Cerca

logo
REVIEWSLE RECENSIONI
11/06/2025
Samantha Fish
Paper Doll
Un disco energico, graffiante, divertente, che eleva Samantha Fish nell'aristocrazia dei chitarristi/e più rilevanti della sua generazione.

Vera e propria forza della natura (date un’occhiata a qualche sue performance dal vivo) disco dopo disco, Samantha Fish si è ritagliata un posto di rilievo tra le chitarriste più rilevanti della sua generazione. Con un repertorio che spazia tra blues e rock, roots e pop, e una reputazione, come accennato, da animale da palcoscenico, la trentaseienne musicista originaria di Kansas City ha costantemente spinto un pochino più in là i limiti del genere. Dopo una nomination ai Grammy nel 2023 per la sua collaborazione con Jesse Dayton (Death Wish Blues) e la condivisione del palco con i Rolling Stones nel 2024, arriva Paper Doll, il suo ultimo e tredicesimo album in studio, composto da nove tracce ricche di un fascino elettrico e grezzo.

Registrato con la sua band in tour tra un concerto e l'altro, incluso un periodo con il festival S.E.R.P.E.N.T. di Slash, Paper Doll dà vita a nove brani infuocati ed emotivamente carichi, con un mix di energia da arena rock, corposità blues e soul melodico. Prodotto da Bobby Harlow (che ha anche messo mano a Chills & Fever del 2017), l'album sembra il culmine di tutto ciò che la Fish ha perfezionato nel corso degli anni: un suono di chitarra possente, voce abrasiva e un talento compositivo in continua evoluzione.

 

L'album si apre con "I'm Done Runnin’", una grintosa dichiarazione d'intenti blues rock trainata da una slide tagliente e da una sezione ritmica incisiva che spinge il brano a rotta di collo. La voce di Fish ha un tocco di grintosa spavalderia, e c'è un elemento di grandiosità hard rock che eleva il tutto e lo rende un'apertura eccezionale.

La successiva "Can Ya Handle The Heat?" alza ulteriormente la temperatura con un groove sinuoso e riff graffianti, per esplodere in un assolo che sfrigola come pancetta in padella. È giocosa ma tagliente, e si presta come contrappunto al territorio più oscuro esplorato da "Fortune Teller", in cui un riff meditabondo, un retrogusto hendrixiano e una voce sommessa preparano la scena prima che tutto esploda in un ritornello oscuro e travolgente, e scatti rapidissimo in un bridge frenetico e urticante. 

La title track è un altro grande momento, un mid-tempo inquieto con un ritmo martellante e una delle migliori performance vocali di Fish sull'album. La bomba esplode con "Rusty Razor" (suonata in duetto con Mick Collins, corsaro garage punk della scena di Detroit), una rasoiata garage blues con ammiccamenti pop, spinta da un’energia contagiosa impossibile da ignorare.

Sul versante più riflessivo, la magnifica "Sweet Southern Sounds" si apre con caldi toni d'organo e si sviluppa lentamente, innalzandosi gradualmente verso un climax frenetico. A tratti spinge più verso sonorità soul pop che verso il blues, ma l'incalzante lavoro solista la mantiene ancorata alle radici blues-rock della Fish.

 

A prescindere dalle canzoni, ciò che esalta la musica contenuta in Paper Doll è la produzione equilibrata (il citato Bobby Harlow): c'è una nitidezza e una pulizia nel mix che lasciano respirare ogni elemento, i suoni di chitarra di Fish sono ricchi e organici, mentre batteria e tastiere penetrano con incisività e chiarezza. È raffinato senza suonare sterile, e fa risaltare l'alchimia di una band superlativa. Basta ascoltare il conclusivo omaggio a Neil Young, riletto attraverso la sua "Don’t let It Bring You Down", per comprendere come la pulizia dei suoni riesca a trasmettere la passione e la tracimante espressività con cui la Fish affronta un super classico (mamma mia, che assolo!).

Fish è sempre stata una chitarrista formidabile, ma qui suona più sicura di sé e creativamente più aperta che mai. I brani proposti non sono solo trampolini di lancio per il suo impressionante stile chitarristico, ma servono, soprattutto per emozionare l’ascoltatore. Perché, nel suo complesso, Paper Doll è un disco audace, divertente, dinamico e guidato da una personalità artistica in stato di grazia. Si ha la sensazione che la Fish e la sua band si siano divertiti un mondo a realizzarlo, e questa sensazione è contagiosa. I brani sono orecchiabili, incisivi e pieni di energia, rendendo Paper Doll il tipo di disco che vorrete continuare ad ascoltare senza sosta.