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MAKING MOVIESAL CINEMA
Revenant
Alejandro González Iñárritu
2015 
DRAMMATICO
8/10
all MAKING MOVIES
23/02/2022
Alejandro González Iñárritu
Revenant
Revenant senza la regia di Iñárritu e le sue scelte su come, dove e quando girare, non sarebbe in fin dei conti un film così memorabile.

Con due film a distanza di un anno uno dall'altro e due premi Oscar per la miglior regia consecutivi (Birdman e The revenant), Alejandro González Iñárritu a metà dello scorso decennio si conferma come uno dei registi più talentuosi in circolazione, non che ci fosse bisogno di premi a sottolinearlo, il direttore messicano è purtroppo assente da allora sul grande schermo (in seguito solo un progetto in realtà virtuale) e un po' se ne sente la mancanza. Le grandissime doti del regista, che i più critici tacciano di autocompiacimento, non sono in realtà mai fini a loro stesse, il lavoro di Iñárritu, anche quando più esibito come in Birdman o (l'imprevedibile virtù dell'ignoranza), è sempre al servizio di ottimi film dove la sua tecnica, questo è vero, è parte fondamentale della buona riuscita dei vari titoli; quella di Iñárritu non è una di quelle regie nascoste, invisibili, completamente a servizio della narrazione, caratteristica spesso apprezzata dalla critica, è una regia invece che c'è e si vede, si prende anche il suo spazio magari distraendo un po' dalla narrazione (che nel caso di Revenant ad esempio non è così impegnativa da seguire, anzi) regalando però un valore aggiunto inequivocabile che non si può contestare, Revenant senza la regia di Iñárritu, le sue scelte su come, dove e quando girare, non sarebbe in fin dei conti un film così memorabile.

 

Anni 20 del 1800. Un gruppo di cacciatori di pelli al comando del Capitano Henry (Domhnall Gleason) e sotto la guida dello scout Hugh Glass (Leonardo Di Caprio), vedovo di una donna pawnee e padre del ragazzo meticcio Hawk (Forrest Goodluck), cade in un'imboscata degli indiani Arikara. Il gruppo decimato è così costretto ad abbandonare la navigazione fluviale intrapresa fino a quel momento per riparare in territorio meno esposto, il viaggio tra le nevi e le temperature rigide dell'inverno del North Dakota non sarà per nulla semplice, il Capitano Henry sarà costretto a ordinare al gruppo di nascondere le pelli e lasciarle indietro per avere più libertà di movimento attirandosi l'animosità dei più venali tra i cacciatori tra i quali spicca il crudele ed egoista John Fitzgerald (Tom Hardy). Mentre sta cercando la strada migliore per proseguire Glass viene attaccato e lasciato in fin di vita da un grizzly; dietro indicazione del Capitano e soprattutto di un lauto compenso, Fizgerald e il trapper Jim Bridger (Will Poulter) accettano di badare all'uomo ferito fino alla sua morte per dargli poi degna sepoltura mentre il gruppo si dirige verso Fort Henry. Preoccupato per il possibile arrivo degli indiani, con un inganno Fitzgerald induce Bridger ad abbandonare Glass per dirigersi verso il forte, Glass però ha una tempra dura, riuscirà a riprendersi e a cercare la giusta vendetta nei confronti di Fitzgerald.

 

Prima ripresa sull'acqua e sembra di essere nelle paludi de La sottile linea rossa di Malick, regista con il quale il direttore della fotografia (splendida) Emmanuel Lubezki ha collaborato in passato; la camera di Iñárritu inquadra in maniera strepitosa location da urlo, la bellezza dei panorami della Columbia Britannica dove è stato girato il film vale il prezzo del biglietto, regia e fotografia magnifiche, un Di Caprio ad alti livelli che per questo The revenant vede arrivare il suo primo Oscar, meritato anche per le condizioni climatiche molto difficili in cui lui e tutta la troupe hanno lavorato (poi, per carità, Di Caprio ha offerto prove anche migliori di questa). Rimane alla memoria la splendida scenda dell'orso, ricostruita in cgi in modo incredibile, che dura giusto un paio di minuti ma che lascia il segno. Nel complesso il film si gusta principalmente per la realizzazione tecnica strepitosa, la storia è quella di un classico revenge movie con la particolarità di raccontare fatti ispirati a personaggi realmente esistiti, (Hugh Glass, Jim Bridger); è un film essenziale che torna alla mera sopravvivenza, ai legami basilari di amore e odio, alla rinascita di un individuo messa in scena metaforicamente dal regista per ben due volte (una rinascita dalla tomba e una dal ventre materno), il ritmo tiene bene per l'intera durata del film (2 ore e 40 minuti), forse il nostro Hugh Glass può sembrare a più riprese baciato fin troppo dalla buona sorte, ma se non si pensa a questo la visione rimane sempre più che piacevole, gli scenari si ammirano a bocca aperta, il lavoro di Iñárritu anche. The revenant è un ottimo film, la prova fisica di Di Caprio, supportato da un Tom Hardy altrettanto grande (che attore), è di quelle che si ricordano, con tutta probabilità in mano a un altro regista e con un cast diverso un film come questo si sarebbe perso nel calderone della media, invece e per fortuna...