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REVIEWSLE RECENSIONI
02/08/2017
Nicky Holland
Nobody’s Girl
Nobody’s Girl è una sorta di “best of” dei suoi due album solisti, il già citato Sense And Sensuality e l’eponimo esordio del 1991, e con ogni probabilità il suo prodotto migliore.

Più che a colmare un vuoto discografico ventennale (il suo ultimo album da solista, Sense And Sensuality, risale al 1997), Nobody’s Girl giunge, si spera, a rendere giustizia a una pianista, compositrice e songwriter d’eccellenza che ancora oggi rimane, al grande pubblico, una perfetta sconosciuta. Eppure se vinceste la pigrizia e vi prendeste la briga (dopo aver ascoltato le 13 meravigliose perle pop che compongono questa retrospettiva appena pubblicata dalla Sony) di fare qualche ricerca almeno sul web, scoprireste che la misteriosa signora dell’Hertfordshire, a cui Wikipedia ‘tacci sua non dedica manco una riga, ha un curriculum da far invidia a chiunque bazzichi appena un po’ il variegato e strampalato mondo della pop music.

Tanto per cominciare, voi che ancora vi strappate i capelli e giubilanti inneggiate alla bellezza della vita quando ascoltate The Seeds Of Love (1989) dei Tears For Fears, sappiate che cinque degli otto brani che lo compongono sono da costei co-firmati, e se ciò non fosse bastante vi invito a leggervi le note di copertina di Waiting (1983) dei Fun Boy Three o a riascoltarvi “Jennifer She Said”, tratta da Mainstream (1987), ultimo album in studio di Lloyd Cole & The Commotions, facendo particolare attenzione al fichissimo arrangiamento d’archi. Volete altri nomi con cui ha collaborato? Ryuichi Sakamoto e David Byrne. Se poi facciamo un saltino indietro nel tempo (1981) la possiamo ammirare con le Ravishing Beauties, female trio post-punk poppeggiante che apriva spesso e volentieri i concerti dei Teardrop Explodes di Julian Cope.

E adesso basta chiacchiere: prendete “Hat Full Of Stars”, ballata scardinacuori portata al successo da Cyndi Lauper nel 1993, ascoltate la versione della Holland (che ne è l’autrice) qui contenuta e se non riuscite a provare neanche un minimo sussulto di commozione significa che avete la sensibilità di un fan dei Vomitory o che vi serve un otorinolaringoiatra (parola la cui pronuncia suona più o meno come una “canzone” dei Vomitory).

Nobody’s Girl è una sorta di “best of” dei suoi due album solisti, il già citato Sense And Sensuality e l’eponimo esordio del 1991, e con ogni probabilità il suo prodotto migliore. Le canzoni sono state tutte remixate con l’aiuto di Derek Nakamoto e alcune anche “ritoccate” senza tuttavia snaturarne l’essenza e, anzi, esaltando talune sfumature che fanno meglio apprezzare quanto l’assoluta bellezza di queste canzoni sia elegantemente fuori dal tempo. E che gli dèi abbiano pietà di chi non si scioglie in lacrime ascoltando “Dear Ingrid” o di chi non s’accende di voluttà sulle carezze di “Face Of The Moon”.

Compratelo e basta.