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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
31/10/2019
Marco De Annuntiis
Stessa vita, stesso cielo, stesso pensiero
“Quell’acculturazione, quella omologazione che il fascismo non è riuscito assolutamente ad ottenere, il potere di oggi, cioè il potere delle civiltà dei consumi, invece riesce ad ottenere perfettamente distruggendo le varie realtà particolari, togliendo realtà ai vari modi di essere uomini che l’Italia ha prodotto in modo storicamente molto differenziato. Dunque quest’acculturazione sta distruggendo l’Italia e possiamo dire che il vero fascismo è proprio questo potere delle civiltà dei consumi che sta distruggendo l’Italia. E questa cosa è avvenuta talmente rapidamente che in fondo non ce ne siamo resi conto…” (P. P. Pasolini)

Oggi… 44 anni fa.

Oggi come ieri… non è cambiato nulla, anzi è solo peggiorato dando alle civiltà dei consumi tecniche digitali che prima non esistevano. Prima almeno restava il lento tempo delle cose analogiche a combattere da partigiano contro lo sviluppo effimero. Oggi abbiamo strumenti che ogni mente di allora non poteva neanche immaginare. O forse si, pensando che Orwell si inventò il Parlascrivi quasi 30 anni prima della morte di Pasolini. Tanto per citarne uno...

Ho passeggiato anche io su quel litorale e l’ho fatto distrattamente senza pensare troppo alla storia che si è consumata… 44 anni fa. E in punta di piedi e con le mani tremolanti di piccolissima ragione, ci sono tornato attraverso questo video, ci ho fatto caso restando in silenzio durante questi 8 minuti, anzi più di otto minuti, anti-attenzione per i tempi dei social network, per i tempi dello shopping on line, per il consumismo maniacale di beni e di servizi… inarrestabile omologazione che schiavizza a suon di contentini l’anima di tutti, sempre più gonfiata da effimere strutture… decadenti strutture.

Marco De Annuntiis lo sa, lui è un’intellettuale… lo sa, ma non ha le prove.

Marco De Annuntiis, il cantautore di “Jukebox all’Idroscalo”, quello che ha ideato il film su Claudio Caligari presentato a Venezia 2019, per mano della Interbeat Records di Roma dà vita a questo anti singolo dal titolo “Sotto lo stesso cielo” che dura oltre 8 minuti, in cui una melodia anni ’70 - dai colori americani - entra in circolo… e su questa melodia americana si adagia la sua scrittura anarchica, che non vuole cantare ma soltanto declama. È una scrittura partigiana direi quasi, una dedica alla verità e una condanna all’effimero.

E il video che segue è stato realizzato da Lorena Strummer, con la partecipazione straordinaria di Michela Mioni, la protagonista di "Amore tossico".

Pasolini e quell’Idroscalo di Ostia non sono soltanto uno sfondo da ricordare oggi e da visitare ogni volta che passate da lì… Pasolini e quell’Idroscalo sono anche una religione laica, sono una pagina di storia che qualcuno ha strappato come ha fatto con “Petrolio”, sono quel potere critico e quella ragion viva a cui non basterà mai un monumento e un anti-singolo a ripagarne l’assenza. Ma almeno De Annuntiis ce lo ricorda spuntando acido tra forme beat e metafore di rione popolare.

E, conoscendolo, non poteva essere diversamente…

Una prima domanda secca e dritta al punto. Perché Pier Paolo Pasolini?

Come tanti ragazzi cresciuti a Ostia ho cominciato a sentir parlare di Pasolini da ragazzino, principalmente a causa del fatto che era morto da quelle parti. Poi l’ho veramente conosciuto dopo, da studente di lettere, e ho trovato nella sua poesia (ancor più che nella sua narrativa e nel cinema) una voce diversa dalle altre.

Tante menti illustri hanno demonizzato il sistema e il futuro che stava concimando. Pensiamo ad Orwell o ad Huxley, pensiamo al “Capitale” di Marx… e pensiamo a Pasolini, pensiamo al suo “Petrolio” ad esempio… ma il sistema dei consumi, con la sua dittatura sottaciuta, ha continuato imperioso e indisturbato la sua corsa. Secondo te, è stata inutile la loro opera? Qualche cattiva lingua direbbe: il sistema li celebra per dare a tutti un contentino…

In realtà non credo che il “sistema” li celebri davvero abbastanza. Su Pasolini in particolare sono usciti dei film tremendi, in cui il suo “personaggio” ne esce fortemente banalizzato. Bisognerebbe tornare a leggere gli originali, prendersi il tempo. Il sistema di oggi gli strumenti li offre tutti, ma non invoglia ad utilizzarli.

Ovviamente c’è tanto altro… sei legato anche a quell’immaginario di un certo cinema e di una certa ricerca testuale, molto quotidiana e rionale… non è così?

“Ognuno testimonia ciò che conosce”, disse Pasolini in sua difesa al processo per oscenità di “Ragazzi di vita”.

