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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
27/12/2017
Gastronomy Domino
Siamo quel che si mangia (e si ascolta)
E siccome sono un goloso di nascita e per scelta, vi regalo un pasticcino che nonostante arrivi dagli anni '80 si è conservato assai bene; forza ragazzi, piazzate a commento “The Word Girl” degli Scritti Politti. Per oggi niente dieta!

Siamo quel che si mangia, siamo quel che si ascolta. Ma avete mai pensato ad una combinazione cibo-musica? Ovvero di come certi cibi possono essere paragonati ai tanti generi musicali esistenti? Così come pure il gusto al palato è uguale, o simile, al gusto dell'orecchio, lo stesso dicasi per le controindicazioni. Ad esempio, mi immagino un disco di blues-southern rock come una pantagruelica abbuffata di salsicce, rosticciane e bistecche alla brace, condite da bocce di chianti e barbera, per finire con una conca di tiramisù, rigorosamente fatto con gli oro-saiwa perché i savoiardi son troppo raffinati in questo contesto; va da sé che in condizioni normali ci vogliono i savoiardi, fatti in casa, non quelli confezionati.

All'opposto mi vedo tutti quei gruppi punk come se aprissi il frigo e vi trovassi pezzi di cacio mezzo ammuffito, però mangiabile se scarti quei muschi verdi, avanzi di cibo da consumare velocemente in piedi e lattine di birra aperte e mezze sgassate, che non ci puoi nemmeno sganciare dei rutti come si deve.

Se però ti prende la briga di ascoltare del jazz puoi apparecchiare con la tovaglia in organza e servire un bel foie-gras accompagnato da un bicchiere di sauternes e magari dei blinis con sopra del caviale beluga. Per non fare troppo lo snob, puoi servire pure del formaggio pecorino di fossa, fettine di pane arrostito con del lardo di colonnata e meditare con un bicchiere di Brunello, Barolo o Sassicaia.

Tutto l'opposto di artisti quali Fennesz, Sylvian o di qualsiasi strimpellatore indie folk; qui siamo nel regno del macrobiotico, del vegano, finanche del digiuno e al posto del nettare d'uva, vi ritroverete con dei beveroni centrifugati di sedano e carote.

Ancora all'opposto: il progressive. I vostri occhi saranno stupefatti dalla quantità di portate che vedrete sul tavolo; timballi, lepri in salmì, lingue salmistrate, vitelli tonnati, insalate russe, fagiani in crosta, anatre all'arancia, escargot alla bourguignonne, uova in camicia al tartufo. Buurp. Occhio però che non vi rimanga tutto sullo stomaco.

Il junk-food fatto di hamburger, ali di pollo fritte e milk-shake lo abbino alle Britney, agli Amici e agli X-factor, e a buona parte della roba che passa alla radio dei network mainstream.

Finiamo con il pop: cosa meglio della pasticceria per descrivere questo genere? Dolce, con alta dose zuccherina, ipercalorico, diffidate dei dolci spacciati come dietetici, fanno schifo, ma irresistibile, anche a scapito della salute e della linea. Però pensate cosa sarebbe la vita senza la Sachertorte, il millefoglie al cioccolato con crema chantilly, la panna cotta al caramello aromatizzato all'arancio e crumbles, il cheesecake al cioccolato, il croquembuche, le scorze di arancio candito nel cioccolato fondente, la crema inglese, la pastiera, la cassata, i babà e qui mi fermo.

E siccome sono un goloso di nascita e per scelta, vi regalo un pasticcino che nonostante arrivi dagli anni '80 si è conservato assai bene; forza ragazzi, piazzate a commento “The Word Girl” degli Scritti Politti. Per oggi niente dieta!