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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
29/09/2025
Caetano Veloso
Prenda Minha
Registrato live a Rio de Janeiro nel settembre 1998, Prenda Minha è un incontro-scontro tra due mondi. Con la macchina del tempo di Re-Loudd andiamo a scoprire il perché.

Gli anni Novanta sono stati prolifici per Caetano Veloso, indiscusso maestro del tropicalismo insieme all'altrettanto celebre Gilberto Gil. Solo analizzando le sue pubblicazioni dal vivo sono ben tre i dischi sfornati nella decade dall'artista brasiliano: Circulado Vivo, che tra l'altro ne ha accompagnato l'irresistibile ascesa italiana, Fina Estampa ao Vivo (1995), sequel del fortunato lavoro dedicato al repertorio ispanoamericano, per arrivare, a chiusura del trittico, al multicolore Prenda Minha, inciso al Metropolitan di Rio in un'atmosfera “caliente” per merito di una band e di un pubblico fenomenali.

Lo spiazzante, rivoluzionario e pluripremiato Livro vede la luce in quell'epoca, ma il buon Caetano non ne è particolarmente influenzato nella stesura della scaletta (sono presenti solo un paio di pezzi, “Onde o Rio é Mais Baiano” e “Nao Enche”) che prevede la lettura di un passo del suo saggio Verdade Tropical prima del siparietto acustico per voce e chitarra (su tutte una super applaudita, dolcissima “Sozinho”), e riserva una parte finale del disco improntato decisamente all'insegna del Carnevale.

In realtà Prenda Minha è uno scontro tra due mondi. Da un lato, i raffinati arrangiamenti alla Gil Evans e Miles Davis, che rimandano ai capolavori del cool jazz; dall'altro, i ritmi violenti e quasi tribali. Da una parte l'orchestra con fiati e violoncello guidata dal fido Jaques Morelenbaum, dall'altra le percussioni e la musica di strada.

 

L'album si apre con un'epica versione di “Jorge de Capadocia”, di Jeorge BenJor, l’autore della celebre “Mas que nada”, prosegue con la breve tuttavia intensa title track, scivola sulla bossa nova elegante di Tom Jobim con “Meditacao”, per poi riprendere con un meraviglioso classico di Caetano, “Terra”, otto minuti di rara bellezza, molto vicino per accostamenti sonori alle ariosità del grande Nino Rota.

Tra le vette dell'opera si ergono una coppia di brani allora mai eseguiti dall'artista brasiliano: Mel”, giocosa ma profonda, composta per la sorella Maria Bethania, da lei incisa nel 1981, e la solare, a tratti funkeggiante, “Na Linha do Equador”, nata dalla collaborazione con Djavan.

Non deludono le riletture delle composizioni del già citato amico Gil, “Bem Devagar” e “Drao”, mentre sorprendono “Eclipse Oculto” (incisa originariamente nel 1983) e “Odara”, trasformate in groove trascinanti. E quando il ritmo si abbassa, come capita in “Saudosismo” e “Carolina”, non a caso nel songbook di fine anni Sessanta, l’atmosfera fascinosa rimane intatta, come in “Esse Cara”, dal repertorio del 1972, che ritorna triste, jazzata, grazie a una spolverata di ottoni e un tocco di violoncello.

 

In conclusione, Prenda Minha, a quasi trent'anni dalla sua uscita, risplende ancora in tutto il suo vigore, dai ritmi ribollenti di “A Luz de Tieta” all'esplosione carnevalesca di "Atras da Verde-e-Rosa So Nao Vai Quem Ja Morreu" e “Vida Boa”, mostrando un Caetano Veloso in eccellente forma, mai pago dei suoi successi e delle sue formule, incapace di adagiarsi sugli allori, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, come costantemente fatto in tutta la sua carriera. Una carriera sensazionale, ricca di esperimenti e contaminazioni, frutto di scelte difficili ma appaganti, ove tradizione e consuetudine sono spesso andate a braccetto con la musica popolare contemporanea, tra bossa nova e sonorità tropicaliste, poesia e sottigliezze jazzistiche.

L’allegria e la sofferenza della vita di Bahia, la cosiddetta saudade, i tormenti dell’esilio e la sopraggiunta maturità affiorano nelle note di un uomo coraggioso, fortemente impegnato nella solidarietà e nel sostegno delle attività culturali e sociale senza mai piegarsi al pensiero dominante e alle polarizzazioni del mondo odierno.