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THE BOOKSTORECARTA CANTA
Neve
Maxence Fermine
1999  (Bompiani)
LIBRI E ALTRE STORIE
all THE BOOKSTORE
01/02/2021
Maxence Fermine
Neve
Neve è il romanzo d’esordio di Maxence Fermine (Albertville, 1968), pubblicato per la prima volta nel 1999. In seguito, è entrato a far parte de “La trilogia dei colori”, che raccoglie le prime tre opere dell’autore: “Neve” (bianco), “Il violino nero” (nero) e “L’apicoltore” (giallo).

Neve racconta la storia di Yuko Akita, che viveva con suo padre - monaco scintoista - nell’isola di Hokkaido, nel Giappone del nord.

Una volta compiuti i 17 anni, ultimata la sua istruzione, era giunto il momento di decidere che mestiere avrebbe voluto fare nella sua vita.

Suo padre era certo che avrebbe scelto, come da tradizione di famiglia, tra religione ed esercito.

Yuko, invece, aveva scoperto di avere due passioni, l’haiku e la neve e aveva capito che il suo desiderio più grande era quello di provare a diventare un poeta.

La delusione di suo padre fu grande, perché riteneva che quello della poesia non fosse un mestiere, ma solo un passatempo. Yuko, però, era più determinato che mai, perché l’unica cosa che voleva davvero era quella di “imparare a guardare il tempo che scorre” e di trasformare il più piccolo e insignificante dettaglio della realtà circostante in poesia, in un haiku: tre versi, 17 sillabe.

“Non abbellire niente. Non parlare. Guardare e scrivere. Con poche parole. Diciassette sillabe. Un haiku.”

Yuko inizia a comporre i suoi haiku, ne scrive settantasette, sono meravigliosi, uno più bello dell’altro. Ma ancora una volta, viene messo davanti a una scelta: guerriero o monaco. Lui, fermo sulla sua decisione e contro il volere del padre, nel gennaio del 1885, decide di intraprendere la carriera di poeta.

“Ogni giorno una nuova poesia, una nuova ispirazione, una nuova pergamena. Ogni giorno un paesaggio diverso, una luce nuova. Ma sempre l’haiku e la neve. Fino al calar della notte.”

La fama di Yuko cresce a dismisura e il suo nome raggiunge terre lontane, al punto che un giorno, uno dei poeti più rinomati della corte dei Meiji, si reca presso il suo villaggio per poter leggere di persona gli haiku di cui aveva tanto sentito parlare.

Ne rimane folgorato, ma al tempo stesso rattristato, perché la poesia di Yuko era priva di colore, “…disperatamente bianca. Quasi invisibile” e monocorde, perché aveva come soggetto sempre e soltanto la neve.

Yuko si vergognò moltissimo, si sentiva indegno e inadeguato, perché a suo dire, la sua arte aveva “deluso” il poeta.

La primavera successiva il poeta della corte dei Meiji fece ritorno, ma questa volta non era solo, lo accompagnava una “giovane donna dalla bellezza abbagliante… aveva la pelle chiara e i capelli neri come la notte. Era la protetta del maestro.”

Quell’incontro si rivelerà determinante per Yuko, perché grazie al suggerimento del poeta, decide di mettersi in viaggio verso il sud del Giappone, per incontrare il maestro Soseki che gli avrebbe insegnato quel poco che gli mancava per raggiungere la perfezione; quel poco che avrebbe fatto anche di lui un maestro, un artista assoluto.

“Fu un viaggio verso il sole del suo cuore” - allo stesso tempo meraviglioso e pieno d’insidie - tra le Alpi innevate.

Yuko sopravvive per miracolo, grazie a ciò che vedrà durante la notte più difficile, pericolosa e strana della sua vita.

Cosa sia, non ve lo voglio svelare, perché a questo punto si entra nel cuore della storia, e in quelli che saranno i risvolti di questo viaggio così unico e speciale. Un viaggio di formazione a tutti gli effetti che farà di Yuko un uomo, innanzitutto.

Un viaggio che lo renderà completo e che gli insegnerà a guardare la vita da più punti di vista, ad aprirsi agli altri e a tutto ciò che ci possono donare.

Yuko imparerà che per tutte le cose c’è un tempo necessario; scoprirà che l’immaginazione è libera, non ha confini e non segue alcuna regola, perché le rane possono essere blu e il cielo giallo; l’immaginazione ci abita dentro, certo, perché parte da noi, dalle nostre esperienze e da quel che conosciamo, ma può proiettarsi all’infinito, e prendere forme sempre nuove e diverse.

Scoprirà che l’amore “è l’arte più difficile. E scrivere, danzare, comporre e dipingere, sono la stessa cosa che amare. Funambolismi. La cosa più difficile è avanzare senza cadere.”

Scoprirà che non esistono certezze e che la vita è fragile e piena di imprevisti; che la paura appartiene a ciascuno di noi in modo diverso e che arriva un momento in cui tutto il caos, pur rimanendo tale, sembra prendere una forma più comprensibile, forse perché siamo noi che ci ostiniamo nel voler dare sempre un senso alle cose e agli eventi; e che alla fine, tutto ciò che ci spetta e ci appartiene, trova sempre il modo di raggiungerci e a quel punto, sta a noi decidere se osare e vivere o se far finta di nulla e limitarci a sopravvivere.

Perché la vita non può mai essere solo una linea retta e questo piccolo romanzo, condensato in 107 pagine di bellezza e candore, ce lo fa scoprire con delicatezza e poesia. Un viaggio nell’anima del suo protagonista ma anche all’interno di quella di ciascuno di noi, e quando arriverete alla fine, credetemi, vi sentirete anche voi allo stesso tempo bianchi e pieni di colore. Leggeri come un fiocco di neve.

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