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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
15/09/2025
The Chieftains
Tears of Stone
Tears of Stone è un progetto dal fascino notevole, ricco di momenti sublimi, grazie all'entusiasmo e alla capacità di coinvolgere dell'indimenticato leader Paddy Moloney. Riappropriamoci di uno dei più bei dischi dei Chieftains, a quasi trent'anni dalla sua realizzazione.

Dopo il celebre e acclamato The Long Black Veil cosa poteva inventarsi l'istrionico Moloney?

“The Women Project”, come da lui simpaticamente chiamato Tears of Stone, lega artisticamente ai suoi leggendari Chieftains alcune delle più belle voci e delle autrici raffinate e sensibili del panorama pop rock, country blues e jazz folk internazionale.

 

“Never Give All the Heart” apre l'opera grazie all’ensemble corale irlandese Anuna, con le parole della celebre poesia di Yeats recitate dall'attrice Brenda Fricker e poi comincia il valzer delle star: Bonnie Raitt incanta con “A Storm Mo Chroi”, una splendida ballad di grande intensità accompagnata dal suo noto marchio di fabbrica, la slide, qui per la precisione in versione acustica (dobro). La canzone, ben pilotata dal basso di James “Hutch” Hutchinson, è un saliscendi di emozioni, colorata e contornata da interventi azzeccati degli strumenti tradizionali dei Chieftains, attenti a seguire il ritmo con incredibile misura senza appropriarsene, lasciando la parte del leone all'ospite d'onore.

È poi il turno di Natalie Merchant che con “The Lowlands of Holland” offre una delle migliori interpretazioni dell'album. Il timbro vocale della ex-singer dei 10,000 Maniacs è perfettamente calato nelle atmosfere celtiche del progetto.

Nella stessa scia sono le performance di Sinead O' Connor, davvero favolosa nel traditional Factory Girl”, della fascinosa country music star Mary Chapin Carpentier (“Deserted Soldier - An Saighdiuir Treigthe”) e della leggiadra arpista canadese Loreena Mc Kennitt, maestosa a livello canoro in quel piccolo capolavoro di alchimia sonora intitolato “Ye Rambling Boys of Pleasure”.

 

La forza di Tears of Stone, un'idea la cui concezione e definizione ha richiesto tre anni di grande lavoro, è la varietà. Così, pur mantenendo una struttura musicale coerente, in alcune parti dell'opera si nota un interessante cambiamento di registro.

I Corrs rallegrano l'atmosfera con “I Know My Love”, una spensierata irish folk song declinata su ritmi vagamente latinoamericani, la giapponese Akiko Yano offre invece una strana fusione tra oriente e occidente in “Sake in the Jair”.

Le sorprese, in realtà, non finiscono mai, con la straordinaria interpretazione di Joan Osborne (una voce country rock prestata al classico Raglan Road”), nelle divagazioni a metà strada tra gospel e jazz di Diana Krall, che rivolta come un calzino un classico del calibro di “Danny Boy", mentre il pop algido e sofisticato della norvegese Sissel si immerge nella tradizione popolare, con la sua inaspettata, sentita interpretazione di “Siuil a Run”.

 

Merita un discorso a parte la regina Joni Mitchell, un sole che non tramonta mai. La sua “The Magdalene Laundries”, tratta da quel masterpiece di Turbulent Indigo, viene qui resa in una versione fortemente drammatica, ma la struttura del brano e l'accentuata sincopazione dello stesso lasciano un risicato spazio all'intervento dei Chieftains, comunque importante per dare l'impronta e confermarne l'attinenza alla raccolta.

E a far da contraltare, ecco il fuoco tradizionale d'Irlanda ardere con i Rankins, in una coinvolgente “Jimmy Mo Mhile Stor” e soprattutto con “The Fiddling Ladies”, il formidabile medley di canzoni dal violino incandescente inciso con le meravigliose decane dello strumento Annbjorg Lien, Eileen Ivers, Maire Breatnach e Natalie MacMaster.

 

Tears of Stone permane ancor oggi un disco da ricordare nella lunga carriera dei Chieftains, ed è consigliato non solo ai fan del gruppo. Può risultare una piacevole scoperta anche per chi adora il cantautorato (ed è una meraviglia goderselo in una declinazione tutta al femminile) e le sue commistioni con il folk, in questo caso con la tradizione irlandese di un gruppo guidato e ispirato dall'instancabile folletto Moloney.