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REVIEWSLE RECENSIONI
15/03/2024
Big Big Train
The Likes of Us
"The Likes of Us" è un altro grande disco dei Big Big Train e ne certifica il ritorno in maniera più che convincente, con una scrittura più tradizionalmente Prog, che gioca in maniera disinvolta con gli stilemi più abusati del genere.

La scomparsa di David Longdon nel novembre 2021 a causa di un incidente domestico che definire assurdo sarebbe riduttivo, avrebbe potuto seriamente mettere la parola fine sulla carriera dei Big Big Train. È vero che il cantante di Southampton era entrato in una band già avviata, che aveva alle spalle diversi lavori di sostanza, ma è altrettanto vero che solo con lui dietro il microfono il gruppo ha fatto quel salto di qualità che lo ha annoverato tra i grandi del Progressive (basti vedere anche dal vivo, dove il repertorio pre-Longdon non è mai preso in considerazione).

Per fortuna è andata diversamente: Greg Spawton e compagni hanno deciso di andare avanti e hanno reclutato Alberto Bravin, tastierista dei Sinestesia, da alcuni anni in pianta stabile nella nuova formazione della PFM. Col nostro connazionale hanno intrapreso un piccolo tour europeo che ha toccato anche l’Italia (prima volta in carriera, per loro) lo scorso settembre, in occasione del 2 Days Prog + 1 Festival di Veruno.

Se già allora le sensazioni furono positive, l’ascolto del nuovo disco le ha confermate in pieno: The Likes of Us è un altro grande disco dei Big Big Train e ne certifica il ritorno in maniera più che convincente, lasciando intendere che la scomparsa di uno dei loro uomini di punta (adeguatamente celebrato nello splendido Summer Shall Not Fade, doppio cd dal vivo uscito lo scorso anno anche in versione Bluray) seppure rimarrà per sempre come ferita, non ne ha intaccato le capacità di scrittura.

 

Come sempre è il bassista Greg Spawton a firmare tutti i brani, mentre il contributo del nuovo entrato si concretizza nella scrittura di quasi tutti i testi e nell’arrangiamento di alcuni di essi per la sezione di ottoni che è ormai un marchio di fabbrica del gruppo e che anche in questa occasione riesce a dare mostra di sé.

Registrato a Trieste, città d’origine di Alberto (che ha ispirato anche il testo di “Miramare”, dedicata all’omonimo castello) e prodotto dallo stesso gruppo, che per la prima volta da tempo si è trovato insieme nella stessa stanza ad incidere in presa diretta, The Likes of Us non si discosta quasi per nulla dalle precedenti release. Semmai, si potrebbe dire che l’ingresso di una nuova voce, leggermente più “ruvida” e dal timbro più tradizionale rispetto a quella di Longdon, ha fatto perdere quell’aspetto teatrale e a tratti epico che caratterizzava lavori del calibro di Grand Tour e The Underfall Yard. Al contrario, c’è una scrittura più tradizionalmente Prog, che gioca in maniera disinvolta con gli stilemi più abusati del genere (evidente soprattutto nell’apertura, quasi interamente strumentale, di “Light Left in the Day” e nella successiva “Oblivion”, primo singolo nonché episodio più immediato dell’album, dove compare anche qualche reminiscenza Prog Metal) ma che risulta comunque gradevole e ben riuscita.

 

I migliori Big Big Train li troviamo però nei 17 minuti di “Beneath the Masts”, apice compositivo dell’intero lavoro, che rifà le solite cose in maniera leggermente aggiornata e che sa toccare le corde giuste pur senza variare troppo le carte in tavola. Stesso discorso per “Miramare”, straordinariamente evocativa, e irresistibile nella sua carica poetica, mentre la conclusiva “Last Eleven” mette in primo piano le intricate partiture strumentali tipiche di un gruppo Prog ma di cui loro hanno raramente abusato.

In mezzo, due ballatone algide come “Love is the Light” e “Bookmarks”, belle ma non imprescindibili, ed un’ottima “Skates On”, concisa ma sempre molto evocativa come tipico della scrittura di Spawton.

 

Un gran bel ritorno: nulla aggiunge e nulla toglie alla carriera di un act che, si fosse sciolto nel 2021, nessuno avrebbe potuto dire nulla, ma allo stesso tempo mette in fila ottime canzoni e ci presenta una ritrovata serenità che la splendida copertina di Sarah Louise Ewing, con quei bambini che giocano felici immersi in un paesaggio idilliaco, ha saputo evocare con grande efficacia.

Ci auguriamo di rivederli presto dalle nostre parti: dopotutto una scusa per passare più spesso adesso ce l’hanno.