Ci sono ministri e Ministri. A noi per fortuna interessano di più quelli con la M maiuscola: il nome è impegnativo, mantenersi su certi livelli è sempre difficile, ma la loro energia si rivela spesso contagiosa e d’ispirazione.
Sembrano sempre freschi e nuovi, questi Ministri, quasi quasi non ti accorgi che si trovano alle soglie del ventesimo anno di attività. E visto che da poco hanno pubblicato il loro nuovo album Aurora Popolare, con tanto di allusiva copertina con un sole splendente, ne approfittiamo per andare a sentirli all’Hacienda, nella loro prima data romana.
Come per altre tappe di questa serie di concerti, in apertura troviamo un gruppo emergente, in questo caso gli interessanti The Light Drown. Questo quintetto di Roma propone un solido set nel proprio stile emo-dark wave e insieme a un nutrito e appassionato gruppo di fan s’incarica di scaldare i motori con brani come “Stella”, “Catastrofe” e l’appena uscito “Fabbriche”.
Il tempo di risistemare il palco, ed eccoci pronti per una nuova botta di energia. Arrivano i Ministri e ci travolgono con una doppietta di nuovi pezzi iniziali che esaltano subito i presenti. “Avvicinarsi alle casse” è tirata e vigorosa come da ricetta della casa, mentre la title-track “Aurora popolare” ha tutti gli elementi per diventare un anthem per gli aficionados. Nei testi si riconosce sempre lo sguardo disincantato verso la società di oggi, ma senza nessuna concessione al pessimismo. Per i Ministri si deve lottare anche nei tempi bui, e “Spingere”, come incitano a fare in un brano non a caso riproposto più avanti nei bis.
Corazzati nelle loro caratteristiche redingote con alamari e nappine, Davide “Divi” Auteliano (voce e basso), Federico Dragogna (basso e cori) e Michele Esposito (batteria), coadiuvati sul palco da Marco Ulcigrai (chitarra e cori) incalzano, ricambiati dall’entusiasmo di un pubblico che salterà e ballerà per tutte le due ore del concerto.
“Buuum” è uno dei brani nuovi accolti con maggior entusiasmo. Sorprende quanto i fan siano già a loro agio coi pezzi dell’ultimo album e questo induce la band a ringraziare Roma, e ricordare che è una delle piazze che ha sostenuto la band fin dall’inizio, con un pensiero in particolare per quelle persone che erano presenti al loro primo gig nella capitale, al Traffic, nel 2007. Si alzano alcune mani a segnalare chi c’era quella volta e a segnalare anche la continuità generazionale che vede rappresentate in platea diverse fasce di età.
“La nostra buona stella” e “Comunque” s’incaricano di rinverdire la memoria di pezzi meno recenti, prima di “Piangere al lavoro” e “Squali nella Bibbia”, altre due novità che confermano la buona forma della band anche quando è alla ricerca di strade diverse nel proprio sound consolidato. Il gruppo sul palco non sembra tradire momenti di stanca, men che meno gli scalmanati fan, che devono essere bonariamente richiamati da Divi a contenere gli eccessi. L’interazione tra i membri della band e il loro pubblico è sicuramente uno degli aspetti che colpiscono positivamente, una sorta di gioiosa energia che contagia.
È quello che si manifesta soprattutto in brani come “Tempi bui”, con le sue tragiche constatazioni sul presente, eppure col ritornello più partecipato tra quelli della serata. Il brano fa da congiunzione tra le stagionate “La mia giornata che tace” e “Sabotaggi”.
Suggestivo finale del set principale con “Vestirsi male” cantata da Divi in mezzo al pubblico, che viene invitato a sedersi, col solo accompagnamento della chitarra acustica. Senz’altro un momento di grandissima atmosfera in un concerto così infuocato.
Nel bis, “Diritto al tetto” e “Una palude” riportano alta la tensione, fino all’atto conclusivo, giustamente sancito da “Abituarsi alla fine”.
I Ministri riescono a confermarsi band capace dal vivo di arroventare la platea e coinvolgere un pubblico di fan attenti e partecipi. Oltre al sound, l’abilità di far spaziare il proprio sguardo su prospettive e angolature differenti, dal globale al personale, con una poetica mai banale, è senz’altro la carta vincente del gruppo.
Ecco perché rispetto ai loro pur prestigiosi omonimi, continuiamo a preferire questi Ministri, con la M maiuscola.
Le fotografie della serata, a cura di Gianluca D'Alessandria




