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MAKING MOVIESAL CINEMA
Sing Street
John Carney
2016  (BiM Distribuzione)
COMMEDIA SOUNDTRACKS / ROCK MOVIES / MUSICAL
all MAKING MOVIES
20/10/2017
John Carney
Sing Street
Il lato più critico si mette però a tacere, a favore di un film che di cuore ne ha parecchio, che fa sognare, sperare e diventare ottimisti. Che fa innamorare, della musica e del suo potere salvifico.

Negli anni '80, come oggi, se suoni in una band, sei decisamente cool.
O fico.
O hai una marcia in più per le ragazze.
Negli anni '80, come oggi, se suoni in una band, non puoi limitarti a fare cover, no, devi produrre musica originale, che parla di te, della tua generazione, dell'amore.
Perché alla fine, non è per l'amore che si suona?
Ovvio.
E così è anche per Conor, nella Dublino degli anni '80 in piena crisi economica, trasferito dai genitori in una modesta e rigida scuola cattolica, che vive sotto un tetto poco riscaldato in cui però non mancano toni accesi di una coppia che si sta per separare.
L'unica luce, l'unica speranza, è quindi fuori da quella casa, e ha gli enigmatici contorni di Raphina, aspirante modella, sempre appostata fuori dai cancelli di scuola.
Conor si butta, la ingaggia come modella/attrice per il video della sua band.
Il problema?
Che lui una band non ce l'ha, amici nemmeno, capacità di suonare neanche.
Parte da qui la sua missione per diventare cool, per conquistare una ragazza ma soprattutto per conoscere se stesso, anche se non se ne rende conto.
Parte da un salotto trasformato in sala prove, da un'amicizia che diventa complicità nel trovare gli accordi giusti, le parole giuste, mentre le canzoni prendono forma e si accumulano, visto che l'unico modo per interagire con la bella e impossibile Raphina, è ingaggiarla come modella per ogni video altamente visionario.
Dopo la breve e fortunata pausa negli States con Begin Again, John Carney torna nella sua Dublino, abbassando l'asticella dell'età dei protagonisti, ma non i loro sogni.
È come vedere un Glen più organizzato, una Greta altrettanto produttiva, in Conor e nella sua band, che, complice un fratello mentore che attraverso 45 giri DOC educa alla buona musica, cambia genere, stile, look, ad ogni nuova canzone.
Le ispirazioni sono ovviamente di gran classe: dall'eleganza pop dei Duran Duran alla malinconia dei Cure, a cui si deve la più bella definizione dell'amore, quel happy-sad pieno di verità.
In mezzo a una colonna sonora che va a saccheggiare grandi classici che si sposano alla perfezione con le immagini, ci sono poi le composizioni originali affidate a Gary Clark con il supporto dello stesso Carney, e qui qualcosa scricchiola.
Si badi, però, tra Up Drive it like you stole it non si sa quale scegliere per orecchiabilità e bellezza, ma è il pezzo lento - To find you -, quello che dovrebbe far sciogliere il cuore, che non funziona, troppo lento, forse, troppo melenso.
Allo stesso modo, anche la sceneggiatura perde colpi, concentrandosi sempre più sulla musica nella seconda parte e mettendo in disparte la crescita della storia, con storylines non troppo approfondite (le vessazioni del prete, i problemi di quel fratello che non esce di casa, la vita degli altri membri dei Sing Street, il ritorno di Raphina).
Le esibizioni prendono il sopravvento ma portano comunque ad un finale pieno di romanticismo e di speranza, rovinato in parte da effetti speciali non certo dei migliori.
Il lato più critico si mette però a tacere, a favore di un film che di cuore ne ha parecchio, che fa sognare, sperare e diventare ottimisti.  Che fa innamorare, della musica e del suo potere salvifico.