Cerca

Banner 1
logo
Banner 2
REVIEWSLE RECENSIONI
29/07/2020
Margo Price
That’s How Rumors Get Started
La (ex) stellina del country, Margo Price, rinnega gli esordi e scrive dieci deliziose canzoni pop rock levigate dalla sapiente mano di Sturgill Simpson

Chi conosce e segue Margo Price fin dal suo debutto, alle prime note di questo nuovo That’s How Rumors Get Started, si domanderà: ma è proprio lei? Già, perché se non fosse per quel timbro di voce immediatamente riconoscibile, questa raccolta di canzoni risulta davvero lontana mille miglia da quel suono che abbiamo imparato a conoscere nei primi due album. Midwest Farmer’s Daugther del 2016 e All American Made, uscito l’anno successivo, erano due dischi visceralmente country: il primo, tanto convincente che l’autorevole rivista Fader definì la Price la nuova stella del country e Pitchfork, Rolling Stone e Npr Music spesero fiumi d’inchiostro per elogiarne il talento; il secondo, ancora più legato alla tradizione e percorso da molte riflessioni di natura politica, confermava tutti i giudizi positivi dati alla prova d’esordio, con una rinnovata dose di entusiasmo da parte della stampa americana.

Quei due dischi uscirono sotto l’egida della Third Man di Jack White ed erano affidati alla produzione di Matt Ross – Spang e Alex Munoz. Oggi, Margo Price inizia la sua rivoluzione artistica, partendo proprio da casa discografica e produttore. That’s How Rumors Get Started esce, infatti, per la Loma Vista e dietro la consolle si siede Sturgill Simpson, acclamato songwriter originario del Kentucky, che ha percorso la medesima strada della Price, partendo dal country per poi approdare in altri lidi.

E deve essere stato proprio lui a convincere Margo della possibilità di spostarsi dalla casa madre per tentare una nuova avventura verso generi che in passato erano stati solo sfiorati. Le dieci canzoni in scaletta, infatti, suonano prevalentemente pop rock, strizzano l’occhio, almeno in alcuni casi, a sonorità radiofoniche, si scrollano di dosso la polvere del country old style dei due predecessori, pur mantenendo nella declinazione un vellutato accento sudista.  

Simpson, poi, ha messo al servizio della Price un pugno di musicisti coi fiocchi: il chitarrista Matt Sweeney (Adele e Johnny Cash), l’allampanato bassista Pino Palladino (Phil Collins, John Mayer Trio, Jeff Beck, Pino Daniele), il batterista James Gadson (Aretha Franklin, Marvin Gaye), e soprattutto l’ex Heartbreaker, Benmont Tench, il cui pianoforte è spesso protagonista in queste nuove, bellissime canzoni.

La title track posta in apertura è la cartina di tornasole del nuovo corso: uno splendido drive di piano ricama attorno a una melodia pop orecchiabilissima ghirigori seventies che rimandano immediatamente ai Fleetwood Mac, in quota Stevie Nicks. Letting Me Down, scelta come secondo singolo, resta da quelle parti e uncina con un’altra riuscita melodia e un gagliardo lavoro alle chitarre. In Twinkle Twinkle, Margo sfodera un’inusitata grinta rock: chitarra distorta, ritmica quadrata e il solito lavoro di Tench, questa volta all’hammond.

Basterebbero questi tre pezzi iniziali a marcare la distanza fra le due parti di carriera e a suggerirci che è nata un’artista nuova di zecca. La Price, però, tira fuori dal cilindro ulteriori sorprese: la superba Stone Me, Pettyana al midollo, la dance pop di Heartless Mind, caratterizzata da uno sbarazzino lick di tastiere, il rock blues classico della sofferta What Happened To Our Love?, gli afrori sudisti del country gospel di Prisoner Of The Highway (ancora Tench sugli scudi). Tutte sonorità, queste, aggiunte a un songbook mai come ora eclettico e ispirato. Chiude il disco I’d Die For You, ballata scartavetrata da una ruvida chitarra elettrica, ma dal cuore morbidissimo, in cui la prova vocale della Price è di quelle che lasciano il segno.  

That’s How Rumors Get Started farà probabilmente storcere il naso a quanti avevano amato i primi due album e a coloro che preferiscono l’ortodossia all’eclettismo; tuttavia, in questa nuova dimensione, è evidente che la Price abbia trovato maggior consapevolezza e abbia dato ulteriore profondità a un songwriting decisamente in crescendo. Merito suo, certo, ma anche merito di Sturgill Simpson che ha saputo trarre il meglio da un artista ricca di talento. Quindi, per parafrasare il titolo del disco, fate girare la voce e consigliate a tutti That’s How Rumors Get Started. Ne vale davvero la pena.


TAGS: loudd | margoprice | pop | recensione | review | that'showrumorsgetstarted