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REVIEWSLE RECENSIONI
15/09/2023
The Hives
The Death of Randy Fitzsimmons
Ironici e divertenti, imprevedibili ma al tempo stesso coerenti e garanti di qualità, terribilmente immaturi e al contempo innegabilmente intelligenti. Gli Hives sono tornati con un annuncio funebre in una mano e l’invito a una festa folle nell’altra, l’occasione è la stessa: la morte di Randy Fitzsimmons.

Scherzare è una cosa seria e gli Hives lo sanno fare benissimo. Non per nulla il loro nome significa orticaria e rappresenta con adeguata accuratezza la sensazione che da sempre desiderano scatenare nei cervelli di chi li ascolta. Vuoi che ti dicano la verità e ti facciano un discorso serio? Ti racconteranno inverosimili, divertenti e accurate storie per ore. Punti a stare al gioco, divertirti e hai perso ogni speranza di ricavarne un senso? Sottotraccia finiranno con il risponderti qualcosa che sembra folle, ammantato con un po' di fumo, ma si avvicina alla verità. Autoironici e immaturi tanto da essere terribilmente discreti e intelligenti, questi sono i cinque svedesi di Fargesta. Se non sei disposto a farti prendere in giro, non sono la band per te.

I loro nomi reali sono Per Almqvist (cantante), Niklas Almqvist (chitarra solista), Mikael Karlsson (chitarra ritmica), Johann Gustafsson (basso) e Christian Grahn (batteria), ma i fan li conoscono meglio come Howlin' Pelle Almqvist, Nicholaus Arson, Vigilante Carlstroem, The Johan And Only e Chris Dangerous, i loro nomi “di battaglia”. La formazione, originaria di una piccola cittadina nella contea di Västmanland, a poche centinaia di km da Stoccolma, esiste dal 1993 sostanzialmente immutata, al netto del bassita, Matthias Bernvall (Dr. Matt Destruction), che si è ritirato per motivi di salute nel 2013. Trent’anni di carriera e sei album di garage punk rock al fulmicotone (compreso l’attuale), di cui l’ultimo, Lex Hives, del 2012. Undici anni di silenzio e poi il nuovo lavoro, The Death of Randy Fitzsimmons.

 

Randy Fitzsimmons è niente meno che il motivo per cui gli Hives stessi stanno insieme: leggenda narra che avrebbe inviato una lettera a tutti e cinque i membri chiedendo loro di formare una band e da quel momento è accreditato come autore di tutte le canzoni del gruppo. Randy Fitzsimmons è diventato per gli Hives il loro comandante, l’eminenza grigia dietro ogni azione e canzone, il loro Svengali (vedi il personaggio creato da George du Maurier: un ebreo errante, un musicista girovago che ipnotizza una giovane e con i suoi misteriosi poteri la trasforma in una celebre cantante).

Ad un certo punto però, il grande Randy sparisce. Da principio la cosa non desta particolare preoccupazione, un periodo di lontananza è comprensibile, ma dopo un po' la situazione diventa difficile, senza Randy, come fare a continuare ad essere “la più grande rock’n’roll band del pianeta”? Gli Hives tentano di registrare almeno due singoli, (la bellissima) “Good Samaritan” e “I’m Alive”, le ultime cose che Randy gli aveva lasciato. Poi il vuoto. Poco dopo i cinque scoprono che Randy era morto. Le circostanze erano misteriose e lui aveva sempre avuto un umorismo nero e un modo un po' bizzarro di comunicare, per cui la scelta era obbligata: bisognava prendere le vanghe e andare a scavare in quella che era la sua presunta tomba. La bara era vuota, ma all’interno c’erano queste canzoni. Un testamento? Randy in realtà è vivo? Tornerà? Chi lo sa, nel frattempo, questo album celebra la sua morte… con una festa di sudore e adrenalina senza compromessi.

Molto meglio che un noioso racconto di malattie, stanchezze, ricerche di ispirazione e similari, non trovate?

Dietro lo pseudonimo di Randy si vocifera che forse ci sia il chitarrista Arson, fratello di Pelle, ma la verità sarà per sempre ammantata nell’incertezza. Se ci si avvicina troppo si potrebbe fare una brutta fine, in fondo chi dice che i ninja che fanno loro da roadie durante i live non siano pronti a reagire drasticamente anche di fronte a rischi del genere?

 

Un disco dopo undici anni, in ogni caso, è un bell’azzardo: da poco più che trentenne ti ritrovi molto più che quarantenne, sarà un disco maturo, forse più serio? Oddio, assolutamente no. Come ha sentenziato il cantante Howlin' Pelle Almqvist: “Chi cazzo vuole un rock'n'roll maturo? È sempre lì che la gente sbaglia. Il rock 'n' roll non può crescere, è un adolescente perenne e questo album si sente esattamente così".

In occasione di un’intervista a NME Pelle ha chiarito: "Immaginate: 'Gli Hives sono stati via per 10 anni e ora sono maturati'. Era importante andare nella direzione opposta. Dobbiamo essere fottutamente stupidi e infantili, anche peggio di come siamo stati prima! Le canzoni punk di questo album sono quasi peggiori del nostro primo disco!”.

