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REVIEWSLE RECENSIONI
05/08/2021
Manuel Pistacchio
Scordato cuore
I Manuel Pistacchio mescolano una certa impronta psichedelica con le suggestioni provenienti dal Battisti più “progressivo”, prendono dalla parte più “colta” della scena italiana contemporanea e potranno risultare interessanti anche a chi ha perso da tempo la connessione con quello che sta succedendo dalle nostre parti.

“Il vento che nasce e muore

nell’ora che lenta s’annera

suonasse te pure stasera

scordato strumento,

cuore.”

 

Questi i versi conclusivi di "Corno inglese”, la poesia da cui i Manuel Pistacchio hanno preso il titolo del loro secondo capitolo discografico. Scordato cuore è un’immagine emblematica, tra le più celebri della raccolta “Ossi di seppia”, ed è funzionale a descrivere un rapporto col reale che si vorrebbe essere equilibrato e che invece il poeta registra come conflittuale e travagliato.

Non so se la band romagnola avesse davvero in mente queste riflessioni al momento di scrivere i nuovi brani ma di sicuro in questi episodi, nonostante le atmosfere contemplative e in qualche caso solari, si respira una certa inquietudine, come se non tutti i tasselli dell’esistenza fossero davvero al proprio posto.

Non fatevi ingannare dal monicker: glielo aveva già fatto notare Francesco Savini di Blow Up, che scegliendo Manuel Pistacchio non si sarebbero probabilmente resi la vita facile, poiché sarebbero sempre andati incontro al rischio di essere etichettati come una band demenziale o, nella peggiore delle ipotesi, inseriti a forza nel calderone It Pop.

La genesi del nome, dopotutto, ha in sé qualcosa di surreale: come hanno raccontato loro stessi intervistati da Rockit, una notte a Bologna il cantante e chitarrista Diego Pasini sarebbe stato avvicinato all’interno di un locale da un improbabile personaggio che lo avrebbe apostrofato con un: “Tu sei Manuel Pistacchio”. Questo episodio senza senso ha segnato di fatto il cammino della band, che da quel momento ha deciso di chiamarsi così. “Quella sera – hanno detto nella stessa intervista – è nato questo personaggio senza identità, frutto dell’esigenza quotidiana e sorgente creativa dei musicisti che lo animano. Per noi rappresenta in modo simbolico, un vento favorevole che da quel giorno sta allineando i frammenti in una direzione estremamente positiva”.

Ad onor di cronaca bisogna comunque precisare che in line up è presente, ai Synth, anche Lorenzo Camera, che altri non è che il Mondoriviera dei Ponzio Pilates, una band che, quella sì, ha fatto della follia e del demenziale uno dei propri poli creativi. Nel gruppo militano poi anche due altri musicisti ben conosciuti nella scena italiana: il chitarrista Francesco Giampaoli (soprattutto Sacri Cuori ma anche GDG Modern Trio) e Arianna Pasini, che si occupa di tastiere, chitarre e seconde voci (Urali). Insieme hanno realizzato due dischi, anche se data la loro misura ridotta sarebbe meglio chiamarli Ep. Di primo mattino è del 2018 ed è sorprendente, nonostante la validità del materiale, constatare quanta strada abbiano fatto da lì a Scordato cuore. Se le prime composizioni si appoggiavano molto al mondo cantautorale, declinando un certo mood settantiano prevalentemente in chiave acustica, nelle nuove canzoni lo spettro sonoro e stilistico è decisamente più variegato.

Semplificando, i Manuel Pistacchio si collocano all’interno di quell’insieme di band e artisti che mescolano una certa impronta psichedelica con le suggestioni provenienti dal Battisti più “progressivo” (tra “Anima latina” e “Il nostro caro angelo”) e non sarebbe fuorviante accostarli ad act come Amerigo Verardi, Lucio Corsi o Andrea Laszlo De Simone: prendono insomma dalla parte più “colta”, se così si può dire, della scena italiana contemporanea e proprio per questo potranno risultare interessanti anche a chi ha perso da tempo la connessione con quello che sta succedendo dalle nostre parti.

Su Scordato cuore funziona tutto: le canzoni sono belle, ottimamente arrangiate e contengono un insieme di melodie particolarmente indovinate, che non mancheranno di entrare subito in testa. Rispetto all’esordio, lo dicevamo, c’è anche più varietà: dalla cantilenante “Contaminazione”, dove è più forte l’impronta psichedelica, fino alle atmosfere dilatate di “Oceano”, passando per le battistiane “Amicizia” e “Compleanno”, il Folk di “Aria fresca”, le suggestioni ottantiane di “Giovane Arold” e “Primo mattino”, coi Synth in evidenza ed un certo richiamo al Lucio Dalla più Pop. E poi la conclusione di “Vibra ancora”, con la voce di Arianna Pasini in grande spolvero ed un ottimo utilizzo delle percussioni, un brano di psichedelia bucolica che sta tra “Led Zeppelin IV” e le cose che Marc Bolan registrava sotto il nome di Tyrannosaurus Rex.

Un lavoro riuscitissimo, esempio perfetto di cosa voglia dire rendere contemporanea la tradizione. Non fatevi fermare dal buffo monicker e date loro una chance: dubito rimarrete delusi.


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