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REVIEWSLE RECENSIONI
31/01/2018
Shopping
The Official Body
Si può parlare di cose serie facendo divertire e, soprattutto, suonando un solido post-punk con venature disco. Gli Shopping giungono a una forma completa con questo terzo album e portano alla ribalta il loro approccio da outsider senza compromessi concentrato in dieci tracce a tutto ritmo.

Dopo più un decennio di dischi post-punk fin troppo curati e persino patinati finalmente qualcuno che torni alle radici, incidendo brani non solo con lo spirito dell’epoca ma anche con la stessa tecnica strumentale tutt’altro che rigorosa. Il che non significa, attenzione, che la resa sia poco efficace. Anzi, certe sbavature (piccole e meno piccole) di chi suona i derivati del punk sono “la morte sua” e, tutto sommato, possiamo perdonarle.

Nel caso degli Shopping, il trio londinese giunge al terzo lavoro facendo già un bel salto di qualità rispetto a come suonavano i dischi precedenti, di tutto rispetto ma sempre reclusi nei territori dell’essenzialità compositiva.

In “The Official Body” le costanti sono infatti una batteria decisa ma ridotta all’osso con ampie approssimazioni esecutive, un basso centrale e portante nella riconoscibilità dei pezzi attraverso veri e propri riff, il tutto perfettamente complementare a una chitarra straordinariamente tagliente e talmente fuori dai canoni standard da non eseguire nemmeno un accordo (giuro, vi sfido a trovarne uno) in nessuna delle dieci tracce dell’ellepi. Sempre e solo pennate ritmiche, con un massimo di due note di plettro per volta o qualche tema tutt’altro che chitarristico, come faceva gente del calibro dei Pop Group o dei Talking Heads di “77”.

E per dare qualche coordinata più precisa per i maniaci delle similitudini, i botta e risposta di voce maschile e femminile, in quel tono un po’ sguaiato e svogliato alla maniera punk, e certe basi ritmiche al limite tra pogo e dancefloor, ci portano dritti in zona B-52’s. Ma non è tutto elettrico quello che luccica. I synth sono infatti ben altro che un tabù per gli Shopping. Il loro sound è talmente asciutto che quando qualcosa di elettronico si insinua nei brani fa un figurone e consente al loro stile-madre di lievitare, portandolo a una consistenza molto più fragrante e malleabile.

I protagonisti di questo ottimo “The Official Body” sono Rachel Aggs (voce e chitarra), Billy Easter (basso e voce) e Andrew Milk alla batteria, tre artisti già in forza a diverse formazioni della scena DIY punk britannica. Si parte con il martellante disco punk di “The Hype” e la veloce seppur monolitica “Wild Child”, per approdare alla melodia struggente di “Asking for a Friend”, di sicuro la traccia più avvincente dell’album (non a caso è la più elaborata e la più varia armonicamente).

Si torna quindi in piena retromania elettrica con l’accoppiata “Suddenly gone” e “Shave your head”, per poi cambiare completamente registro con synth e drum machine ad accompagnare l’irresistibile chitarra di “Discover”. La bizzarra “Control yourself” richiama per certi aspetti alcune atmosfere dei Pixies e si contraddistingue per un repentino cambio di tempo a metà canzone. Il disco si chiude con le frenetiche percussioni di “My dads a dancer”, seguita da “New Values”, un’ipnotica canzone new wave con alcune incursioni nel dub, per finire con “Overtime”, che tira le somme di tutto quanto espresso nelle precedenti tracce.

La freschezza di “The Official Body” e la sua attitudine a far muovere l’ascoltatore non devono però trarre in inganno. Le tematiche dei testi non sono per nulla superficiali e mirano ad andare in profondità attraverso critiche al potere, alla politica e alla società. In perfetta linea con l’approccio punk che nutre il loro DNA, gli Shopping hanno scelto di non mettersi su un pulpito a fare la paternale a chi li ascolta. Per un artista è decisamente meglio confondere le cose con gli strumenti in mano, salire su un palco e, al limite, mettere quello che ne deriva su un disco. Così è molto più divertente.