“Nati sulle diverse sponde della vita
Proviamo gli stessi sentimenti
E sentiamo tutto di questa guerra
Quindi vieni da me quando sono addormentato
Attraverseremo il confine
E balleremo sulla strada
E ora so cosa stanno dicendo
Quando i tamburi iniziano a svanire
Abbiamo costruito il nostro amore sul nulla
E attraverso le barricate”
(“Through The Barricades”, Spandau Ballet 1986)
Quando a metà concerto, l’appassionato Tony Hadley dedica quella poesia in musica chiamata “Through The Barricades” a tutte le guerre attuali e ai popoli coinvolti, che alla fine sono tutti da considerare degli sconfitti, ci si rende conto dello spessore che porta questo patrimonio sonoro che arriva da un’epoca che spesso è stata considerata leggera, superficiale e “di plastica”.
Gli anni Ottanta sono stati molto di più e questo e certo; potremo riprendere il discorso nostalgico che dice quanto si stava meglio prima rispetto ad oggi, ma è anche vero che nel 2025 non va tanto bene proprio perché in quegli anni abbiamo ignorato dei problemi che oggi si sono pesantemente ingigantiti.
Ma torniamo a mister Hadley. Questo sorridente artista di sessantacinque sonanti anni si è messo alle spalle l’epoca pomposa degli Spandau Ballet, compreso quel secondo ritorno che si è concluso nel 2017, per salvaguardare la sua salute mentale. Sicuramente non è facile andare d’accordo nelle grandi famiglie, soprattutto se si parla di musica, interessi economici e una catena di montaggio che ti costringe a produrre senza tregue, per paura di sparire dal mercato, oppure essere dimenticato. Tony se n’è ampiamente allontanato e senza nessun rimpianto, tornando a fare la sua arte da solo e nei modi e nei tempi che potevano essere gestiti senza correre troppo.
E così tra un disco swing e la consapevolezza di non poter rinunciare a quei brani della band madre che tutte le persone vogliono ascoltare, il vocalist britannico ha continuato a portare il suo spettacolo nel mondo, arrivando a ben quarantacinque anni di attività e celebrando questo anniversario con un altro anno di concerti che vogliono arrivare a tutti i fan possibili e immaginabili.
L’Italia lo ama da sempre e lui lo sa e ricambia con entusiasmo, con questo segmento estivo di una decina di date dedicate alla penisola italica, e condotte insieme alla sua TH band, che lo supporta con un tessuto sonoro di tutto rispetto. E geniale è stata la scelta di non volersi concentrare su piazze grandi, fredde e poco accoglienti, ma lo sforzo si è concentrato nella rigogliosa provincia, da sud e nord e favorendo luoghi di una bellezza dirompente, come il Teatro Antico di Taormina, Il teatro La Versiliana di Marina di Pietrasanta, i Giardini di Castel Trauttmansdorff di Merano e Villa Arconati a Bollate, tanto per fare qualche illuminante esempio
La qualità di certo non è scesa con questa data finale di questa scorribanda tricolore, che si è conclusa nella provincia trevigiana, nella caratteristica e storica Rotonda di Badoere di Morgano, anche grazie agli sforzi del Comune di questo paese, che si è alleato con il celebre festival Suoni Di Marca (che per ogni estate, regale due settimane di grandi concerti sulle Mura di Treviso).
E la gente di questo verde e rigoglioso tratto di Veneto ha risposto con entusiasmo vigoroso, con un sold out che si è riversato su questa piazza così suggestiva, in un’atmosfera di fervida attesa che il buon Tony Hadley non ha di certo deluso. Famiglie intere presenti, i genitori figli degli eighties che portano la prole a fare incetta di grandi canzoni e di un professionista che è riuscito a mantenere la sua voce in uno stato di salute ed estensione decisamente prodigiosi. Un etto di retorica nostalgica arriva quando alcuni fan sventolano come trofeo una locandina di un concerto degli Spandau Ballet, svoltosi in questa zona quasi quarant’anni fa, ma l’effetto “karaoke di paese” si annulla immediatamente, quando Hadley sale sul palco insieme alla sua band e senza fanfare e cerimonie, si siede su morbido sgabello e intona un inno dello swing come “Feeling Good”.
La voce inizia lievemente “fredda” e incerta, ma è questione di pochi secondi e poi si vola via, sulle onde dell’emozione pura e sulla bellezza senza tempo dei grandi classici degli Spandau, con qualche concessione alla carriera solista sicuramente dignitosa di Tony. Ci mancherebbe, tutti sappiamo che il popolo è qui per ascoltare e cantare “I’ll Fly For You”, “Chant No. 1”, “True” e “Gold”, ma davvero non c’è nulla di patetico o di antico nelle esecuzioni delle Tony Hadley band, che si diverte sul palco con leggerezza ma non sbagliando nulla. E quella già citata poesia che parla di un amore impossibile che va oltre ogni limite e confine, rimane un capolavoro di pathos e struttura sonora che hanno davvero pochi eguali nella musica “leggera ma non troppo”. E dopo quarant’anni, rieccoci qui ad ammettere che purtroppo, nulla è cambiato, nel bene e nel male.
Ottanta minuti abbondanti non sono pochi e anzi rimangono la misura ideale per permettere alla voce di Tony di brillare senza tentennamenti. Alla fine di “True”, basta un cenno del carismatico cantante per fare alzare buona parte del pubblico e condurlo davanti al palco, per un finale davvero commovente e una dedica a Freddy Mercury, con una cover sontuosa di “We Are The Champions” dei Queen, proprio nel giorno in cui il frontman nato a Zanzibar, compirebbe settantanove anni. E mentre le note gloriosa riecheggiano ancora nell’aria, si conclude una serata da incorniciare, dove la magia delle sette note si tinge di una leggera malinconia.
SCALETTA CONCERTO
Photo Credits: Jonathan Giommoni