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THE BOOKSTORECARTA CANTA
Una stella di nome Henry
Roddy Doyle
1999  (Guanda)
LIBRI E ALTRE STORIE
all THE BOOKSTORE
28/07/2025
Roddy Doyle
Una stella di nome Henry
Roddy Doyle abbandona (anche se non completamente) il suo tono da commedia ironica per concentrarsi sulla Storia della sua Irlanda, mischiando personaggi di fantasia a uomini storici, raccontando l'indipendenza dagli inglesi senza far sconti a nessuno, nemmeno a quelli che avrebbero dovuto essere gli eroi della Patria.

Rispetto ad altre opere precedenti scritte da Roddy Doyle, la storia del protagonista di Una stella di nome Henry, Henry Smart, incontra la Storia con la maiuscola, con più precisione quella fetta di Storia che nei primissimi decenni del 1900 vede nascere i movimenti indipendentisti sorti dal malcontento di parte delle genti d’Irlanda nei confronti di quello che la popolazione vedeva come l’invasore inglese.

Se in alcuni dei titoli più celebri dell’autore irlandese le vicende narrate vivevano di una dimensione più familiare, di vicinato, “di quartiere” se vogliamo, in quest’opera, nata probabilmente con un’ambizione diversa rispetto ad altre, le vicende del protagonista incrociano quelle di gente come James Connolly, uno tra i principali fautori della Rivolta di Pasqua del 1916, fino ad arrivare all’ancor più celebre Michael Collins, la figura più in vista ed elemento fondamentale della guerra civile irlandese.

Doyle sembra qui abbandonare, almeno in parte, l’ironia domestica e il tono colloquiale che caratterizzavano opere come Bella famiglia o Paddy Clarke ah ah ah!, per cimentarsi con una narrazione più epica e in qualche modo più densa. È questo solo il primo passo dello scrittore nato a Dublino del suo racconto sulla storia recente del suo Paese, una narrazione che riprenderà in mano successivamente con Una faccia già vista del 2004 e ancora con Una vita da eroe, romanzo del 2010.

 

Sono diversi gli Henry Smart protagonisti di questo Una stella di nome Henry. Il primo in ordine di tempo è un uomo menomato con una gamba di legno sulla perdita della quale ha l’abitudine di cucire storie sempre diverse, una sorta di scherzo prolungato con il quale allieterà le giornate di sua moglie Melody e quelle di suo figlio Henry, proprio l’Henry Smart che diverrà il protagonista principale di questo libro. Ma tra questi due Henry, meno presente nel romanzo ma con un posto inamovibile nella mente e nel cuore della povera Melody, c’è stato un terzo Henry, quello che diverrà la stella che compare nel titolo del libro.

Siamo nei primi anni del secolo, l’Irlanda è un Paese molto povero, alcune zone di Dublino (molte in realtà) possono sembrare dei veri e propri gironi infernali tra miseria, sporcizia, dolore, povertà, delinquenti, prostitute, fame e soprattutto malattie. Sembra che tutta Dublino abbia la tosse o abbia comunque un motivo più che valido per soffrire.

Non è raro che i bambini nati da poco muoiano; è questa la sorte toccata a quello che per il “nostro” Henry sarebbe stato un fratello maggiore, un fratello che la madre Melody idealizza a tal punto tanto da averne trasformato il ricordo in una stella che ogni notte brilla lassù nel cielo. Ma per il nostro Henry e per quello che sarà il suo fratellino minore Victor, nascerà presto la necessità di lottare con le asperità della vita, il bisogno di trovare un modo per mangiare e sopravvivere con un padre non sempre presente, buttafuori nel bordello di Dolly Oblong, assassino su commissione, e una madre ormai partita per la tangente.

Nonostante le condizioni di vita miserevoli e la sua famiglia d’origine tutt’altro che esemplare, Henry riuscirà comunque a crescere forte e sano, tanto da avere una parte importante nelle vicende legate allo sviluppo dell’indipendenza del suo Paese, un’indipendenza alla quale Henry forse non tiene nemmeno poi così tanto.

 

Una stella di nome Henry rappresenta per Roddy Doyle un cambio di passo rispetto alle sue opere precedenti: l’ironia brillante e il ritmo frizzante lasciano spazio a una narrazione più compatta, più densa e decisamente meno leggera, un cambio di passo che il lettore avverte di fronte alla minor immediatezza del testo. Il romanzo si carica di un peso storico e umano che rende la lettura meno scanzonata e più impegnativa.

Henry non è il protagonista spumeggiante delle commedie di Doyle; pur non mancando momenti di distensione più leggera Doyle mette in evidenza quanto la scelta rivoluzionaria sia non tanto una liberazione delle genti d’Irlanda dall’oppressore inglese quanto piuttosto una sorta di cambio di padrone, perché se sulla carta quello della rivoluzione è un concetto bello e popolare, nella realtà c’è pur sempre da mandare avanti un Paese e soddisfare le richieste di benessere di quei capi della rivoluzione che, a giochi fatti, iniziano a pensare che la detenzione del potere non è poi così male.

Spietata la visione dei rivoluzionari come provocatori, pronti ad alimentare la risposta inglese, a costo di vite irlandesi, pur di mettere in cattiva luce l’esercito avversario agli occhi dell’opinione pubblica. Nel mezzo le storie personali di Henry che è un bel ragazzone grande e robusto e che piace molto alle donne, a partire da quella signorina O’Shea che in gioventù fu per un brevissimo tempo la sua maestra elementare.

Una stella di nome Henry è un romanzo disilluso, meno lieve ma più ambizioso di altre opere di Doyle, uno scritto onesto che non esalta le storture rivoluzionarie di un movimento nato magari per fini nobili, per perseguire un sogno giusto e poi, come tante cose di questo mondo, corrotto nel momento della sua realizzazione.