Gli Hives hanno quindi coscientemente deciso non solo di non evolversi e di non invecchiare, ma di continuare con il preciso scopo di divertirsi come dei matti, cantando e suonando canzoni a rotta di collo sempre più umoristiche e accattivanti, mantenendo salda la loro cifra stilistica e riconfermando la ricetta dei loro manicaretti sonori. Come sintetizza magistralmente Pelle “Se diventi più vecchio non devi suonare musica matura, puoi suonare qualsiasi musica tu voglia!”. E gli Hives vogliono solo potersi divertire come degli adolescenti, fulminati dal rock’n’roll o, meglio, dal garage punk’n’roll. Sarà per questo che i nuovi elegantissimi abiti non sono più bianchi e neri ma tutti neri… decorati con dei favolosi fulmini che si illuminano al buio?

 

The Death of Randy Fitzsimmons è un compendio di dodici pillole al fulmicotone che non lasciano tregua: insieme superano di poco i 31 minuti e da sole non superano i 3 minuti. Veloci, selvagge, ampiamente umoristiche, carismatiche come i loro esecutori, melodiche ma aggressive, così stupide da essere intelligenti, così perfettamente dentro il canone dei suoni e degli stilemi della band da essere una collezione di piccole hit, ma con la sensazione che in realtà siano più sperimentali del previsto. Oltretutto, registrate tutte nello studio di Benny Andersson dei connazionali ABBA.

The Death of Randy Fitzsimmons è una tragicommedia burlesca, irridente, infantile e geniale, capace anche di sfiorare la parodia e l’auto-parodia rimanendo sempre serissimamente fedele a se stessa. In “The Bomb”, ad esempio, il ritornello raggiunge altissime vette di battute domanda-risposta:

«What you wanna do? Go off!

What don't you wanna do? Not go off!

What don't you wanna not do? Go off!

What don't you wanna not don't wanna do? Not go off!».

Gioco che diventa ancora più interessante se si considera che il verbo frasale “go off” significa, a seconda dei contesti: esplodere, andare via, andare a male e perdere interesse. Quale sarà qui l’accezione migliore? A voi la scelta nel momento in cui vi ritroverete a cantarla e sudarla.

 

Le burle e meta-burle, inoltre, si trovano sia all’interno di ogni brano sia nei modi in cui ogni brano è usato o progettato. In "Countdown to Shutdown" (che già nel video evidenzia come il tema oggetto di derisione siano le diseguaglianze economiche in un capitalismo al collasso gestito da personalità truffaldine), ad esempio, si cita lo “Schema Ponzi”, un modello economico di vendita truffaldino ideato da Charles Ponzi (1882-1949), che promette forti guadagni ai primi investitori a discapito dei nuovi, a loro volta vittime della truffa. Ebbene, in un comunicato stampa Howlin' Pelle ha definito questa canzone "più efficace del 37% rispetto al concorrente più vicino e sicuramente aiuterà i vostri risultati del secondo e terzo trimestre".

La prospettiva di condividere il palco con gli Arctic Monkeys per il tour europeo ha inoltre influito su "What Did I Ever Do To You?", che diventa la loro risposta alla nota canzone degli Arctic Monkeys "Do I Wanna Know?". Mentre un’ironia un po' nera non si trova solamente nella bella “Bogus Operandi” che apre il disco, accompagnata da un video in stile horror movie di serie b, ma anche nella velocissima “Trapdoor Solution” che la segue a ruota: «I dug a hole, I made a lid. And I'm excited like a little kid. It's like a door, but in the floor. Trapdoor solution! This thing can swallow anything. Think of the joy that it can bring. It's evolution (Yeah) Trapdoor solution (Yeah) So let me take this off your hands. Let's try it out, see where it lands. Lead some assholes to the top. Flip the lid and watch them drop», che in italiano significa più o meno questo: «Ho scavato una buca, ho fatto un coperchio. E sono eccitato come un bambino. È come una porta, ma nel pavimento. È la soluzione della botola. Questa cosa può inghiottire qualsiasi cosa. Pensa alla gioia che può portare. È l'evoluzione. La soluzione della botola. Quindi lascia che ti tolga questo dalle mani. Proviamolo, vediamo dove arriva. Conduciamo qualche stronzo fino in cima. Capovolgiamo il coperchio e guardiamoli cadere».

 

Come disse John Cooper Clarke dei Ramones: "Avevano capito che era meglio avere testi intelligenti su argomenti idioti che il contrario" e gli Hives non solo hanno seguito il loro esempio, ma l’hanno arricchito di badilate di sbruffonaggine ironica e scanzonata, di precisione tecnica invidiabile, di ritmi incalzanti e accattivanti e di una notevole eleganza, evidente non solo nel vestire, ma anche nel proporre contenuti immaturi, assurdi e umoristici senza mai essere volgari, anzi, inchiodando fan e detrattori con stile e intelligenza, possibilmente travolgendo chiunque con ondate di spregiudicato divertimento garage punk, costantemente controvento e satolle di controllatissimo, melodico ed energizzante caos.