Per decenni le Torri gemelle hanno segnato l'immaginario di milioni di persone, a poca distanza dal fiume Hudson hanno modellato e reso unico e riconoscibile lo skyline più celebre del mondo, quello della New York pre 11 settembre, la New York che faceva sognare gli amanti del cinema americano, quella che ancora non aveva conosciuto l'orrore supremo. Purtroppo è proprio a quell'orrore che le menti di tutti noi tornano quando si parla di World Trade Center, Twin towers, Ground zero; nel corso degli anni però le Twin towers ci hanno regalato molto in termini di cultura e immaginario.
Nel 1974, poco tempo dopo la loro inaugurazione, le due torri sono state il palcoscenico di uno spettacolo incredibile, uno di quegli eventi graziati da genio e follia, nemmeno in parti uguali, probabilmente la follia prevalse di molto sul genio nel momento in cui il funambolo francese Philippe Petit, classe 1949 e (spoiler) oggi ancora in buona salute, tirò un cavo d'acciaio di circa 3 cm di spessore tra la Torre Nord e la Torre Sud e ci camminò sopra, all'alba del 7 agosto, senza nessun sistema di ancoraggio di sicurezza, facendo bellamente avanti e indietro tra le due imponenti costruzioni per ben otto volte, salutando il pubblico sottostante che ormai si era assiepato per assistere a una delle performance più incredibili che il mondo avesse visto fino a quel momento, e tenendo i suoi collaboratori e New York tutta con il fiato sospeso. Arte, follia, tutto all'ennesima potenza.
The walk è il racconto di questa impresa, del suo protagonista, della sua preparazione; per narrarcela Zemeckis si ispira al libro scritto dallo stesso Petit, Toccare le nuvole fra le Twin Towers. I miei ricordi di funambolo.
Francia anni Settanta. Philippe Petit (Joseph Gordon Levitt) è un ragazzo con la passione per la giocoleria e il funambolismo, passioni che non lo abbandoneranno nel corso degli anni. Ciò che invece Philippe dovrà abbandonare sarà la casa paterna; il genitore infatti non accetta questo figlio che non sembra intenzionato a trovarsi un lavoro serio e un suo posto nel mondo. Trasferitosi a Parigi Philippe inizia a fare l'artista di strada; qui due incontri cambieranno in modo deciso questa fase della sua esistenza: il primo è quello con la bella Annie (Charlotte Le Bon) conosciuta mentre la ragazza si esibisce in una cover di Leonard Cohen, il secondo è quello con il maestro del circo Papa Rudy (Ben Kingsley) che col tempo si affezionerà a Philippe, riconoscendone il talento e passandogli i suoi segreti in materia di nodi, cavi, equilibrio, rispetto del pericolo e quant'altro.
Un giorno, durante una visita dal dentista, Philippe legge su una rivista della costruzione delle Torri gemelle a New York; il ragazzo rimane folgorato dalla bellezza (e dall'altezza) dell'opera, da quel momento in avanti il suo sogno diverrà quello di coprire quello spazio tra i due grattacieli e camminarci nel mezzo, sospeso a più di 400 metri d'altezza. Per farlo avrà bisogno del sostegno di Annie e di una squadra di collaboratori folli messa insieme apposta per compiere l'impresa, tra questi ci sarà anche l'amico e fotografo Jean-Louis (Clément Sibony). Fatti tutti i preparativi il gruppo partirà alla volta di New York per mettere in atto il gesto artistico del secolo.
Il film di Zemeckis vive di due anime distinte, entrambe profondamente americane, compresa la prima, ambientata nella provincia francese prima e a Parigi poi. Il giovane Philippe è il classico ragazzo deciso a seguire i suoi sogni, a dispetto della famiglia e delle probabilità avverse, uno di quei personaggi che tirano dritto verso l'impresa bigger than life.
La struttura di tutta la prima parte del racconto è molto hollywoodiana con il protagonista che parla in macchina ripreso in cima alla Statua della Libertà, con il crescendo di esperienza nel campo del funambolismo con scarti poco lineari, in una sequenza per esempio Philippe cade dalla fune a pochi metri di altezza dentro un lago, l'impresa successiva è subito l'attraversamento tra le due torri di Notre Dame.
Il racconto prende poi i toni dell'heist movie nel momento dell'assemblaggio della squadra che dovrà preparare il colpo e ne segue gli schemi per tutta la preparazione all'evento. Fino al momento in cui il gruppo arriva a New York e Philippe sale sulla Torre Nord per iniziare la traversata il film non ha davvero nulla di così eccezionale; le cose cambiano quando inizia il racconto dell'impresa.
Le panoramiche in soggettiva su una New York a 400 metri più in basso dal nostro punto di osservazione sono di forte impatto (immagino cosa dev'essere stata la visione in sala in 3D) e anche il coinvolgimento emotivo, così come la tensione, si impennano in poco tempo.
La narrazione di Zemeckis, pur se qui più spettacolare che nella prima parte, sembra asciugarsi dal superfluo, lassù nel cielo della Grande Mela sembra prendere un tono più genuino, ammirato da un'impresa impossibile da credere per chi, come chi scrive, non ne ha ricordo diretto.
Visto oggi, a molti anni di distanza da quel gesto senza eguali, e a parecchi dalla ben nota tragedia, The walk ha la capacità di affiancare se non proprio un ricordo, almeno la conoscenza di un evento entusiasmante a quello che è stato, ed è tuttora, il nostro legame immaginifico e sentimentale con le torri.