosi, ma con uno sguardo meno pessimista, che trova forza nella speranza, ed energia nella carica vitale data dagli affetti.

E’ questo il tema cardine del disco, immediatamente sviluppato dalla bellezza volatile dell’opener "All Fall Down", un inizio solo apparentemente di basso profilo, che mostra la straordinaria capacità del cantante di costruire ballate senza tempo. La sua voce si innalza senza sforzo su una semplice melodia accompagnata dal pianoforte e con un cristallino falsetto ricorda all'ascoltatore che "tutti cadiamo giù", ma che vicino a ciascuno c’è chi può rallentare la caduta e mostrare la strada per tornare a casa. Lo sfarfallio celestiale con cui inizia questa canzone prefigura anche ciò che arriverà poi in termini di strumentazione e trame sonore, sempre stratificate, sempre intricate, eppure sempre tanto immediate, da raggiungere il cuore in un lampo.

E’ quasi un miracolo la maestria con cui Chaplin riesce a trasmettere in modo soave messaggi potenti e riflessioni decisive, tenendo sempre l’ascoltatore in bilico sul confine che separa l’estasi dal tormento. E’ il caso, ad esempio, di "Black Hole", una filastrocca che si apre con le risate dei bambini e il canto degli uccelli, e i cui cori estatici avvolgono di dolcezza un brano che parla della vita che inevitabilmente volge al termine, suggerendo di prepararci all’inevitabile, senza paura, perché solo così si può vivere con serenità il tempo che resta. E per dare ulteriore forza a questi pensieri, riesce a incastonare nel finale della canzone, e in perfetta armonia con tutto il resto, un’inaspettata citazione dal "Requiem" di Mozart.

Come sia possibile che un disco di questo livello non se lo sia filato praticamente nessuno, è un mistero. Non c’è uno sbaffo, un virgola fuori posto. E non parlo solo di forma, ma soprattutto di sostanza, di melodia, di canzoni. Tutte belle da spappolare il cuore. Il pianoforte drammatico di "Rise And Fall", che evoca i migliori Radiohead, la tensione magistrale che avviluppa la title track fino a uno struggente finale corale, gli arrangiamenti ariosi e il crescendo in cui si rincorrono pianoforte e chitarra del primo singolo "Gravitational", o il velluto sui cui scorre "New Flowers", in cui Chaplin riflette sulla sua età, cantando di voler fare un passo indietro e vedere crescere nuovi fiori, sono autentiche gemme. E proprio "New Flowers" è uno dei (tanti) momenti toccanti del disco, in cui si riesce a coglie il punto di vista di Chaplin, quello di un uomo che ha vissuto una vita veloce e ora ha imparato a fermarsi, e ad apprezzare ciò che ha lasciato alle spalle e ciò che, oggi, riempie i suoi giorni.

Il disco si chiude con "Overshoot", un brano scarno, asciutto, la strumentazione spoglia all’inverosimile, che mostra la potenza vocale di Chaplin, il cui timbro cristallino raggiunge altezze vertiginose. Chaplin canta come se non ci fosse un minuto in più da vivere, come se tutto dipendesse da quella voce che fa tremare i padiglioni auricolari e l’anima. E inevitabilmente il groppo arriva alla gola e le lacrime inumidiscono gli occhi.

Midpoint è un disco molto meno diretto di The Wave, sia dal punto di vista lirico che strumentale, procede lentamente, si prende il suo tempo, trasuda passione, disegna melodie coloratissime che, però, spingono inevitabilmente verso quel mondo, in cui domina il blu della malinconia. Ogni canzone è coinvolgente e lascia con il cuore gonfio d’amore per un cantante, interprete e cantautore che, purtroppo, solo in pochi avranno la fortuna di ascoltare. Se foste tra i fortunati a voler approfondire, non indugiate oltre: prendetevi del tempo, abbandonatevi al flusso delle emozioni e poi raccontatelo in giro. Che questo è uno dei dischi più belli del 2022.