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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
13/05/2024
Ben Folds
Songs for Silverman
In “Songs for Silverman”, dato alle stampe nel 2005, probabilmente Ben Folds raggiunge il suo picco. Undici canzoni che stupiscono per prolificità, scioltezza, generosità e intelligenza. Andiamo a rispolverare quest’album ispirato.

Ben Folds a quattro anni dall’esordio solista Rockin’ the Suburbs, uscito per una sfortunata coincidenza proprio l’11 settembre 2001, sforna un piccolo capolavoro da riscoprire, Songs for Silverman. Torna così a pigiare i tasti del suo pianoforte dopo quel tragico evento che ha cambiato le sorti del mondo e lo fa nel modo migliore possibile: il disco è un meraviglioso contenitore di canzoni che lasciano senza fiato.

La formidabile vena del compositore americano classe 1966, nato a Greensboro, nel North Carolina, si denota nella facilità, nella genialità con cui all’interno di uno stesso pezzo affolla, senza sovrapporle, intuizioni e ispirazioni. Uno dei suoi talenti è quello di saper unire al proprio nome, al proprio background, generi ed eredità solo apparentemente inconciliabili. Echi dei Beatles si aggiungono al senso fluido della melodia di Billy Joel ascoltando il trittico iniziale “Bastard”, “You to Thank” e “Jesusland” (splendidi gli archi in quest’ultima!), in cui pure la malinconica ironia di Pete Townshend e l’arguzia di Randy Newman fanno capolino.

 

“If you wrote me off, I'd understand it
'Cause I've been on some other planet
So come pick me up, I've landed
And you will be so happy to know
I've come alone, it's over”

"Landed" è il primo singolo e sicuramente rappresenta il brano di maggior spessore, un pop rock dall’energia romantica con la cantabilità degli immancabili Lennon-McCartney e un testo con una lucidità e uno slancio unici. “Se tu mi escludessi, lo capirei, perché sono stato su un altro pianeta. Torna a prendermi, sono atterrato. E sarai così felice di sapere che sono venuto da solo, è finita” canta Folds, narrando la storia di un amico che ha vissuto una brutta relazione sentimentale.

Non c’è alcun momento di stanchezza, comunque, e ogni pezzo sembra voglia riscrivere la mappa dell’intero disco, attraverso gioielli come “Gracie”, scritto pensando a sua figlia, “Late”, dedicato all’allora recentemente scomparso Elliott Smith, e “Sentimental Guy”, impreziosita dal contrabbasso e dal french horn di John Mark Painter. La sezione ritmica che accompagna i motivi presenti in scaletta è di grande eleganza, con Jared Reynolds (basso e cori) e Lindsay Jamieson (batteria e cori). L’eccellente Bucky Baster tinge di nuovi colori alcuni brani con la sua Pedal Steel: in particolare “Give Judy My Notice”, ove Frally, la moglie di Ben, contribuisce alle armonie vocali, subisce una piacevole verniciata country.

Folds è instancabile al pianoforte e accattivante alla voce, ma questo lo aveva già ampiamente dimostrato anche all’epoca dei Ben Folds Five. “Time” (con Al Jankovic ospite) e “Trusted” sono altre due gemme dal fascino rétro e dalla citazione colta. E per lasciare nell’ascoltatore un senso di struggente piacere, la selezione viene chiusa da “Prison Food”, mini suite che abbraccia con naturalezza trent’anni di storia della musica pop rock, dandole però un taglio contemporaneo.

 

“Accetto con serenità il fatto che un giorno la mia musica se ne andrà per sempre. Così come la Cappella Sistina, i film di Bruce Lee e tutti gli stupidi oggetti d'artigianato che mia zia ha comprato. Andranno via con il vento. Fare canzoni è qualcosa che faccio qui e ora. Perché la luce catturata è solo un momento, uno sfarfallio”.

Estratto da Ben Folds, Un sogno sui fulmini: Una vita di musica e lezioni economiche.

 

Spiritoso, autoironico, ma sempre profondo, Ben Folds, pur con alcuni lunghi periodi di silenzio, ha lasciato un’importante impronta con la sua musica fino ad oggi, e l’ultimo lavoro di un anno fa, What Matters Most, è un riuscito esempio di chamber pop, una perfetta sintesi di modernità intrecciata alla tradizione. Se ai tempi dell’esordio solista veniva definito un novello Elton John con le doti canore di Art Garfunkel, ora avremo tanti giovani artisti che verranno paragonati al suo stile, al suo approccio e alla spiccata abilità compositiva. La strada è tracciata, Ben Folds è anche lui diventato un classico, difficile faccia la fine degli oggetti di artigianato della zia.