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MAKING MOVIESAL CINEMA
Polar
Jonas Åkerlund
2019  (Netflix)
NOIR COMMEDIA
6/10
all MAKING MOVIES
09/05/2024
Jonas Åkerlund
Polar
Con un occhio al crime postmoderno, il regista svedese Jonas Åkerlund traspone il fumetto dello spagnolo Victor Santos indovinando il volto imperscrutabile di Mads Mikkelsen, ma pasticciando un poco con tutto il resto.

Polar nasce come fumetto pubblicato sul web; ideato dallo spagnolo Victor Santos, il personaggio del killer a pagamento Duncan Vizla, detto il "Black Kaiser", sarà poi protagonista di diverse storie noir in origine pensate prive di testo e dialoghi, una narrazione per sole immagini capaci di bastare a se stesse, realizzate con uno stile essenziale in bianco e nero con spruzzate di arancio come unico segno di colore. Il lavoro compiuto da Santos è stato accostato per diversi aspetti a quello imbastito da Frank Miller per il suo Sin City, una delle opere imperdibili per chi ama il fumetto "moderno", ma oltre a questo lo stesso autore cita tra i suoi riferimenti anche il Nick Fury, agent of S.H.I.E.L.D. di Jim Steranko, notevolissima opera dai remoti anni '60 di casa Marvel.

È di questo materiale di base che si appropria il regista svedese Jonas Åkerlund, più noto come direttore di video musicali che non come regista cinematografico (Metallica, Madonna, Jamiroquai, Iggy Pop, The Smashing Pumpkins, U2, Coldplay, Lady Gaga, Rammstein e molti altri, tutti nomi di primissimo piano dello stardom musicale). La trasposizione di Åkerlund non rispetta lo stile scelto per la sua narrazione da Victor Santos ma carica invece il "suo" Polar di colori saturissimi e sparati, ultraviolenza pop e postmoderna aderendo a una filosofia dell'eccesso che può divertire, ma non è poi così scontato che possa pagare in toto, in fondo il Duncan Vizla col volto di Mads Mikkelsen potrebbe ben prestarsi a qualcosa di molto più serio e cupo.

 

L'eccentrico e pasciuto Blut (Matt Lucas) gestisce un'agenzia di killer professionisti tra i quali spicca per capacità il silenzioso e impeccabile Duncan Vizla (Mads Mikkelsen) conosciuto come il Black Kaiser, l'uomo di punta tra quelli sul libro paga di Blut. L'agenzia però ha una regola, arrivati ai 50 anni i suoi killer vengono sottoposti a pensionamento forzato, una liquidazione faraonica e una messa a riposo che mette l'agenzia a riparo da eventuali cali di prestazione dovuti all'età in avanzamento.

L'agenzia però è in un momento di crisi economica, ricoperto dai debiti Blut pensa di poter risparmiare molto denaro sulle pensioni dei suoi ex dipendenti togliendoli di mezzo; organizza così un'ultima e finta missione per il suo Black Kaiser con l'unico scopo di attirarlo in trappola ed eliminarlo.

Nel frattempo Vizla si ritira in una località sperduta in montagna dove conosce la sua nuova vicina di casa, una donna che sembra aver paura anche della sua ombra, la Camille interpretata da Vanessa Hudgens. Ovviamente Vizla non cadrà nella trappola ordita dall'agenzia e così Blunt, tramite l'intermediaria Vivian (Katheryn Winnick), manderà una squadra di killer spietati e dementi alla ricerca del suo ex numero uno, ne conseguiranno carneficine e torture a profusione.

 

Per questa trasposizione Jonas Åkerlund gioca su forma e superficie più che con la narrazione e lo sviluppo dei personaggi; nonostante la scelta di puntare su un'iperviolenza esibita e onnipresente che tocca vette di kitsch probabilmente ricercate ad arte dallo stesso regista e su un'approccio visivo dai toni accesi spesso sopra le righe, Polar non parte poi neanche male e trova in Mikkelsen il volto perfetto da cucire sulla figura di un killer infallibile.

Purtroppo il film si accascia presto sul risaputo e sul prevedibile, perdendo via via d'interesse anche a causa di un reiterarsi di violenza e uccisioni che ben presto diventano il classico troppo che stroppia. Nel complesso il film, pur senza lasciare particolari tracce di sé, può anche rivelarsi una visione divertente per poi perdersi nella medietà anonima del catalogo Netflix che un po' ci ha abituati al consumo di questi prodotti usa e getta.

È indubbio che Åkerlund almeno sotto il punto di vista tecnico il mestiere lo padroneggi, oggi è forse un po' poco guardare unicamente al post-moderno soprattutto nel genere crime dove, senza voler per forza scomodare Tarantino, abbiamo visto cose decisamente migliori, il primo Guy Ritchie ad esempio (impagabile) ma anche opere minori e meno conosciute ma meglio riuscite, al brucio mi viene in mente ad esempio In ordine di sparizione di Petter Moland, giusto per rimanere tra la neve e sui registi scandinavi.

Detto questo comunque Polar una sufficienza la strappa, ci sono ingenuità narrative, sesso gratuito e abbastanza fuori contesto, ma anche passaggi divertenti e un ritmo discreto, quindi si può fare. Queste due ore però le si possono anche impiegare con qualcosa meglio.