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REVIEWSLE RECENSIONI
22/02/2019
Katarina Pejak
Roads That Cross
Un disco assai eterogeneo, perchè la Pejak ama spaziare fra generi, e non tutto quello che si ascolta, quindi, è spudoratamente blues, genere che resta comunque il piatto forte del menù

Ultima arrivata in casa Ruf Records, grazie anche all’occhio lungo di Mike Zito, qui in veste di produttore, è Katarina Pejak, giovane pianista serba, ed ennesima testimonianza che, all’est, qualcosa di interessante, in ambito blues rock, si sta muovendo (dalla Serbia arrivano anche Ana Popovic e Vanja Sky).

Cantautrice e pianista, Katarina, fin da giovanissima, ha sviluppato una grande passione per la musica americana, filtrata attraverso la sua discendenza balcanica e una formazione musicale classica.

Come spesso accade, la passione per il rock, il country e il blues nasce grazie ai vinili di papà, che nella casa di Belgrado possedeva una cospicua discografia su cui la Pejak passava ore di ascolti. Ispirata a Tom Waits, Bessie Smith, Norah Jones, Otis Spann, e forte dei suoi studi classici, Katarina ha iniziato a scrivere canzoni e a esibirsi, fin dall’adolescenza, nei blues club della sua città natale, oltre che in altre città della Serbia.

Nel gennaio 2011, ha iniziato i suoi studi di composizione musicale al Berklee College of Music, dove è stata ammessa grazie a una borsa di studio. Si è laureata a maggio 2014 e nel suo ultimo semestre ha vinto il Songwriting Achievement Award, quale più talentuosa alunna della scuola. Durante i suoi studi a Berklee, è stata istruita da personaggi del calibro di Dave Limina (un lungo tastierista per la leggenda del blues Ronnie Earl), Pat Pattison (un guru della scrittura lirica di fama internazionale), Scarlet Keys (compositore e jingle writer), tutte frequentazioni che le hanno permesso un decisivo salto di qualità. Ha quindi pubblicato tre album nel suo paese d'origine, Perfume & Luck, nel 2010, First Hand Stories, nel 2012 e Old, New Borrowed and Blues, nel 2016, un mini album dal vivo registrato l’anno precedente.

Attualmente è residente tra Belgrado e Nashville, sua patria d’adozione, dove ha registrato questo Roads That Cross (presso i Southern Ground Studios e i The Smoakstack Studios), quarto album in carriera, il primo fuori dei confini nazionali, avvalendosi, oltre che della produzione del grande Mike Zito, anche del contributo di un gruppo di musicisti navigati, tra cui Laura Chavez (chitarra), Lonnie Trevino (basso) e Damien Llanes (batteria).

Composto di undici canzoni, di cui nove brani originali e due cover (Sex Kills di Joni Mitchell e Turtle Blues di Janis Joplin), Roads That Cross è un disco in cui sono, ovviamente, il pianoforte e le tastiere a tessere le fila delle composizioni, a cui si aggiunge l’ottimo lavoro di una backing band, elegante e volitiva, e la bella voce di Katarina, una Norah Jones dal taglio leggermente più rock.

Il disco è assai eterogeneo, Katarina ama spaziare fra generi, e non tutto quello che si ascolta è spudoratamente blues, genere che resta comunque il piatto forte del menù. In scaletta, infatti, troviamo il surf rock dell’iniziale Nature Of My Blues, le atmosfere da club dell’ottima rilettura di Sex Kills, il divertito r’n’b di Cool Drifter, la sensualità country soul di Old Pain e il riff stonesiano di Chasing Summer. Una versatilità che rende l’ascolto molto piacevole, anche se inevitabilmente sorge il sospetto che la Pejak abbia voluto esibire tutto il proprio repertorio, ma sia ancora alla ricerca di uno suo stile definitivo. Anche se manca il colpo del ko, o la canzone destinata a durare, questo esordio americano mette comunque in luce una musicista assai interessante, il cui talento, c’è da scommetterci, finirà inevitabilmente per emergere.