A pensarci bene, è quasi quindici anni che Cedric Bixler-Zavala e Omar Rodríguez-López dicono di voler realizzare un album pop. Prima ci hanno provato con Cryptomnesia, in collaborazione con Zach Hill sotto il nome di El Grupo Nuevo de Omar Rodríguez-López. Poi hanno tentato con Ochtaedron, l’album più malinconico dei Mars Volta – e forse proprio per questo uno dei più riusciti. Infine, con Nocturniquet, si sono arresi, anche perché il risultato – a dire il vero – è stato un mezzo pasticcio.
Poi l’amicizia tra Cedric e Omar si è guastata, così come l’intesa artistica che stava alla base dei Mars Volta, soprattutto perché Bixler-Zavala si era unito alla chiesa di Scientology. Un’esperienza che ha segnato in modo drammatico la vita di Cedric e della sua famiglia e che, una volta conclusasi, ha portato a un ricongiungimento tra questi e Rodríguez-López. I due hanno così ripreso a lavorare assieme, prima fondando il supergruppo Antemasque con Flea dei Red Hot Chili Peppers e poi rimettendo in pista gli At the Drive-In per un album (In•ter a•li•a) e un tour mondiale di successo.
Mentre stava componendo i brani per quello che sarebbe stato il successore di Relationship of Command, però, Omar aveva la netta sensazione che alcuni frammenti musicali su cui stava lavorando non fossero particolarmente adatti agli At the Drive-In. Per cui, conclusa anche quell’esperienza, d’accordo con Bixler-Zavala, Rodríguez-López ha ripreso in mano quelle canzoni e ha pensato che fosse giunto il momento per il tanto atteso ritorno dei Mars Volta.
Realizzato nel corso degli ultimi tre anni, The Mars Volta (che fin dal titolo si pone come nuovo punto di partenza per la band) quasi a sorpresa si scosta completamente da quanto prodotto finora dal combo originario di El Paso. Se gli esordi erano infatti contrassegnati da un’anarchia sonora a tratti cacofonica, dove il progressive veniva scosso da una furia hardcore e ibridato con qualsiasi cosa passasse per la mente di Rodríguez-López (musica d’avanguardia, ritmi latini, melodie caraibiche, elettronica), i Mars Volta del 2022 sono chiaramente un gruppo di maturo art-rock, che guarda piuttosto all’esempio di artisti come David Bowie, Phil Collins, Peter Gabriel e Paul Weller, distintisi per aver impresso svolte inaspettate alle loro carriere. E non è un caso che Bixler-Zavala abbia guardato in special modo all’esempio di Weller, capace di passare in una manciata di anni dal mod revival dei Jam al sophisti-pop degli Style Council.
Quando a inizio 2019 Rodríguez-López ha approcciato Bixler-Zavala proponendogli le sue nuove composizioni, entrambi hanno capito fin da subito che il nuovo album dei Mars Volta dovesse avere una forte impronta pop, con canzoni inferiori ai tre minuti. Ma se le melodie concepite da Cedric e le musiche scritte da Omar rispecchiano indubbiamente la forma-canzone, molto meno convenzionali sono gli arrangiamenti pensati da Rodríguez-López e i testi scritti da Bixler-Zavala. Omar, infatti, ha preso come punto di riferimento So di Peter Gabriel, un album sì molto popolare, ma capace di unire con efficacia avanguardia e pop, senza che la visione sovversiva del suo autore si piegasse ai dettami mainstream. Allo stesso modo, i testi di Cedric sono oscuri e personali (anche se meno criptici di un tempo), fortemente influenzati dalla battaglia legale intrapresa dalla moglie Chrissie contro l’attore Danny Masterson e la Chiesa di Scientology: l’accusa è che questi abbia abusato sessualmente di Chrissie e altre tre donne con la connivenza dei vertici della congregazione.
Prodotto come sempre da Rodríguez-López, The Mars Volta è un album dall’impostazione tradizionale, con ritornelli ficcanti e melodie a presa rapida, su cui si innestano però frequenti inserti di musica caraibica e l’uso massiccio della lingua spagnola. Una scelta, questa, che vuole rimarcare l’amore di Omar per il natio Porto Rico (confermato anche dai video realizzati in loco da quest’ultimo per i singoli “Blacklight Shine”, “Graveyard Love” e “Vigil”) e l’attaccamento alle radici messicane per Cedric.
Nonostante il monicker The Mars Volta in copertina, è facile che i fan di De-Loused in the Comatorium e Frances the Mute (senza dubbio i capolavori conclamati del gruppo) storcano il naso ascoltando questo lavoro. È vero, sono passati oltre tre lustri e musicisti come Juan Alderete de la Peña, Jon Theodore e John Frusciante non sono più della partita, come non ci sono più Isaiah “Ikey” Owens (scomparso nel 2014) e il membro fondatore Jeremy Michael Ward (morto nel 2003 poco prima della pubblicazione dell’album di debutto), a cui la band dedica la toccante “Palm Full of Cruxes”. Però c’è Marcel Rodríguez-López alle tastiere, che ha suonato nei Mars Volta per quasi dieci anni; c’è Eva Gardner al basso, presente in Tremulant, il primo EP della band; e c’è il virtuoso della batteria Willy Rodriguez Quiñones, che con il suo peculiare stile percussivo caratterizza il sound del disco. Ma, soprattutto, ci sono Cedric Bixler-Zavala e Omar Rodríguez-López. E dato che fin dal primo disco in ogni loro lavoro è presente una dicitura che afferma come «la partnership tra Omar Rodríguez-López e Cedric Bixler-Zavala è i Mars Volta», allora questo – nonostante sia lontano anni luce dal massimalismo degli esordi e ci presenti una band proiettata verso un interessante art pop – è in tutto e per tutto un album dei Mars Volta.