Non so se avete letto di quel manipolo di fanatici che ha preso in ostaggio il peggio del peggio del nostro tempo e pretende, in cambio dell’incolumità di tutti noi, che ogni interlocutore di riferimento dia loro delle risposte adeguate. Di questi tempi certi ultimatum è bene prenderli sul serio e comunque non è il caso di rivelare anticipazioni sull’esito delle trattative. Scopriamolo in prima persona ascoltando "Signore se esistessi non sentirei più il ritmo orrendo del pensiero che si avvita", mettiamoci una mano sulla coscienza e che ciascuno di noi faccia la sua parte.
Il disco inizia con uno dei tre Lady Ubuntu - presumibilmente quello con la barba - che tiene in scacco Dio per costringerlo a manifestarsi in qualche modo rendendo più semplice una gamma di cose che vanno dai massimi sistemi, alle elezioni, all’attesa della fine dell’interminabile cenitrifuga della lavatrice. Sotto ci sono cori da taverna, strumenti talvolta casuali e una drum machine con la cassa a mitraglia. Il secondo individuo che rischia grosso è il nulla o, meglio, “Quello che ti schiaccia”, ancora il richiamo della provincia paranoica che ha lo stesso ritmo dell’Emilia di Ferretti ma in versione terzo millennio.
Il successivo violento ultimatum va a quella “Epoca stupida e feroce” che esalta (sui social, ma di questo me ne prendo la responsabilità io) cose e uomini da nulla e che, ad ascoltarla, ti fa venire voglia di spaccare tutto. Anche la passione non se la passa tanto bene se sezioniamo da vicino il nostro oggetto del desiderio, che per i Lady Ubuntu si chiama “Donna-Buio”. Nessuno scampo nemmeno per la politica: nell’era del primato degli astenuti, anche la cosa più sicura come le dodici battute del blues si convertono all’anarchia totale in “Quello che penso realmente della situazione politica”.
E il terrorismo nichilista di cui la band si fa portatrice malata non ha nemmeno finalità di arricchire una qualche causa radicale, come dichiarano senza mezzi termini in “Odio il denaro”, che è comunque un compromesso sociale - soprattutto quando ce n’è poco - per permettersi le cure per il proprio animale domestico proprio come nella storia di R. E. raccontata in “Insulina per cani”. Il primo complice del trio piemontese getta la maschera in “He resigns” che rivela le sembianze del cantautore bresciano Re Tarantola. Ma il vero mandante del blitz sembra essere il sistema in carne e ossa nel reprise della title track, e a farne le spese sono anche le “Musichette del nulla”, degno prodotto dei tempi che ci circondano.
La prima vera risposta alle grandi domande ai Lady Ubuntu arriva alla fine del disco, pochi istanti prima di due efficaci remix, e la dà la voce che si spaccia per Dio e che ci conferma che i Lady Ubuntu di Alessandria, con il loro stile recitato su basi techno-punk, ci hanno preso in pieno. Fossi in loro, la prossima volta cercherei di esplodere meglio certi argomenti. Fossi in loro, la prossima volta, cercherei di esplodere.