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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
10/06/2024
Paul Jones
Starting All Over Again
Il 2009 è una data epocale per Paul Jones, una delle grandi voci blues britanniche, che riprende il proprio percorso solista con “Starting All Over Again”, titolo quanto mai appropriato, provenendo da un lunghissimo silenzio discografico di ben trentasette anni. Il cantante e armonicista non ha perso lo smalto e con questo disco tocca uno dei vertici della carriera. Un album da (ri)scoprire e (ri) ascoltare.

Paul Jones è ricordato soprattutto per aver cantato classici degli anni Sessanta del calibro di “Do Wah Diddy” e “Pretty Flamingo” come parte della formazione originale dei Manfred Mann, prima di separarsi per intraprendere una carriera di attore di successo nel 1966. Bello e tenebroso, dalle spiccate doti vocali ed eccellente armonicista, torna davanti a un microfono nel 1979, nella figura di acclamato frontman della The Blues Band e, più recentemente, si ritrova al centro del progetto dei riformati Manfreds. Starting All Over Again riprende invece un discorso solista interrotto quasi quarant’anni prima e dimostra la sua straordinaria bravura ed ecletticità nel districarsi tra l’amato blues e gli altri generi a lui affini, dal pop sofisticato al soul e l’r&b.

Prodotta da Carla Olson, che ha radunato attorno a Jones un cast di assoluto rispetto nel quale spiccano il piano e organo di Mike Thompson, la chitarra sempre graffiante di Jake Andrews e una poliedrica sezione fiati, cui si aggiungono le comparsate non rituali di alcuni pregiati ospiti, l’opera mette in piedi un cartellone fatto di piccoli tour de force davvero azzeccati. Ne è chiaro esempio la title song, ballatona scritta da Phillip Mitchell e resa celebre da Mel & Tim (1972) e Johnnie Taylor (1973). Il brano, frequentato anche da altri cantanti rock blues in passato, è impreziosito da una convinta presenza di Eric Clapton, perfettamente a suo agio pure nell’energica “Choose or Cop Out”, che mette in mostra le doti compositive dell’artista nato a Portsmouth nel 1942.

 

Sono comunque tanti gli highlights, dall’opener “Lover to Cry”, un texan blues di Jake Andrews che regala uno degli assoli più diretti e centrati del disco, a “When He Comes”, rarefatto bozzetto acustico in dodici battute con un'armonica da urlo cofirmato dallo stesso Jones insieme a Mikael Rickfors, ex membro degli Hollies pregiato ospite anche nel “finger pop” di “Sundown” e nell’elegante “I’m Gone”.

Il fluido Hammond B3 di Mike Thompson, la pungente sei corde elettrica di Jake Andrews e una serie di ottoni esplosivi (si alternano ai fiati Joe Sublett, Darrell Leonard, Tom Junior Morgan, Johnny  Vandenberg e Lance Keller) spingono Jones a camminare nei quartieri alti del soul in “If You Love Me (Like You Say)” e “Still True”, mentre sorprende la versione asciutta e tosta di “Philosopher's Stone” dall’infinito songbook di Van Morrison, restituita con forza e convinzione.

Starting All Over Again dimostra di avere una scaletta dal repertorio variegato, ma non disomogeneo: così non stupisce il jazz cantato con vezzo da crooner di Gratefully Blue”, inventato dalla penna affilata di Eric Bibb e l’intrigante rhythm and blues presente in “Need to Know” con il sax brillante Ernie Watts, un nome, una garanzia. Chiude lo strumentale “Alvino’s Entourage”, perfettamente ritagliato per le incisive fughe dell’armonica di Jones. Un pezzo intrigante, che ha il sapore di una jam, occasione per evidenziare l’impeccabile sezione ritmica, composta dal batterista Alvino Bennett e il bassista Tony Marsico.

 

Sembrerebbe finita qui, e già basterebbe per definirlo un album notevole, meritevole di una (ri)scoperta, tuttavia c’è ancora spazio per la classica ciliegina sulla torta, una succulenta bonus track. Paul, con una punta d’orgoglio, ripropone “Big Blue Diamonds” in coppia con l’illustre Percy Sledge e da quest’ultimo già pubblicato cinque anni prima nel suo Shining Through the Rain.

Un potente duetto, una chiusura col botto per un artista sempre attivo fino ai giorni nostri. Proprio in questo periodo Jones sta ultimando un tour insieme a Dave Kelly, compagno di mille avventure nella The Blues Band. Una carriera davvero di tutto rispetto per un personaggio a cui devono molto tante star della musica rock blues. Non solo grande ispiratore, ma anche importante “consigliere”, come si evince dal suo racconto sugli esordi dei Rolling Stones durante un’intervista del 2022 per velvetthunder.co.uk:

«Quando i Rolling Stones hanno iniziato, non avevano nessun brano originale, per niente. In effetti, ricordo di aver detto a Mick Jagger: “Hai già cominciato a scrivere canzoni? Perché a quel tempo ero con i Manfreds e avevo già fatto qualche pezzo. Lui rispose: “No, non posso comporne; facciamo solo Jimmy Reed e Muddy Waters e tutto il resto”. E io dissi: lo farai! Quindi tanto vale iniziare subito. So che Andrew Loog Oldham ha in seguito notoriamente chiuso Mick e Keith in una stanza e ha detto: “Potrete uscire solo quando avrete ideato un po’ di canzoni”. Ma io mi prendo il merito di averli incoraggiati a scrivere anche prima di Andrew Loog Oldham!».