Il cuore che batte dal lato del rock’n’roll, un muscolo che pompa sangue e vita, attraverso il potere lenitivo di una canzone, e che puntella un equilibrio precario, dando la forza di restare in piedi, di reagire, di fare un passo, e poi un altro ancora, verso la salvezza, verso una nuova luce.
Solo chi è senza cuore può resistere al fascino ombroso, ma al contempo corroborante, di Stories from a Rock ‘n’ Roll Heart, ultimo album di Lucinda Williams, la cui narrazione provocatoria, riflessiva, nostalgica e arrabbiata, trova la songwriter della Lousiana ferita, forse, ma ancora determinata a combattere, a ripartire, a rimettersi in gioco.
In "New York Comeback", la Williams canta: "Lasciami avere l'ultima parola, un'ultima possibilità di farlo a modo mio, un ultimo colpo, un ultimo swing, un'ultima canzone da cantare...", e sono le parole di chi non si arrende, e sa benissimo che, schierato al suo fianco si trova l’amico rock’n’roll, fedele compagno di vita, stampella a cui appoggiarsi per trovare nuovo slancio. Forse l’ultimo, ma ancora necessario, ancora decisivo.
Perché questo disco è stato scritto e registrato dopo che la Williams, oggi settantenne, subì, nel novembre del 2000, un grave ictus debilitante, di quelli che possono mettere fine al giro di giostra, o rendere più forti, più duri a morire. Dipende. Non ne fa mistero, Lucinda, che non si risparmia nulla di quei giorni terribili, che torna ad affrontare il buio delle notti insonni, dei giorni di recupero, della solitudine della riabilitazione e della convalescenza:” “In questi giorni il mio mondo sembra così piccolo, Sono prigioniera tra queste quattro mura”, canta nella struggente "Jukebox", una ballata che ferisce il cuore, quel cuore rock’n’roll, di amara nostalgia.
Lei, però, ce l’ha fatta, non suona più la chitarra e il suo timbro è afflitto, tremante, ma nonostante ciò, la morte è stata sconfitta. E sono proprio queste sue vulnerabilità che rendono Stories from a Rock ‘n’ Roll Heart un disco molto potente e un capitolo imprescindibile della sua corposa discografia.
Perché se fare musica è la cosa più importante della vita, rischiare di perdere la capacità di suonare rende ancora più vitale ogni momento che separa dalla morte. E’ questo il senso dell’intensa "Where the Song Will Find Me", ballata nostalgica ma sfiorata da una carezzevole dolcezza, perfetta per la sua voce strascicata, roca, e così dannatamente espressiva.
E se in certi momenti è quasi inevitabile il groppo in gola, non c’è solo amarezza e dolore nelle pieghe di questo splendido album. Così, nell’opener "Let's Get The Band", la Williams esprime una spavalderia da rocker consumata, aprendo la scaletta con un’iniezione di pura energia, in cui lo spirito del passato rappresenta un trampolino di lancio per un bisogno di rinnovamento, nonostante, ahimè, il tempo stringa: "Cantiamo una canzone per gli scomparsi, brindiamo al meglio degli amici, brindiamo alla notte che non finisce mai, rimettiamo insieme la band.” Gli anni perduti della giovinezza o quelli che se ne sono andati, lasciando ricordi, che non si spengono mai, e che, anzi, spingono a riprovarci, nonostante tutto.
Il cuore finisce così per essere ondivago fra il presente di chi non molla (la citata "New York Comeback" con il contributo degli amici Bruce Springsteen e Patti Scialfa) e il rimpianto per il passato, con l’omaggio a Tom Petty di "Hum’s Liquor" e quel tocco nostalgico, che guarda come indispensabile alla sopravvivenza l’eredità lasciata della grande musica: “E so come alleviare il mio cuore solitario, con Patsy Cline e Muddy Waters…”, canta in "Jukebox", forse il momento più ispirato di un disco assolutamente intenso.
Stories from a Rock’n’ Roll Heart è un album figlio del dolore e di quella fatica che indolenzisce le membra, dopo aver scalato una montagna, senza aver alcuna certezza di arrivare in cima. Suona triste, ed è quasi inevitabile; eppure, al contempo, è talmente pieno di vita, talmente intrepido e sfrontato nei suoi momenti più elettrici, che è possibile, però, percepire nitidamente il battito del cuore della Williams. Sempre al suo posto, sempre dalla parte del rock’n’roll.