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Satantango
Satantango
2025  (Dischi Sotterranei, GDG Press)
NEWS ALTERNATIVE/INDIE
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20/11/2025
Satantango
Satantango
Il ritratto lucido e inquieto di una provincia immobile e sospesa, romantica e decadente, tra la nebbia e i prefabbricati. I Satantango pubblicano il loro primo album omonimo il 21/11. Otto brani avvolgenti e velati di inquietudine, che si muovono tra shoegaze e dream pop, dark e alternative, con incursioni nel prog, fondendosi a una scrittura ricercata e immaginifica, venata di amara ironia.
di La Redazione

Anticipato da "9.11" e "Permafrost", l’album è il ritratto lucido e inquieto di una periferia immobile e sospesa, romantica e decadente. Come quella ai confini di Cremona, tra la nebbia e i prefabbricati dove il duo, formato da Valentina Ottoboni e Gianmarco Soldi, è nato e ha scelto di restare.

Il nome Satantango è un omaggio all’omonimo film ungherese del ‘94 di Béla Tarr (tratto dal libro del Premio Nobel per la Letteratura László Krasznahorkai, anche sceneggiatore del film) che racconta il declino di un villaggio sperduto in una terra grigia, solitaria, desolata e fangosa tanto simile alla loro.

 

In Satantango atmosfere struggenti e oniriche si alternano a muri di suono travolgenti su cui galleggiare e viaggiare lontano: un’ipnotica bolla sonora da cui lasciarsi catturare, stordire e cullare.

Un sound avvolgente e velato di inquietudine che si muove tra shoegaze e dream pop, tra dark e alternative con incursioni nel prog, forgiato dagli ascolti di artisti come My Bloody Valentine, Slowdive, Cocteau Twins, Placebo e Linda Perhacs, e che si fonde a una scrittura ricercata e immaginifica, venata di amara ironia. Parole sussurrate con delicatezza e che rimangono subito incastrate in mente, affrontando anche temi profondi e sociali, si stagliano in un panorama sonoro al tempo stesso melodico e sporco, denso e rarefatto, sognante e disilluso.

Satantango si guarda dietro, dentro e intorno con un realismo romantico eppure nitido e disincantato. Un disco nato dall’esigenza di raccontarsi e di raccontare una storia profondamente soggettiva ma, nella sua essenza più profonda, universale. Sentimenti e visioni intime e personali ma in cui può specchiarsi un’intera generazione: quella che avevano cullato su speranze e ambizioni smisurate, a cui avevano promesso di possedere il mondo, ma che si è ritrovata tra le mani solo le briciole e la sensazione di trovarsi fuori tempo in un mondo che corre troppo veloce.

Per questo è un album che vuole anche perdersi fuori dalla realtà e volare lontano sulle ali della musica, in pure stile shoegaze, o dei ricordi del passato, dell’infanzia e dell’adolescenza, tra treni persi, manifestazioni nelle strade, feste notturne, cinema che hanno chiuso, cascine in rovina, ciminiere, ciclabili sterrate, tralicci, argini e campi infiniti.

 

 

"Parliamo della provincia e di come si vive ai margini, in una terra isolata e a suo modo desolata, dell’amore/odio per questi posti in cui non c’è nulla ma a cui siamo affezionati perché sono casa". Aggiunge la band. "È un disco scritto da outsider, lontani da tutto, quasi guardassimo le cose su uno schermo".

E forse proprio per questo lo sguardo è più consapevole e pregnante, un po’ come quello dei fotografi dell’Hindemburg citati in "Villa Alluvioni", che si sono ritrovati impotenti a scattare foto a un disastro quando dovevano scattarle a una grande celebrazione del progresso.

 

Il realismo di Satantango è lucido ma anche poetico e fortemente cinematografico. A partire dal nome stesso della band fino ai titoli di canzoni come "Gioventù Amore e Rabbia" e "Cinema Tognazzi", i riferimenti a un certo cinema permeano tutto il progetto, come anche nell’utilizzo del bianco e nero: un rimando vintage e malinconico al passato che riflette l’amore, oltre che per Tarr, per autori come Antonioni e Godard. Una scelta che si sposa alla perfezione con i colori del paesaggio invernale padano e con l’immaginario shoegaze underground delle band anni 90.

E che torna poi nei testi, che scattano fotografie immaginifiche, muovendosi tra riferimenti al passato e riflessioni lancinanti nella loro immediata profondità ("Tutte le coincidenze noi le abbiamo perse, non resta niente solo quello che è importante; oppure Ti hanno detto è meglio se cominci a correre, l’Italia non perdona, ma basta un poco di zucchero e la pillola va giù prima della prima ora").

 

Satantango è nato lentamente ma in modo fluido: otto brani che si aprono con "9.11", una data che simboleggia l’inizio della caduta, e si chiudono sui titoli di coda di "Cinema Tognazzi". Tra questi (i primi due a essere scritti), altri sei pezzi arrivati uno dopo l’altro, seguendo inconsapevolmente un fil rouge creativo: "Gioventù, amore e rabbia", "Outro", "Permafrost", "Strada Provinciale 6", "Villa Alluvioni" e "Sigla".

"Gran parte del materiale è stata scritta camminando nei campi, specialmente vicino alla vecchia centrale idroelettrica che alla fine è diventata la copertina dell’album (recentemente è stata ristrutturata, e un po’ ci dispiace)", aggiungono i Satantango. "Tutta la produzione è homemade, con un Mac book usato del 2009 e una scheda audio di fortuna. Avevamo bene in mente le sonorità che volevamo raggiungere: tra una take imperfetta ma emozionante e una take perfetta ma fredda abbiamo sempre scelto la prima, tanto che abbiamo deciso di tenere i provini quasi inalterati, registrando ex novo solo le batterie".

Una precisa scelta do it yourself che rispecchia appieno l’immaginario della band, dando forma a un album capace di restare addosso, con le sue parole sporche come la provincia.

 

 

TRACKLIST

1. 9.11

2. Gioventù, amore e rabbia

3. Outro

4. Permafrost

5. Strada Provinciale 6

6. Villa Alluvioni

7. Sigla

8. Cinema Tognazzi

 

 

BIOGRAFIA

I Satantango nascono nella provincia cremonese tra la nebbia e i prefabbricati. Il nome è un omaggio all’omonimo film ungherese del ‘94, che racconta il declino di un villaggio sperduto in una terra grigia, desolata e fangosa tanto simile alla loro.

Il duo è composto da Valentina Ottoboni e Gianmarco Soldi, e nasce dall’esigenza di raccontare i sentimenti di una generazione unendo un suono sporco a una scrittura ricercata e immaginifica. Entrambi cresciuti immersi nella musica e nella creatività, negli ultimi anni hanno deciso di fondere le loro ispirazioni e passioni in un progetto musicale dall’approccio totalmente do it yourself, in cui scrivono, compongono e producono tutto da soli, in modo tanto istintivo e sincero nell’origine quanto poi pensato, elaborato e stratificato nella sua evoluzione.

Tra atmosfere dark e alternative, passando per lo shoegaze e il progressive, i Satantango creano un ritratto lucido e romantico, drammatico e ironico, di una provincia dove la nostalgia è una zona di comfort, i cinema hanno chiuso e l’infanzia è sfumata insieme al mito dell’America degli anni ‘90.

Anticipato da "9.11" e "Permafrost", il 21 novembre 2025 esce Satantango, il loro primo album per Dischi Sotterranei e Sony Music Publishing.