Edoardo Leo è ormai già da qualche anno uno dei nomi che contano per quel che riguarda la commedia italiana di oggi. Questo Noi e la Giulia arriva a stretto giro dopo l'ottimo successo ottenuto da Smetto quando voglio di Sydney Sibilia e del quale Leo era il protagonista principale (c'era anche Fresi), in una certa misura ne riprende alcune caratteristiche utili per narrare ancora una volta i tempi correnti, toccando in maniera lieve (forse anche risaputa) i temi che ormai sono al centro del dibattito quotidiano: lavoro, precarietà, realizzazione, e anche criminalità e malcostume. E poi ci sono i sogni, sempre attuali quelli, a ogni latitudine e buoni per ogni ora, come dice Argentero nel film (o meglio il suo personaggio), se all'età di vent'anni questi vedevano come immancabile protagonista il più classico dei chiringuito buttato su una qualsiasi spiaggia tropicale, per una generazione di ormai quarantenni e più il sogno si è tramutato in un meno esotico agriturismo fuori città, lontano dallo stress, dalle incombenze del capitale, dal successo a tutti i costi, una fuga da una società pronta a sfruttarti e a distruggerti l'esistenza annegandola in una mancanza di senso e in un mare di infelicità. E così, agriturismo, come fosse la soluzione a tutti i mali...
Diego (Luca Argentero) vende auto, ha ormai perso ogni interesse nel suo lavoro e non ha più nessuna empatia (o costernazione) per gli eventuali imprevisti che accadono ai suoi clienti alto spendenti. Viene con frequenza accusato dal padre morente (Mattia Sbraglia) di essere un uomo senza palle, di nascosto ogni tanto apre un depliant di casolari in vendita. Claudio (Stefano Fresi) è riuscito nel giro di cinque anni a far fallire l'attività secolare della famiglia della moglie la quale non ci mette molto a chiedere il divorzio e a soppiantare il marito in favore di un più giovane compagno. Fausto (Edoardo Leo) è un coatto razzista che vende orologi scadenti tramite televendite in una rete privata, un maneggione sempre a corto di soldi con creditori al seguito molto decisi, vedi Sergio ad esempio (Claudio Amendola).
I tre uomini si ritrovano casualmente a un appuntamento con un agente immobiliare che per risparmiare sui tempi organizza visite multiple a questo casolare fuori mano. Il prezzo indicato sul depliant è però errato e la cifra che ognuno dei tre protagonisti pensava di spendere lievita di almeno 100.000 euro, un altro sogno infranto è alle porte. Messi un po' alle strette, soprattutto Fausto, i tre decidono di dividere le spese e rilevare insieme questo casolare nel quale aprire il loro agriturismo. Purtroppo ci sono i lavori da fare, i permessi da chiedere, e per Fausto i debiti da ripianare con Sergio che diverrà così il quarto socio, l'unico a capirci davvero qualcosa di come si fanno i lavori e di come si risolvono i problemi pratici. Nostalgico del comunismo, difensore dei diritti dei lavoratori, rude e diretto, sarà proprio Sergio a mettere ko Vito (Carlo Buccirosso) quando si presenterà al casolare, uomo di camorra venuto a chiedere il pizzo a bordo di una vecchia Giulia 1300.
Commedia abbastanza divertente dove la risata però non parte mai liberatoria, diciamo che si sorride, ci sono diverse situazioni ben costruite, alcune buone trovate e dei buoni personaggi, il Vito di Buccirosso su tutti, grazie a una caratura decisamente più elevata rispetto agli altri dell'attore che lo interpreta, e anche quello di Elisa, che subentra a trama avviata, interpretata dalla brava Anna Foglietta e che ben presto diventa un po' l'anima candida di questo gruppo di uomini che la società ha bollato come falliti.
Il leit motiv del dare campo libero ai propri sogni è forse fin troppo invadente sottolineato in maniera non necessaria non solo dalle azioni dei protagonisti ma anche dalla voce over di Diego, al quale tra l'altro viene affibbiato un accento piemontese fastidioso che non è proprio di Argentero (nonostante l'attore piemontese lo sia davvero) e che francamente non era necessario, sotto tono la prestazione di Leo che in questo caso sembra meno convincente di Amendola o del pavido Fresi, decisamente più in palla.
Nonostante lo sviluppo sia canonico è innegabile come Noi e la Giulia tocchi i tasti giusti e indovini diverse sequenze, niente di davvero memorabile ma rimane il fatto che per la commedia leggera, soprattutto se corale, i nomi capaci di creare qualcosa di buono in effetti oggi li abbiamo, ci sarebbe ora magari da osare qualcosa di più, da trovare formule nuove...