Colonna sonora per il duello finale nello psycho-western di un Morricone in acido, che si fuma quel che resta del mezzo chilum di Clint Eastwood per poi sparire a zonzo per il Big Sur in un mezzogiorno di ganja. Con lui, un mucchio selvaggio di rifugiati dalle guerriglie free jazz e quel che resta di una marching band persa negli slum di Timbuctù.
Sono davvero bizzarre le scene nella miniera d’oro, al riparo da ogni facile fruibilità, da ogni forma canzone, da ogni geo-localizzazione plausibile. La carta d'identità dice Portland, Oregon. Dietro al nome “Abronia” (da un genere di lucertole tropicali), un sestetto sperimentale con tripla chitarra, sax tenore e grancassa che batte un 1/1 da galea ai tempi di Cleopatra.
Ma la concezione armonica è robusta, pur se frammentata come in un caleidoscopio attraverso i 5 lunghi brani ampiamente strumentali: ci stanno dentro i Quicksilver di Calvary e i Kaleidoscope, come i più attuali ed eclettici Barr Brothers ed i Rhyton, con la loro peculiare idea di “world music” urbana e fradicia di acido; il sublime folk pagano dei Galley Beggar; poi la Baia più cacofonica, il post rock senza facile autocommiserazioni. Dosi massicce di kraut desertico per popoli nomadi tra il sahel e le onde di sabbia della Namibia, in cui corni d'osso chiamano a cacce antiche ed esortano all'estasi sacra le sacerdotesse veggenti di Glass Butte Retribution, rito che si compie nel tempio del fuzz, dove con distaccata aura sacrale, si stacca il biglietto per l’orbita definitiva. Si conclude come una Incredible String Band che risuona al contrario tutto il primo album dei Velvet: ma ormai ne avrete abbastanza, no?
Un puro trip da ascoltare meglio se orizzontali, per quello che potrebbe essere davvero uno degli esordi più meravigliosamente mimetizzati dell'anno passato, ideale controparte acustica e rurale allo sfolgorante esordio di altri sperimentatori folli come gli Ex-Eye.
Eccessivo magari, ieratico più che ritmico, psicotropico, coraggioso, pur se di questi tempi si è già ascoltato di tutto, con un orgoglioso piglio “DIY” che non compromette una produzione sopra la media per questo genere di estremismi.