Generalmente le musiche brasiliane di cui un italiano medio viene a conoscenza nella propria vita sono proprio quelle dei trenini, ed è un vero peccato, perché il panorama musicale do pais tropical è molto vario, spazia dai generi per cui è più conosciuto, ovvero samba, bossa nova, batucada, per arrivare fino al metallo pesante; vi ricordate dei Sepultura ?
Se è pur vero che gli artisti che inventarono la bossa nova, come Jobim e Chico Buarque oppure i fautori del movimento tropicalista come Caetano Veloso, Gilberto Gil, Gal Costa e Tom Zé fino ad arrivare a Milton Nascimento e agli Azymuth, e ai meno conosciuti Marcos Valle e Arthur Verocai siano ormai quasi materia per gli storici, il panorama musicale brasiliano ancora oggi ha delle frecce nella faretra pronte per essere scagliate nelle orecchie di chi mantiene la curiosità di ampliare il proprio percorso di ascoltatore.
Prova ne è il terzo album solista di Kassin, “Relax”, personaggio centrale dello scenario musicale del Brasile, produttore, songwriter, tastierista, amico fraterno del figlio di Caetano Veloso, Moreno, che insieme a Domenico Lancellotti sono i suoi sodali nel progetto +2, nonché fondatore dell’Orchestra Imperial, un ensemble di musicisti che fanno del groove la sua fede. Prima di posizionare la puntina sul vinile, posso dirvi che “Relax” è uno dei più bei dischi usciti nel 2018 e sicuramente uno dei migliori da diversi anni a questa parte di musica brasiliana. Il 44enne Kassin arriva da un divorzio che a sentire dalle canzoni presenti nell’album lo ha devastato a puntino, e questo nonostante le musiche che fanno da corollario ai testi non siano mai depressive o da martellate nei coglioni. Anzi; tutto il lavoro è una raccolta di canzoni che spaziano dal funk disco in stile anni Sessanta, come possiamo ascoltare nella title-track e nel mood soul funk di “Momento De Clareza”, alla pop song brasiliana farcita di bossa che arriva dagli anni 60, ben esplicate in “Comprimos Demais” e “O Anestesista”. I dolori della seporazione Kassin ce li racconta nelle suggestive “Estricnina”, una bossa nervosa, punteggiata da un hammond e da una sezione ritmica quanto mai irrequieta, e nella sarcastica e davvero bella “Digerido”, e qui qualsiasi assonanza che possiate pensare con lo strumento degli aborigeni è soltanto nel titolo, in quanto il cibo distrutto dai succhi gastrici è lo stesso Kassin, immagino masticato a secco ed evacuato dalla ex moglie.
La voce “sfavata” di Kassin, non bella ma quanto mai appropriata nel contesto raggiunge il suo apice in “A Paisagem Morta”, brano quanto mai suggestivo che descrive la desolazione di un appartamento lasciato vuoto da una “lei”, struggente ed emozionale nel proprio commento sonoro, uno dei momenti più dark di tutto il lavoro, bellissima.
Se è vero che la disperazione è inversamente proporzionale al grado di ispirazione che un artista riesce a trovare, c’è egoisticamente da sperare che Kassin possa portare le cicatrici del suo divorzio ancora per un po’ di tempo, quelle lacerazioni del cuore che si fermano un minuto prima di cadere nella depressione più nera e un secondo dopo essersi innamorato di nuovo.