Il merito principale dei Tauro Boys è stato quello di portare un’estetica differente rispetto alle abitudini del rap nostrano. Il loro immaginario, infatti, è quello di semplici ragazzi, con i loro interessi e le loro storie da raccontare, non sfociano mai nel gangsta o nel rap-che-parla-di-rap fine a se stesso e, fortunatamente, non sono un caso isolato, negli ultimi anni di realtà simili ne sono nate parecchie, basti pensare a progetti come gli Psicologi o i Sxrrxwland.
Per questo album ci hanno fatto aspettare, soprattutto per i tempi a cui ci ha abituato la discografia italiana e all’uscita ci siamo trovati di fronte a 14 brani, di cui 12 inediti, molto variegati, per un totale di 40 minuti. Il loro primo disco ufficiale, Alpha centauri, mi era piaciuto molto, eppure mancava un po’ quella voglia di sperimentare presente invece nei primi progetti, una voglia che qui, per fortuna, è tornata.
Districandosi nella tracklist possiamo trovare brani più conformi a ciò che hanno sempre fatto come “Cobain Codeine”, che apre il disco, ma anche brani come “Tatto (soldi everywhere)” o “Suono Roma Dimensione”, che risultano molto più particolari. Il primo incentrato su un ritornello melodico con un'atmosfera molto cupa, mentre il secondo sembra un freestyle divertito su una strumentale elettronica. Il tutto non perdendo di vista i suoni più vicini alla trap, con cui condividono buona parte della fanbase, come “Tauro city” o “Tossico”.
I featuring sono più numerosi del solito, ma aiutano a spezzare lo stile di scrittura dei Tauro Boys, creando respiro nell’ascolto. Ovviamente fa piacere rivedere ben due brani con un eccezionale Tutti Fenomeni e funziona particolarmente anche “Stilemi” con il Wing Klan (Joe Scacchi e Tommy Toxxic). Tra le collaborazioni, purtroppo la meno riuscita è “Xelisa2” con Ariete; senza nulla togliere alla bravura della giovane e talentuosa ragazza, si crea quel classico meccanismo per il quale il brano originale (“Xelisa”), essendo anche tra i più iconici del trio, non può che creare un confronto impari, risultando sempre più bello di ogni rivisitazione.
La loro scrittura non varia particolarmente: tante immagini e tante metafore costruite benissimo, eppure rispetto agli altri dischi ci sono alcuni passaggi in cui i testi risultano leggermente cringe, diciamo meno impeccabili del solito.
In conclusione, si può dire che TauroTape3 è un ottimo disco principalmente per due motivi: il primo è che sono tornati a sperimentare con suoni più particolari rispetto al disco precedente, e il secondo è che loro scrivono e suonano molto bene, riuscendo sempre a far godere della loro musica con facilità, ma senza mai scadere in soluzioni troppo banali. A distanza di due settimane, inoltre, non me ne sono ancora allontanato e questo, per la velocità con cui oggi si fagocitano i dischi, è già uno dei migliori complimenti.