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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
02/08/2021
The Notting Hillbillies
Missing…Presumed Having a Good Time
Classici del blues, country, folk e gospel piacevolmente rivisitati, accanto ad alcune autografe intuizioni, rendono quest’album uno spettacolo. La presenza di Mark Knopfler dà lustro ed esalta tale progetto, tributo ai suoni, alle radici di quella tradizione americana che attinge a piene mani pure da rockabilly, boogie-woogie e bluegrass.

“Viaggiare fa la differenza perché arrivi con occhi nuovamente freschi dopo intervalli considerevoli, e non sei là tutto il tempo. Ciò aiuta a individuare i cambiamenti nei luoghi.”

Le parole di Mark Knopfler sono la perfetta introduzione per la sua escursione, siamo nel 1990, nei Notting Hillbillies1, che gli consente di staccare un poco dai Dire Straits e incunearsi in un progetto di cui avrebbe solo dovuto concepire la produzione, ma diventa inconfutabilmente anche un suo disco, condiviso con gli amici di vecchia data Steve Phillips e Brendan Croker insieme al fedele Guy Fletcher.

Questo viaggio verso altri territori musicali, grazie a differenti compagni d’avventura, gli permetterà di tornare dai partner storici con occhi e idee diverse, pronto a redigere un nuovo capitolo dopo Brothers in Arms, nello stesso tempo sarà anche più consapevole e sicuro delle proprie forze e qualità che lo porteranno alla carriera solista. La sua attività artistica rimarrà incondizionatamente ispirata e illuminata da questa pubblicazione, ricca di soluzioni sonore e profumata di generi musicali che fino ad allora erano solo stati la cornice del quadro Dire Straits, e appariranno copiosamente nelle opere successive.

Già l’iniziale Railroad Worksong fa capire la direzione dell’album, mirabilmente impreziosita dalla pedal steel guitar di Paul Franklin, personaggio che ritroveremo in On Every Street, ultimo step del gruppo britannico, che vedrà la luce nel ’91, e parteciperà a parecchi lavori autografi dell’ideatore di Sultans of Swing. Viene infatti ripreso magistralmente un traditional, che Lead Belly rese popolare con il titolo Take This Hammer, utilizzando un arrangiamento sorprendente (da sottolineare un basso pulsante e un banjo rigenerante), a metà strada tra il blues e il country folk, con sfumature gospel. La voce di Croker, amabilmente accompagnata nei ritornelli da quella di Phillips, è squillante, decisa e fa da trampolino per la lunga coda del brano in cui Knopfler giganteggia, lasciando che il suo distintivo trademark chitarristico perda ogni inibizione, ondeggiando tra tenerezza e sensualità. Da qui si dipaneranno tracce simili solo per impostazione, ma poi gradevolmente ricercate, raffinate, grazie a un’attenta ricostruzione ed elaborazione sonora che renderà unica ognuna di loro.

Ad esempio Bewildered affascina per quell’incedere jazzato che incorpora pure gli stilemi da rock ballad degli anni ‘50, con l’interpretazione di Phillips in grado di ricordare la voce dei crooner più smaliziati. E pensare che la prima versione era addirittura del ’38, tutta swing e ottoni, realizzata dal mitico Tommy Dorsey con la sua orchestra!

Se One Way Gal, incisa da William “Bill” Moore quasi cent’anni fa come blues acustico, stupisce per quell’aggiunta di un tocco tropical caraibico, le più regolari Blues Stay Away From Me e Please Baby non deragliano dai binari country, lasciando solo un timido spazio a cori spiritual, anche se i testi sono molto più profani, descrivono il tormento, la disillusione d’amore di quando si è lasciati.

La rilettura rockabilly di Run Me Down, dal repertorio di Jazz Gillum è deliziosa, furba e accattivante, Weapon of Prayer, invece, cantata all’unisono, fa da contraltare con la sua dolcezza. E’ uno splendido gospel dei Louvin Brothers, Ira e Charlie, che in carriera registrarono anche con Chet Atkins, il re del Nashville sound. Qui il cerchio si chiude ricordando che sempre nel 1990 Knopfler registrerà, proprio con “Mr. Guitar”, Neck and Neck, puro divertimento all’insegna del Rock ‘n’ Roll.

Uno dei motivi che rendono Missing…Presumed Having a Good Time2 un disco originale, privo di noia e, soprattutto, ripetitività, sono le tre tracce nuove, che fanno da collante ai pezzi tradizionali, ma soprattutto brillano per freschezza e abilità compositiva. Your Own Sweet Way, oltre ad essere stato il primo singolo, è un blues moderno di qualità sopraffina, caratterizzato da Hammond, batteria e basso in primo piano fino all’arrivo della magica voce di Knopfler, autore di testo e musica. Le liriche, molto semplici a differenza del solito per “Professor” Mark, enfatizzano la cocciutaggine della persona descritta, che fa sempre tutto, solo e unicamente nel “suo dolce modo”, senza accettare nessun consiglio. Il finale diventa una soffice cavalcata western, in cui pedal steel, chitarra e organo si rincorrono e giocano a nascondino, lasciando l’amaro in bocca solo perché si vorrebbe che questo svago diventasse interminabile.

Steve Phillips, personaggio eclettico tanto da essere conosciuto pure come costruttore di chitarre e pittore paesaggista, mischia le carte con un sofisticato, malinconico, country pop, Will You Miss Me, brioso uptempo ben interpretato sfruttando l’ampia tonalità della sua voce.

Arriva poi il turno di Brendan Croker che, per non essere da meno, si inventa in salsa Tex-Mex un brano folk reminiscente della sua carriera solista, con parole che denotano la ricerca della serenità.

“Show me a place where I don’t have to worry/hurry

And that’s where I belong.”

“Trovami un posto in cui non debba preoccuparmi/affrettarmi ed ecco, quello è il mio luogo”.

Potrebbe sembrare di primo acchito un testo banale e superficiale, ma in realtà rappresenta in sintesi il significato della vita e, forse, del possibile raggiungimento della felicità.

Una felicità che si prova sicuramente per alcuni minuti ascoltando la traccia che chiude il lavoro. Si ritorna a un classico, in questo caso di Charlie Rich, la commovente Feel Like Going Home. Croker è bravissimo a ricreare la potenza canora dell’originale, in cui il piano domina la parte strumentale, poi ci pensa Guy Fletcher con il suo languido organo a emozionare. Il lancinante assolo ricamato dalla Pensa Suhr di Mark Knopfler conclude un album divino che, poco più di trent’anni dopo, mantiene ancora intatta quell’aura magica di eternità palesando la dicotomia con la caducità dell’uomo. La musica, fortunatamente, rimane.

 

1. L’inventiva in questo progetto non manca proprio, a partire dal nome scherzoso scelto dal gruppo, che associa il quartiere londinese di Notting Hill agli Hillbillies, definizione indicante nella lingua americana persone “poco raffinate”. A ciò, per terminare il racconto sull’origine dell’appellativo, va aggiunto il collegamento con l’hillbilly music, categoria musicale che confluisce nell’alternative country. Insomma, un gran bel gioco di parole.

  • 2. Il significato del titolo è una deformazione burlona dell'espressione usata nei bollettini militari: "Missing, presumed dead". Invece di "Scomparso, presumibilmente morto" si ha "Scomparso, presumibilmente si sta divertendo". Rimarrà l’unico album al momento pubblicato, a cui verranno associate parecchie date live, ove parteciperanno anche Marcus Cliffe (basso) e Ed Bicknell (batteria), comunque presenti nel disco, ma non menzionati nelle note di copertina.

 


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