Facciamo una breve digressione restando però sul tema. Tutto questo in qualche modo trova anche riscontro e terreno fertile nell’opera di Caligari di cui hai ideato di recente il film presentato a Venezia…

Sì, una versione strumentale del brano è presente anche nella colonna sonora del film. Ho voluto, come ha fatto lui nei suoi film, che il videoclip non documentasse solo il centro di Ostia noto a tutti ma anche Torvajanica, Fiumicino... luoghi pasoliniani appunto, ma forse potremmo anche definirli caligariani. Come lo stesso monumento a Pasolini dove Michela Mioni moriva in Amore tossico, farla partecipare al video è riportarla in quel posto per me è un grande onore.

Torniamo all'“anti-singolo”. La tua personalissima celebrazione di Pasolini ma anche la tua personalissima bandiera contro le regole di massa. E più che regole io parlerei proprio di indottrinamento o di educazione degli individui. Di come siamo abituati a non considerare il tutto, la società come nostra ricchezza… siamo solo una massa di individui attenti al proprio interesse personale…

Il pezzo è una denuncia sui “luoghi pasoliniani” in generale: la cementificazione del porto turistico è oggi alla base di serie crime come “Suburra”, ma nessuno parla della demolizione dell’Idroscalo che ne è scaturita, dei cancelli della vergogna che li separano: tutto questo l’ho voluto documentare nel videoclip proprio per rendere più esplicito il testo che invece è lirico, simbolista.

Eppure lo chiami proprio “Anti-singolo”. Già sai che le regole del sistema bocceranno un simile contenuto. Non è di moda. Non rispetta le regole. Vetrine autorevoli del mainstream neanche avranno risposto. Dunque il grande sistema vince ancora?

Più che un anti singolo è proprio un’anti-canzone, visto che non è neanche cantata. Sì è vero, le grandi testate non hanno nemmeno risposto, ma questo era accaduto anche per “Come De André “, un lavoro scomodo ma più fruibile. C’è gente che continua a scoprirlo ogni giorno. Alla fine a chi è ricettivo arrivi, prima o poi

Posso farti una domanda provocatoria? La poesia si chiude con la visione di chi professa rivoluzione ma poi aderisce al sistema in tutto e per tutto. Secondo te non fa lo stesso la voce di un artista? Tu ad esempio… un “anti-singolo” che però butti in pasto alle dinamiche del sistema… saresti (giustamente) andato anche nella TV commerciale a presentarlo… non trovi che sia un controsenso questo? Qual è la chiave di lettura che spiega il tutto?

C’è qualcosa di me in tutto ciò che descrivo, perfino in personaggi peggiori. L’amministratore di www.pasolini.com (che è un sito che non esiste, l’ho volutamente inventato per non riferirmi a nessuno in particolare) sta simbolicamente per tutti coloro che si arrogano il diritto di parlare per Pasolini e spiegare cosa direbbe lui oggi.

Una domanda bizzarra. Mi colpisce indianetto: perché questa scelta?

Davvero? [ride, n.d.a.]... no, non significa nulla di particolare... nel gergo politicamente scorretto del romanesco esistono sfumature: “Indianetto” è diverso da “indianaccio”, non è dispregiativo e lo qualifica come innocuo... è soltanto un elemento del panorama metropolitano.

E poi questo suono, sicuramente anni ’70 o almeno ci prova… ma perché quest’unica melodia ricorsiva, sempre uguale a se stessa… non penso sia un caso, quindi cosa indica? Che simboleggia? Un modo come un altro per raffigurare la frase sotto lo stesso cielo?

Non ci avevo mai pensato ma forse hai ragione. Questo brano per me è la sintesi di tutto ciò che ho fatto in precedenza, è la summa della mia poetica su Ostia e del mio sound beat con l’organo farfisa in primo piano. Sentivo l’urgenza di fare questo pezzo per mettere una riga.

Domanda da ufficio. Luigi Piergiovanni e la INTERBEAT hanno sempre cercato l’avanguardia e una voce altra rispetto ai cliché. È bastato questo per farvi trovare?

Credo di sì. Non so cosa abbia visto lui in me, ma mi ha lasciato molto libero, sia nel disco precedente che in questo nuovo progetto ancor più insolito.

Di recente ho visitato i luoghi dell’assassinio di Peppino Impastato. Luoghi lasciati al degrado della natura. Una sola targa di legno sopravvive e si fa consumare dal tempo. Raccontaci invece i luoghi di quella notte… tu che li conosci molto bene… che aria si respira all’Idroscalo?

La zona del massacro dove sorge il monumento era una discarica a cielo aperto fino alla riqualificazione del 2005. Un posto pauroso dove sembrava che il tempo si fosse fermato. Adesso la zona è riqualificata ma il fatto che l’oasi naturale sia stata affidata alla lipu proprio in concomitanza con la costruzione del porto sembra, questo sì, un contentino, ha il sapore di una contropartita. Senza soluzione di continuità peraltro.

Ultima domanda di natura romantica… secondo te che cosa possiamo fare, fin da ora, per non far morire la voce di chi come Pasolini ha cercato - tra le tante cose che ha fatto - di svegliare le coscienze e il potere critico di ognuno?

Semplicemente leggerlo, lui e non chi parla di lui.


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