La critica musicale, in teoria, dovrebbe essere sempre oggettiva e super partes, al fine di offrire al lettore un giudizio chiaro e il più possibile neutrale. Spesso però è quasi impossibile e la soggettività, prima o poi, prende il sopravvento (e per fortuna, aggiungerei). Questa volta, però, ammetto che non ci proverò nemmeno: lo dico subito, a questo giro sono di parte.
Lo sono e voglio dirlo apertamente dalle pagine (virtuali) di questa testata, Loudd, perché se non fosse stato per lei, tutto questo non sarebbe successo.
Facciamo un passo indietro: sono di parte perché Giro! è un membro de I Le Lucertole, proprio come lo sono io da tre anni a questa parte. E tutto è nato grazie a Loudd, che mi mandò a intervistare la band riminese: ci siamo conosciuti e, grazie a quella chiacchierata (che potete recuperare QUI), abbiamo scoperto di condividere un modo simile di vivere la vita e la musica. Da allora le nostre strade si sono intrecciate.
Capirete, quindi, che non posso essere super partes quando un fratello pubblica il suo primo disco da solista, e ancor più se si tratta di musica elettronica.
E allora eccolo, il mio giudizio su questo EP: assolutamente soggettivo, ma arricchito da tutto ciò che vi ho appena raccontato.
Questa recensione ha un duplice scopo: da un lato dare visibilità a un artista che stimo profondamente, dall’altro offrire comunque un giudizio sincero e netto - perché, amico o no, non ho intenzione di fare sconti a Giro!.
Il disco è un EP di quattro brani dal titolo evocativo: Ti voglio bene, lasciati andare. Una manciata di tracce che oscillano tra un’elettronica chill, ariosa, a tratti contemplativa (che richiama artisti come Koralle o Populous) e un’EDM più diretta, in stile okgiorgio.
Fin dal primo ascolto evoca luoghi, atmosfere e momenti quasi tutti legati alla Valmarecchia (una zona vicino a Rimini) che ho vissuto anche con I Le Lucertole, e fotografa bene una certa attitudine tipica della nuova scena riminese: un’altalena emotiva tra relax e festa, tra contemplazione e movimento. Giro! riesce a rendere tutto questo perfettamente evidente nel suo percorso sonoro composto da quattro brani: due originali e due remix.
Si parte con “Il verme che divorò la Valmarecchia”, brano che strizza l’occhio al mondo chill-out/lofi, ideale da ascoltare in cuffia o come colonna sonora di momenti di concentrazione. Il pianoforte disegna una linea sognante su un beat essenziale e, invece di restare statico, il pezzo cresce, portando l’ascoltatore in territori quasi mistici. Tutto è accompagnato dal lavoro visivo di Luca Vagno ed Enrico Mongiello (fotografia) e dalla grafica curata da Lorenzo Bertozzi. Da segnalare anche il cameo di Zacca (de I Le Lucertole), che aggiunge un tocco di familiarità. Il risultato complessivo è davvero riuscito.
Si prosegue con “0501, gennaio”, il brano più elettro-pop del lotto, remix del brano scritto da Solomanuel, la cui voce si incastra perfettamente con il mood del pezzo. Il testo, a mio avviso, dialoga bene con il titolo dell’EP, aggiungendo profondità al concept.
Dopo questa parentesi più pop, Giro! ci riporta in un mondo sognante con il brano “fumaiolo sentieri”, riprendendo pianoforte e atmosfere, ma cambiando marcia grazie a una batteria dal groove neo-soul/neo-jazz (alla Yussef Dayes, per capirci) che dà una spinta notevole al pezzo.
Il percorso si chiude con “sant’alberico, 1146”, che sembra racchiudere gli elementi di tutti i brani precedenti con un pizzico di un qualcosa in più. Questo brano infatti nasce come remix di una parte di canzone di Calcutta (“Tutti” dall’album Relax) ricantata da un amico di Giro!. Lo so, tecnicamente è un remix, ma in realtà è stato reso molto bene, per cui se lo si ascolta sembra quasi un brano originale. Qui l’elettronica diventa più dritta e pulsante, con una voce molto effettata. La parte finale è quella che ho apprezzato di più: dopo un crescendo pieno di energia, arriva un momento di quiete sospesa, con una melodia dolce sopra una batteria effettata e un groove che richiama il pezzo precedente. Davvero un gran finale.
In sintesi, il giudizio finale a conclusione del mio viaggio dentro il primo EP di Il Giro! non può che essere positivo: è riuscito a fondere in modo intelligente l’elettronica da ascolto e quella da ballo, costruendo un percorso musicale godibile, a tratti rilassante, a tratti travolgente.
L’unica vera pecca? Quattro brani sono pochi. Lasciano fame, voglia di altro. Ma niente paura: le voci di corridoio dicono che Giro! stia già lavorando a nuovi pezzi.
Vi lascio con l’invito ad ascoltare questo EP e con i crediti di un team che ha fatto un lavoro davvero notevole.
Co-produzione: Max Giorgetti
Progetto fotografico: Luca Vagno e Enrico Mongiello
Progetto grafico: Lorenzo Bertozzi
Video e riprese: Mattia Battistini

