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THE BOOKSTORECARTA CANTA
Una cena al centro della terra
Nathan Englander
2018  (Einaudi)
LIBRI E ALTRE STORIE CARTA CANTA
all THE BOOKSTORE
04/07/2018
Nathan Englander
Una cena al centro della terra
Da quando ho iniziato a leggere l’ultimo libro di Nathan Englander continua a risuonarmi nella testa la frase posta in esergo. Da un lato rasenta la perfezione in termini di presa di responsabilità (quasi un imperativo categorico kantiano), dall’altro è l’abisso da cui guardare la disperazione dell’essere soli.

Il vecchio Jimmy McCann mi ricordo che diceva: se vuoi fare il lavoro del rapinatore non devo avere affetti o fare entrare nella tua vita niente da cui non possa sganciarti in trenta secondi netti se senti puzza di sbirri dietro l'angolo.

Neil McCauley/Robert De Niro

 “The Heat” - Michael Mann

Domani nella battaglia pensa a me.

“Riccardo III” - William Shakespeare

Da quando ho iniziato a leggere l’ultimo libro di Nathan Englander continua a risuonarmi nella testa la frase posta in esergo. Da un lato rasenta la perfezione in termini di presa di responsabilità (quasi un imperativo categorico kantiano), dall’altro è l’abisso da cui guardare la disperazione dell’essere soli.

Non posso dire di conoscere a fondo l’autore ma il primo incontro con lui risale ad un’intervista realizzata da Antonio Monda in un libro che interrogava diversi scrittori famosi sul loro rapporto con Dio.[1] Mi colpì l’ironia di uno scrittore cresciuto nella comunità ebraica ortodossa di New York il quale raccontava che a trentatré anni decise che era ora di tagliarsi i lunghi capelli.

E poi c’è Philip Roth, sempre.

Mi è bastato leggere che era considerato come il suo erede per cadere nella trappola e acquistare il libro, che non ho ancora terminato. A questo punto è lecito chiedersi che senso abbia una mezza recensione: il senso (per me) è che non riuscivo più a ignorare la provocazione della frase di De Niro che mi ha inchiodato e costretto a scriverci sopra.

Facciamo un passo indietro in quest’opera che è un tour de force temporale, pieno di salti avanti e indietro; un capitolo è ambientato nel 2002, un altro nel 2014. Per entrambi gli anni cambiano poi i riferimenti ai personaggi. Un generale, sospeso tra la vita e la morte; un uomo imprigionato da qualche parte nel deserto; un altro chiamato a fargli da guardia da dodici anni a questa parte; la madre di quest’ultimo da sempre assistente del generale e che gli ha fatto trovare il lavoro; un uomo, un agente del Mossad che ha “tradito” e che ora vive a Parigi circondato dai sospetti e dalla paranoia.

Perfetta la copertina dell’edizione Einaudi nel ritrarre un vortice, perché è questa la sensazione che ti si imprime addosso man mano che procedi nella lettura; un Maelstrom alimentato da una marea che non lascia scampo[2].

Prima di essere trascinati sul fondo verso la “cena al centro della terra”, l’autore ci racconta di un’altra cena dove si avverte il rumore sordo della battaglia che arriva ad intaccare la normalità. L’agente che ha tradito, col suo gesto sa di aver creato un altro mondo attorno a sé. Teme l’uscir di casa, ma umanamente ha bisogno del “contatto”. Come diceva Edgar Allan Poe ne “L’uomo della Folla”: egli è il genio efferato del delitto, non vuole restare solo. E a non voler restare soli si corre il rischio d’innamorarsi di una cameriera in prova. Un giorno solo e poi non la rivedi più. Sei disperato, la rivedi dopo tre settimane, per caso, ma dentro di te si è annidato un morbo, il morbo del sospetto che anche lei non sia lì per caso, che faccia parte del complotto ordito per acciuffarti e riportarti in Israele, dove sai che non la passerai liscia.

Si può vivere così?

Decidi che non vuoi più provare quella sensazione di estrema solitudine e inizi una relazione, vivi con un’altra persona sotto lo stesso tetto. Vita, vita normale. Tutta la luce dell’amore di una donna che cucina una meravigliosa cena per te. Allora le racconti di quel giorno, quando al ristorante ti eri innamorato al primo colpo anche solo nel vederla di schiena. Perfetto. Cosa manca? Cosa chiedere, più di questo?

-Della mia schiena? Sai, quel giorno c’era anche un altro cameriere in prova. SI vantava tanto, ma in realtà non sapeva reggere in equilibrio un vassoio. A me, poi, non mi hanno più richiamata. Lui invece sì, gli avevano proposto di continuare, ma non accettò.

-Perché mi parli di lui?

-Oh, sai, l’ho incontrato qui sotto.

Boom! Ti esplode in faccia la realtà del tuo mondo, di quella paranoia che t’insegue e non vuole lasciarti. Corri in bagno e - in una tipica scena da film - prendi quello che ti serve e guardi negli occhi la tua donna.

La mia lettura e la recensione sono ferme qui. Dentro al libro c’è molto altro e non so cosa mi attenderà, ma quanto assorbito fino ad ora chiede una pausa.

…Non devi avere affetti o fare entrare nella tua vita niente da cui non possa sganciarti in trenta secondi netti.

Si può vivere così?

 

Post Scriptum

Perché leggerlo: perché la Letteratura, se non morde, non è Letteratura.

Perché non leggerlo: perché morde.

 

[1] Antonio Monda. “Tu credi? Conversazioni su Dio e la religione” - Mondadori, 2013

[2] Sarà interessante scoprire se, come nel racconto di Edgar Allan Poe “Una discesa nel Maelstrom”, alla fine il protagonista riuscirà a sfuggire al gorgo e raggiungere un’analoga riva, con il rischio di essere minato nella psiche ed invecchiare velocemente.