“More questions follow me
«Is death really the end?»
Oh honey, I love you and that's all you need to know
«Well then, what is life?»
Oh well, that's a good song
But without you by my side
Taking that
Truth, truth, truth, truth, oh truth serum”
(Smog, “Truth Serum”)
All’inizio di questo secolo Smog, nomignolo dietro al quale si è celato l’istrionico Bill Callahan, sta andando a gonfie vele. Dopo Dongs of Sevotion e Rain on Lens è arrivata la raccolta di singoli Accumulation: None, certificazione della sua trasformazione ormai a classico del genere Lo-fi.
Come il suo compagno d’avventure Bonnie “Prince” Billy” si sta avviando al riconoscimento mondiale e Supper presenta non poche sfumature riconducibili proprio a Will Oldham. L’album apre infatti con i toni bucolici già ascoltati negli allora recenti Ease Down the Road e Master and Everyone, piccoli capolavori di folk contemporaneo, per poi seguire una propria strada ed ergersi ad esempio di alternative country con attitudine indie, toccando addirittura territori psichedelici per brevi tratti.
“Feather by Feather” è così una delicata country song con dispiego di pedal steel e soave controcanto (la voce è quella della brava Sarabeth Tucek), un mood che ritroviamo anche più avanti nelle dolcissime, ma cariche di profondo realismo “Vessel in Vain” e “Truth Serum”. I temi analizzati annaspano tra morte e sesso, ossessioni argomentate in modo geniale dall’artista americano sulla scia di Lou Reed, data la stretta attinenza fra songwriting e richiamo vocale ad alcune opere dell’eroe maledetto del rock.
“You've got to bust up a sidewalk
sometimes
To get people to gather round
And I'm prepared to do whatever it takes…
…For temporary brother sisterhood”
(Smog, “Butterflies Drowned in Wine”)
“Butterflies Drowned in Wine” è Velvet Underground in salsa country, “Morality” è un blues moderno infuocato, in cui Callahan aggira i rischi di essere definito artista di nicchia confermandosi autore completo, creando il pezzo perfetto da essere ascoltato correndo in auto a qualunque ora in qualunque periodo dei nostri tempi.
Tutto il lavoro è quindi ben condito da una scrittura sempre ispirata (dove ritmica e canto divergono in maniera curiosa!) con una chitarra elettrica sensuale, intrigante, e l’inconfondibile incedere sbilenco del batterista d’eccellenza dell’indie rock, Mr. Jim White, l’uomo dietro alle pelli nei Dirty Three.
Una delle vette di Supper è “Ambition”, una canzone pop dall’andamento ossessivo, semplicemente affascinante e capace di attrarre su di sé nuovi adepti. Il buon Bill abbandona anche i registri del distacco emotivo, dimostrandosi incline a raccontare i sentimenti, permeandoli di sonorità non stridenti. E si arriva in tal modo a “Our Anniversary” (ripreso come singolo nel 2021 da Callahan proprio in compagnia di Bonnie “Prince” Billy, sarà un caso?), che strizza l’occhio a Willie Nelson pur mantenendo una spiccata originalità ed è forse il brano più bello dell’album. La composizione si sviluppa con naturalezza melodica in un azzeccato tappeto di morbidi arpeggi, prima della stralunata cantilena di “Driving” e della conclusiva “A Guiding Light”, ove torna lo struggimento.
A River Ain’t Too Much to Love esce due anni dopo Supper senza lasciare il segno di quest’ultimo, prima dell’abbandono del moniker Smog per il prosieguo di carriera. Un percorso musicale ancora pieno di bei dischi, come Apocalypse (2011) e Dream River (2013), fino al recente, sontuoso Ytilaer (2022), emozionante e coinvolgente come non era da parecchio. Con grande esperienza Callahan recupera le tensioni e l’urgenza di due decadi prima e cattura il tenore del momento con brani di qualità senza tempo. Proprio al pari dell’epoca di Supper, uno dei suoi magici “attimi” discografici da recuperare per cogliere l’essenza di un personaggio acuto e malinconico, capace di regalare intimità e perle di saggezza con le sue canzoni.
“People, people there's a lesson here plain to see
There's no truth in you
There's no truth in me
The truth is between
The truth is between”
(Smog, “Truth Serum”)