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REVIEWSLE RECENSIONI
02/10/2017
Sheer Mag
Need To Feel Your Love
Need to feel your Love rappresenta, dunque, un buon esordio, in cui i Sheer Mag si muovono, oltre che sulle coordinate musicali precedentemente citate, anche verso territori corroborati da una massiccia dose di funk e dance
di Antonio Abbruzzese

Gli anni 70 hanno rappresentato quello che possiamo definire il periodo d’oro dell’hard rock. Gruppi come Kiss, Thin Lizzy, Black Sabbath, AC/DC, Led Zeppelin, Deep Purple, solo per citarne alcuni, hanno creato veri e propri capolavori del genere. Tina Hallyday, Matt Palmer e Kyle Seely, rispettivamente voce e chitarre degli Sheer Mag (il gruppo di Philadelfia è completato da Hart Seely al basso e Cameron Wisch alla batteria), sono cresciuti con la musica delle band citate e con il decennio seventies nel cuore. Nei loro primi tre EP, questa passione era abbinata a uno stile e a una attitudine punk che avevano attirato l’attenzione del pubblico e della critica. L’esordio degli Sheer Mag sulla lunga distanza, però, ha perso quell’attitudine punk e la potenza fragorosa dei precedenti lavori, pur mantenendo un buon livello di qualità grazie alla voce grintosa di Tina Hallyday e a due chitarre eclettiche i cui riff svariano dall’hard rock più classico a sonorità più contigue alla Motown Records e al Philly sound di fine settanta.

Need to feel your Love rappresenta, dunque, un buon esordio, in cui i Sheer Mag si muovono, oltre che sulle coordinate musicali precedentemente citate, anche verso territori corroborati da una massiccia dose di funk e dance. Una contaminazione che permette alla proposta di essere quanto mai varia, anche se, nel contempo, il suono perde un poco della sua potenza, rimanendo in una sorta di limbo, in stallo tra mainstream e alternative. Per citare due band attuali caratterizzate da voci femminili importanti e passione per i seventies, il disco degli Sheer Mag si colloca a metà strada tra la vena più commerciale degli Alabama Shakes e la purezza dei Bellrays. Non sempre il compromesso funziona e forse una direzione meno mainstream, anche nella produzione, poteva rendere il disco davvero ottimo.

Come detto, il risultato è, comunque, buono, sia quando le chitarre sfornano granitici riff hard rock (Meet Me In The Street, Can’t Play It Cool) o strizzano l’occhio verso sonorità glam (Rank And Files), sia quando si scatenano in groove funky come sucede in Need To Feel your Love - quasi un brano della Motown di fine settanta- in Just Can't Get Enough o Pure Desire, per citare gli episodi più riusciti.

La ruffiana e scontata Suffer Me (il cui video è stato utilizzato per il lancio del disco), che ha le carte in regola per diventare un must per le serate indie dei più giovani, e un episodio sottotono come la scialba Milk and Honey, non modificano di molto un giudizio che nel complesso resta più che positivo.