“Bill Callahan sotto l'effetto di funghi allucinogeni” (The Line of Best Fit)
“Tuplin appartiene alla stirpe dei grandi drammaturghi come i Tindersticks e i The National” (Uncut Magazine)
Jeremy Tuplin, uno dei nomi più in vista della scena indipendente inglese, è arrivato al quinto album solista. Il nuovo disco arriva a due anni di distanza dall’ottimo Orville’s Discoteque ed è stato annunciato durante l’estate con la condivisione del primo singolo "Pigeon Song".
Lo stile di Tuplin richiama alla mente Bill Callahan, i The National e Father John Misty, senza dimenticare la poetivca vintage senza tempo di Dan Bejar e del progetto Destroyer.
L’artista del Somerset è da sempre innamorato dell’Italia, paese in cui torna di continuo per i suoi concerti. Proprio in Italia Jeremy Tuplin ha provato dal vivo i brani del nuovo album durante il suo tour di Maggio 2025.
Planet Heaven è nato senza un concetto specifico: Tuplin ha lasciato che le sue idee prendessero forma, scrivendo in modo più diretto e personale rispetto a quanto fatto sui dischi precedenti e allontanandosi dalla narrazione basata sui personaggi. Man mano che il disco prendeva forma, sono emersi silenziosamente due temi: la natura fugace ed effimera di tutte le cose e la bellezza celestiale del pianeta Terra.
“Mi piace pensare che ci sia una sorta di morbida ribellione in queste canzoni – racconta Jeremy Tuplin - e a volte una voce tranquilla e sobria, sullo sfondo del rumore, può essere in qualche modo più potente”. A modo suo sovversivo, l'album celebra il mondo naturale, agendo come una tranquilla ribellione contro la distruzione e la malvagità, cercando al contempo di capire cosa significhi esistere come semplice essere umano in tutto questo.
Il nuovo album è stato registrato in gran parte a casa utilizzando una configurazione modesta: Logic Pro, alcuni microfoni decenti, sintetizzatori, una chitarra acustica ed elettrica. La maggior parte delle parti vocali sono state registrate nello studio casalingo dell'amico di Tuplin, Jon Hess, mentre i contributi al violino (Maris Peterlevics), alla batteria (Angus McIntyre), al basso (Miles Hobbs) e alla chitarra solista (Samuel Nicholson) sono stati registrati nelle rispettive case dei musicisti.
L'album vede anche la partecipazione di una serie di voci familiari, tra cui: Kerry Devine, heka, Dominic Silvani, Dana Gavanski e Adrian Crowley. È la prima incursione di Tuplin nella registrazione completamente DIY.
"C'è un'intimità in queste canzoni che mi ha fatto pensare che un approccio ermetico e rudimentale alla registrazione fosse il modo migliore per rimanere fedele a me stesso. Per mantenere l'atmosfera low-fidelity, sono stati lasciati molti rumori estranei, come scricchiolii di sedie o rumori provenienti dalla strada".
Il paesaggio sonoro è ulteriormente arricchito da registrazioni sul campo (uccelli, onde dell'oceano, pioggia) catturate semplicemente con il telefono di Tuplin e intrecciate per amplificare il legame dell'album con il mondo naturale.
Tracklist
1. Old House & The Waves
2. Passing Through The Western Lagoon
3. Late To The Party
4. Pigeon Song feat. Kerry Devine
5. angelsad feat. heka
6. Black Out {interlude}
7. Transformer feat. Dominic Silvani
8. The Planets Temporary
9. Stranger In The Garden feat. Dana Gavanski
10. Moon Song
11. A Cosmic Joke feat. Adrian Crowley
Info Jeremy Tuplin:
https://www.jeremytuplin.com/
https://www.instagram.com/jeremytuplin/
https://linktr.ee/jeremytuplin