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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
Super Sex
Morphine
1995  (Rycodisc)
ALTERNATIVE
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12/08/2017
Morphine
Super Sex
Una musica vissuta sempre al limitare della notte, a volte diluita in rarefazioni trasognate, più spesso accelerata nelle extrasistole ipnotiche di una ritmica ricca di spettrale drammaticità

Se non fosse stato per Carlo Verdone, grande appassionato e intenditore di musica rock, in Italia, i Morphine sarebbero passati quasi del tutto inosservati al grande pubblico. Invece, per un breve ma intenso periodo, il gruppo capitanato da Mark Sandman ebbe un picco di notorietà anche da noi grazie a Viaggi di Nozze, nella cui colonna sonora il regista romano volle inserire due brani (Honey White e Super Sex) tratti da Yes, terzo album della scintillante discografia della band americana, e uno (I know you-Part I) tratto dal loro disco d’esordio, Good. Quel film, che quasi tutti hanno visto almeno una volta nella vita, non era un granché. Eppure, a prescindere dei meriti artistici, ebbe un incredibile successo commerciale, dovuto in gran parte all’episodio in cui Carlo Verdone e Claudia Gerini interpretano una coppia di borgatari romani (Ivano e Jessica) con il pallino del sesso estremo (‘o famo strano?) e delle canzoni rock. C’è una sequenza, in particolare, in cui i due attori, in una camera d’albergo di Firenze, danno vita a un sensuale balletto sulle note di Super Sex. Basterebbe l’ascolto di questa canzone per comprendere quanto, anche alla luce del variegato panorama musicale degli anni ’90, la musica dei Morphine rappresentasse un unicum per originalità e innovazione. Quando Mark Sandman era chiamato a definire il suono della band, parlava spesso, e non a caso, di “baritone experience”. Tra brume jazz e urgenza blues, il rock dei Morphine era infatti marcato da sonorità profonde e accordi in minore, che si muovevano, con passo cadenzato, attraverso atmosfere cupe e fumose. Una musica vissuta sempre al limitare della notte, a volte diluita in rarefazioni trasognate, più spesso accelerata nelle extrasistole ipnotiche di una ritmica ricca di spettrale drammaticità. L’idea alla base di questo suono innovativo stava soprattutto nella strumentazione del gruppo, lontana anni luce dalle convenzioni dello showbiz. Il sassofono baritono e il double sax, suonati da Dana Colley, il drumming, spesso sincopato e sempre straniante, di Jerome Deupree, e soprattutto la voce profonda e il basso fretless di Mark Sandman, che modificò lo strumento (l’ispirazione gli venne vedendo suonare alcuni strumenti africani), lasciando solo due corde, il Mi e il La, che a volte venivano pizzicate, e in altre occasioni suonate slide. Un genere davvero indefinibile, nel quale blues, jazz, new wave e rock, venivano abilmente miscelati e rivisitati, e cinque dischi, alcuni a dir poco superbi (recuperate almeno Good e Cure For Pain), sono il lascito dei Morphine alla storia. Quando il 3 luglio del 1999, Mark Sandman e soci salgono sul palco del festival rock di Palestrina (Roma), intitolato Nel Nome Del Rock, i Morphine sono all’apice del successo. Dopo aver suonato qualche brano, Mark Sandman si avvicina al microfono per presentare Super Sex: “Grazie Palestrina. E' una serata bellissima, è bello stare qui e voglio dedicarvi una canzone super-sexy!". Sono le sue ultime parole. Dopo averle pronunciate, Sandman si accascia a terra, stroncato da un infarto. Muore a soli 47 anni e l’avventura Morphine si conclude con la pubblicazione del postumo The Night (2000), scritto, composto e registrato solo qualche giorno prima il decesso del cantante. Un’ulteriore dimostrazione del talento infinito di Sandman, le cui canzoni, ricche di romantico spleen e di paesaggi malinconici, hanno reso ancora più bella questa lunga e meravigliosa avventura che siamo soliti chiamare Rock.