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REVIEWSLE RECENSIONI
01/03/2018
The Perms
Miracle
“Miracle” è un album piacevole, catchy, senza filler, da ascoltare in auto oppure al sabato mattina. I The Perms qui non inventano niente di nuovo e, anzi, non ci provano nemmeno. In fin dei conti, it’s only Power Pop, but we like it. E va bene così.

Senza dubbio, il Power Pop è uno dei generi più affascinanti del Rock. Nel corso degli anni, in molti hanno provato a bilanciare questa particolare reazione chimica altamente instabile che prevede obbligatoriamente chitarre sferraglianti à la Who, arpeggi simil-Byrds e dolci melodie figlie di Beatles e Beach Boys. Misteriosamente, la maggior parte delle band Power Pop non sono riuscite a essere altro che splendide meteore con una manciata di album all’attivo, per cui sono poche quelle che possono vantarsi di aver attraversato indenni quasi tre decenni come hanno fatto i canadesi The Perms, trio di Winnipeg attivo dal 1996 composto dai fratelli Shane e Chad Smith e John Huver.

A leggere le note che accompagnano Miracle, nelle quali si racconta di come l’affetto dimostrato dai fan durante la serie di concerti che la band ha tenuto in Francia e Spagna abbia dato ai tre l’entusiasmo e la spinta giusti per concludere le registrazioni dell’album, si ha la netta sensazione di avere a che fare con un prodotto d’altri tempi realizzato da un gruppo d’altri tempi, per il quale la chimica e il senso di fratellanza tra ogni componente è la cosa più importante e che ogni bella canzone per dirsi davvero completa ha bisogno del vestito sonoro giusto. E la scelta che i The Perms hanno fatto per Miracle è quella di mantenere un sound che all’apparenza fosse molto vicino a quello di un ipotetico concerto, semplice e scarno – chitarre ficcanti, basso rotondo e batteria incalzante – ma in realtà nascondesse sapientemente le tastiere e la discreta dose di elettronica che colorano gran parte delle canzoni. Il risultato è una riuscita miscela senza tempo che riesce a essere pienamente personale e, allo stesso tempo, richiamare di volta in volta gli Weezer e i Cheap Trick, ma anche i Rolling Stones e i Kinks. In un album apparentemente privo di difetti, dove ogni canzone ha una sua precisa identità e i riff e i ritornelli non mancano (“Julie”, “Lose Yourself” e “Now November” su tutte), forse il principale difetto sta nella sua eccessiva brevità – 9 canzoni per 23 minuti fanno di Miracle uno strano ibrido tra un ep e un album –, dato che, giunti a “Gone”, l’ultima traccia, si vorrebbe che il viaggio proseguisse per almeno un altra quindicina di minuti. Ma questo, in fondo, è un peccato veniale, dal momento che si ha comunque a che fare con un lavoro piacevole, catchy, senza filler, da ascoltare in auto oppure al sabato mattina. I The Perms con Miracle non inventano niente di nuovo e, anzi, non ci provano nemmeno. In fin dei conti, it’s only Power Pop, but we like it. E va bene così.