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REVIEWSLE RECENSIONI
07/07/2017
The Cranberries
Something Else

La nostalgia è una brutta bestia da combattere, soprattutto se il presente appare molto meno attraente dei tempi andati. Avevamo lasciato i Cranberries alle prese con Roses (2012), l’album del ritorno, dopo uno iato durato un decennio, che tentava di rinverdire, fiaccamente, gli antichi fasti degli anni’90. Un disco così così, più inutile che brutto, che aveva comunque prodotto un discreto ritorno di vendite anche da noi, grazie a una comparsata della band sul palco del Festival di Sanremo, ma che aveva palesato anche uno stato di forma non proprio ottimale. Oggi, il gruppo capitanato da Dolores O’Riordan ci riprova imboccando sic et simpliciter la strada della nostalgia. Operazione passatista fin dal titolo (Something Else) e dalla copertina del disco (la band accomodata su un divano), che richiamano smaccatamente la splendida prova d’esordio, Everybody Else Is Doing it, So Why Can’t We?, datata 1993. In scaletta, e qui la nostalgia diventa anche sostanziale, alcune delle maggiori hit della band, riarrangiate in chiave orchestrale-acustica. Se ne sentiva il bisogno? Francamente, no. Le canzoni inserite in scaletta, infatti, suonavano meravigliosamente bene nella loro versione originale, mentre in questa nuova veste non sempre reggono il confronto con il passato. Il giochino funziona solo in alcuni casi, come ad esempio per Linger e Ode To My Family, a cui il misurato arrangiamento d’archi dona nuova linfa vitale; ma altri episodi, come Zombie o Ridiculous Thoughts, la cui forza drammatica si scatenava proprio nell’elettricità dell’esecuzione, sembrano perdere pathos ed emozione. Se l’esecuzione dei brani è impeccabile e la dimensione orchestrale tutto sommato non troppo invadente, la performance di Dolores O’Riordan, però, non è di quelle indimenticabili: la partecipazione emotiva è quella di un impiegato del catasto a fine giornata e la voce ha perso molto dello smalto e della duttilità degli anni d’oro. Oltre ai vecchi cavalli di battaglia, in scaletta compaiono anche tre inediti (The Glory, Rupture, Why) complessivamente dignitosi e perfettamente in linea con il mood dell’album, ma che non aggiungono nulla all’economia dell’insieme e alla storia della band. Something Else difficilmente riuscirà ad attrarre nuove generazioni di ascoltatori alla scoperta del mondo Cranberries e l’impressione finale è quella di un disco che si rivolge esclusivamente ai fans storici, come una sorta di omaggio in onore dei bei tempi andati. Forse non ce n’era bisogno, ma alla fine dell’ascolto, nonostante la resa non esaltante, la lacrimuccia è inevitabile. Nostalgia canaglia.