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REVIEWSLE RECENSIONI
Nuova Era Oscura Vol.2
C+C=Maxigross
2025  (Dischi Sotterranei)
EXPERIMENTAL/AVANT-GARDE
8,5/10
all REVIEWS
07/11/2025
C+C=Maxigross
Nuova Era Oscura Vol.2
Dopo sette mesi dall’uscita del Vol. 1, il collettivo veronese rilascia la seconda parte dell’opera, illuminata da spiritualità sincera, anima pacifica e raggi di sole-luna multicolore per un arcobaleno di speranza ancestrale.

Carlo Zinelli a ventitré anni parte nel 1939 come volontario per combattere nella guerra civile spagnola. Dopo due anni la guerra lo consegna alla schizofrenia e a un rimpatrio turbolento, diretto al manicomio (quello degli anni ‘40) durissimo e devastante, come e peggio della guerra. Fortuna vuole che nella seconda metà degli anni ‘50 un illuminato programma di arte terapia occupazionale lo tiri fuori dall’inespressività rendendolo un apprezzato pittore. E’ da questi disegni, incubi chiaroscuri, a volte colorati in un melange acido di tinte forti, che il collettivo C+C parte per rappresentare visivamente ciò che sente con le note, nei due volumi pubblicati.

Nati come trio nel 2008, i C+C attraversano varie fasi artistiche e umane. Svezzati in una stanza-rifugio nei pressi dei Monti Lessini, nel Veronese, a Vaggimal, che suona tanto Luminal, non tanto per il romanzo di fine anni ‘90 di Isabella Santacroce, quanto per la sostanza farmacologica. Ritiro artistico-spirituale in montagna per accendere la miccia della creatività in anni difficili, mai come quelli attuali, per poi atterrare in città, a Veronetta, o meglio la rive gauche, in una dimora del 1100, in città ma fuori dal caos. Dentro/fuori, partito/tornato, uno stile di vita e di pensiero di questo amato collettivo.

Tega, Dischi Tega, Studio Tega, Tega Totale, MaxiTega, in ogni album dei C+C c’è una canzone che si intitola così. "Tega 4" è quello presente in quest’ultimo lavoro: il brano al quale il collettivo afferma di essere più legato, la sintesi dell’essere e tanto altro, ma il Tega (mino), il cammino della Tega, è fluido, acquatico, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare (citando Lucio Dalla). Insomma, per comprendere la Tega fino in fondo dovete andare a sentirli dal vivo e farvi toccare l’anima con la piuma della rivelazione, mai del tutto svelata, ma ognuno sa, in cuor suo.

 

Sono 14 le tracce del Volume 2 e sentirle in loop rende bene la circolarità del lavoro musicale, che sorprende per varietà di stili, volumi e attacchi dei vari pezzi.

"Mullettone": intro musicale, le ansie notturne in un bosco solitario, una nuova coscienza per riappropriarsi delle sensazioni più sincere, la natura è il tutto e noi siamo Gestaltianamente solo una parte del tutto.

"Ferroviere Solitario": una traccia musicalmente leggera ma con tanto significato. Prendere un treno che ci porti via, verso una nuova strada, verso una trasformazione per affrontare la realtà sotto un’altra luce.

"Ora tu non vedi": uno dei brani più trascinanti dell’album, accende nei testi la ribellione contro la  pressione mediatica violenta che subiamo tutti i giorni. Vedere oltre il proprio naso, sfidando la cortina di nebbia che confonde la nostra quotidianità. Personalmente credo sarebbe stata perfetta come primo singolo.

"Partito/Tornato": il solito dilemma se mettere radici o essere un girovago randagio, in mezzo ci si perde in un mare dalle onde incerte e imprevedibili. Bell’arrangiamento di fiati.

"Ragazzo Allucinato": struggente ballad su quando i troppi pensieri ci sovrastano e non sappiamo più quanto cuore e quanta mente ci occorrono per stare bene. “Rullo di tamburi” cantato come "Strawberry Fields Forever". Tanto love!

"La caduta del cielo": la fine del cielo in una surreale fine del mondo, dove qualcosa di animale divora tutto e il cielo cade giù, cade giù, cade giù…

"Spada Lampo": una canzone che ti sorprende come se stessi ascoltando Spotify con la pubblicità, è uno stacco repentino, un lampo: attento alla spada, che può ferirti! A volte i pensieri intrecciano trame fitte e cerchiamo un po’ di respiro liberandocene, purificandoci. 

"Mc Bucla": la vita di trincea, la veglia, l’orrore infinito e la voglia di sparire nel sonno per cancellare tutto. C’è voglia di pace in un mondo in guerra perenne.

"Bruciato": suono senza parole, dovete eventualmente aggiungerle voi lettori. Sarebbe meglio però lasciarsi andare alle sensazioni del suono, dove le parole non arrivano così a fondo.

"Bye Bye Bambino": ritrovare il bambino perduto, quando si è persi da adulti, e si perde tempo e si beve vino e poi in fondo quel bambino non c’è più, il tempo lo ha svuotato e tocca farsene una ragione, forse.

"Lupi Arditi": liberatoria, esaltante, si esce come lupi affamati di aria e libertà, a correre senza freni, finché ce n’è. Un inno da urlare, preferibilmente correndo a piedi nudi e non solo quelli, su un prato morbido e verde. In alternativa, in macchina lungo un tratto di autostrada tedesco senza limiti di velocità. Basta solo sapersi fermare in tempo.

"Tega N° 4": appunti su matrici neurali e coro di sinapsi elevate.

"Squagliato": una canzone di grande speranza, non tutto è perduto, c’è sempre luce, anche nel pozzo più nero. Una traccia in slow motion che vi catturerà per le bellissime parole.

"Coro finale": un “panta rei” esistenziale e sovrannaturale, come il sorgere ed il tramontare della luna.

 

E niente, riparte l’ascolto, perché di questo disco non ti stanchi mai, lo ascolti venti volte di fila e non ne hai abbastanza… che Tega!