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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
Neu! (1)
Neu!
1972  (Brain Records)
ELETTRONICA/AMBIENT/EXPERIMENTAL/AVANT-GARDE PROGRESSIVE / KRAUTROCK MASTERPIECES
all RE-LOUDD
16/07/2019
Neu!
Neu! (1)
“Dopo decenni è impossibile sottrarsi al fascino di questa opera infinita che continuerà a ricrearsi dopo ogni ascolto, intatta e virginale. Forse […] essa si modella su pulsazioni segrete del corpo umano o su ritmi ancestrali che, pur dimenticati, continuano a operare in noi. Monumento.” (Vlad Tepes, dal blog Isle Full Of Noises)

Se non avessi già scritto da tempo immemore l’articolo che vi accingete a leggere, mi fermerei qui, perché c’è davvero poco o nulla da aggiungere all’intensità di queste poche righe.

Giusto la collocazione geografica: Düsseldorf, Germania (Ovest); quella temporale: il 1972; e un’esile linea narrativa che prende avvio nel luglio del 1970, quando Ralf Hütter, Florian Schneider, Andreas Hohmann e Klaus Dinger entrano in studio di registrazione assieme al santone dell’avanguardia rock teutonica, Conny Plank, e ne escono tre mesi dopo con quattro lunghi brani sperimentali che pongono le basi per la nascita di uno dei gruppi più importanti e influenti del Novecento: i Kraftwerk. Sostanza instabile fin da subito: Hütter, infatti, se ne va appena ultimate le incisioni e viene rimpiazzato dal chitarrista Michael Rother.  Hütter ritorna dopo pochi mesi e questa volta sono Dinger e Rother ad andarsene decidendo di lavorare insieme a un nuovo progetto che hanno in mente.

Questa, in estrema sintesi, la genesi dei Neu!, nome scelto da Dinger, il quale, da fan di Warhol, crea anche il celebre logo del gruppo in perfetto stile PopArt, “come forma di protesta verso la società dei consumi,” dichiarerà poi, “ma anche verso i nostri ‘colleghi’ della scena krautrock…”.

I due non vanno granché d’accordo (si dice che il primo grosso litigio ebbe luogo proprio a cause del nome), ma l’alchimia musicale si rivela miracolosa e con l’aiuto dell’onnipresente Plank a far non solo da produttore bensì anche da mediatore mettono a tacere i dissapori personali e si chiudono per quattro giorni (dicembre 1971) ai Windrose Dumont Time Studios di Amburgo a dar forma (e oh! che forma!) sonora alle loro discordie e dissonanze.

Tra litigi, cazzeggi, stonate, esperimenti, improvvisazioni e prove con strumenti non convenzionali, i Neu! incidono i sei brani che andranno a comporre il loro primo, eponimo album – su cui si è scritto di tutto e il cui peso specifico è lo stesso di dischi come The Velvet Underground And Nico o In The Court Of The Crimson King. Descriverlo sarebbe un’operazione poco meno che pleonastica nella quale si dovrebbe disquisire per la milionesima volta di proto-punk, di art-rock, di prodromi del lo-fi e del noise, e via di seguito con la rumba degli elogi a perdifiato, degli onanismi alla ricerca del germe seminale di tutto il post-punk a venire, delle influenze “incommensurabili” (dai, scioriniamo le più note: il Bowie “berlinese”, Brian Eno, Public Image Ltd., Ultravox!, Radiohead, eccetera eccetera eccetera…); e, per concludere, dell’importanza “fondamentale” per tutta la musica moderna del cosiddetto motorik, scansione ritmica che definisce i confini del krautrock fino a farsi autoparodia e bla bla bla… Tutto vero, tutto già scritto, tutto arcinoto.

La forza centripeta della musica di Neu! è una spirale di caos preesistente all’ordine delle cose, un vortice di violenza assurdamente divertente, il ghigno autoironico del minimalismo che resuscita il Dada; l’anti-arte o, per meglio dire, il nichilismo artistico. Il suo elemento eversivo non è esplicito ma sommerso sotto strati di (auto)ironia parodistica, pennellato qua e là con tinte vivaci e bizzarre. La sua minaccia è subdola: non colpisce in faccia come il pugno dei Faust, ma si insinua in modo obliquo come un virus contro il quale non esiste cura perché “continuerà a ricrearsi dopo ogni ascolto.”

In questo “ricrearsi” vi è tutta l’essenza di Neu!, percepibile fin dai primi secondi del fade-in di “Hallogallo”, tangibile quando si giunge – confusi, perplessi e shakerati per bene – agli esperimenti vocali della conclusiva “Lieber Honig”, che soffia bacetti a John Cage.

Per promuovere l’album, la Brain (leggendaria etichetta tedesca) organizza un tour, ma Rother e Dinger, che sono già ai ferri corti, non ritengono i Neu! una live band e solamente un terzo dei concerti pianificati viene onorato.

Malgrado tutto, nell’estate del 1972, presso gli studi di Conny Plank a Colonia, i Neu! registrano un nuovo singolo, “Super” (con, sul lato B, “Neuschnee”).

Il mezzo fallimento commerciale di di Neu! (noto anche come Neu! 1) e soprattutto del nuovo singolo (che la Brain, poco convinta del suo potenziale, rifiutò di promuovere) non scoraggia i due: l’anno successivo, infatti, riescono a strappare all’etichetta un risicatissimo budget per un secondo album. Esaurito – invero assai velocemente - il quale, Rother e Dinger si trovano per le mani tre soli brani completi: “Für Immer” (sorta di rivisitazione di “Hallogallo”) e le già note “Super” e “Neuschnee”. Troppo poco per un album. Ma è qui che l’intuizione (geniale?) di Dinger – che proverbialmente fece di necessità virtù e applicò al problema una soluzione pop-art – apre involontariamente nuovi orizzonti: decidono di manipolare e deturpare con innesti rumoristici i nastri dei brani già pronti e completare così quello che sarà Neu! 2.

Che ci crediate o no, questi sono i primissimi esempi di “remix”, usanza che dominerà gli anni Ottanta: versioni accelerate a 78 giri e rallentate a 16 di “Neuschnee” e “Super” vengono re-intitolate posponendo, appunto, 78 o 16 al titolo originale (“Super 16” la si può ascoltare nel film Kill Bill Vol. 1 di Tarantino). Insomma, una sorta di versione tecnologica del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Espediente a buon mercato? Fregatura? Presa per i fondelli? Sì e no. Perché Neu!2 - meno, ehm, bello dell’esordio ma non meno importante - incarna tutte le contraddizioni della band e acuisce alcune incompatibilità croniche, caratteriali e artistiche, che di lì a breve ne decreteranno la fine, nonostante Dinger, poco dopo la pubblicazione del disco, fosse volato a Londra nel vano tentativo di suscitare interesse per la band sfruttando il momento di clamoroso successo in Terra d’Albione, ottenuto grazie a John Peel, dei connazionali Faust e Can. Vi si trattene più del previsto, cosa che permise a Rother di unirsi a Dieter Moebius e Hans-Joachim Roedelius (cioè i Cluster, altra band fondamentale del rock tedesco) nella loro comune di Forst per formare quello che a tutti gli effetti può essere definito il primo supergruppo kraut: gli Harmonia.

Finisce che i due amici/nemici, forti delle esperienze fatte da “separati”, si ritrovano nel dicembre del 1974 nello studio di Plank con l’intento di produrre un terzo album a nome Neu!...


TAGS: krautrock | Neu!