La droga ti brucia il cervello, ti trasforma in un fantasma, ti porta via tutto, la dignità, soprattutto, e poi gli affetti, l’amore, la famiglia. E’ quello che sta pensando Anthony Kiedis, quando, dopo le prove per la registrazione del nuovo album, Blood Sugar Sex Magik, sta tornando a casa in macchina, una notte del 1991. Attraversa la città che ama, Los Angeles, che in quel momento, più che mai, non rappresenta solo il suo contesto più famigliare, ma la sua unica compagna di vita, l'unica consolazione. Sono tre anni che non si fa, che ha concluso il suo esiziale valzer con eroina e cocaina, e sta finalmente bene. Ma è solo, si sente solo come un cane, senza più punti di riferimento, senza nemmeno la compagnia degli amici che suonano nella band, i quali, da quando ha mollato le droghe, praticamente lo ignorano.
Pensa a tante cose, Anthony, mentre le luci della città sfrecciano al suo fianco, e quei pensieri, che gli hanno attanagliato il cervello e il cuore, lo gettano in un cupissimo sconforto e acuiscono un senso di straniamento prossimo alla disperazione. Soprattutto, Kiedis ha davanti a sé l’immagine della bellissima fidanzata, Ione Skye, la figlia del cantautore Donovan, una ragazza che lo ha amato senza riserve, di quell’amore puro che solo gli adolescenti possono, e che alla fine ha desistito ed è scomparsa per sempre. Perché Anthony, come tutti i tossici, non aveva spazio per altro che non fosse la sua dipendenza, non sapeva e non voleva amare. Cocaina, Eroina, Speedball, la santa trinità di una religione che prevede solo l’ortodossia e la dedizione totale. A fianco del bel volto di Ione, arrivano immagini terribili, mortificanti: i buchi, le sniffate, la sporcizia, quei continui viaggi verso il centro della città, per arrivare sotto il ponte, dove gli spacciatori ti vendono la roba per un altro sballo, chiedendoti in cambio il denaro e l’anima.
Anthony, quando arriva a casa, ha le lacrime agli occhi e brutti pensieri di morte. Prende carta e penna e scrive d’istinto una poesia, per scacciare i fantasmi, rielaborare quel vuoto immenso, provare a vedere se l’inchiostro riesca a rendere più nitidi i pensieri, così confusi, così dolorosi.
Il presente, la solitudine:
“A volte mi sembra di non avere un partner, A volte mi sento il mio unico amico
È la città in cui vivo, la città degli angeli?
Solo come sono, insieme piangiamo
Guido per le sue strade perché è la mia compagna
Cammino attraverso le sue colline perché lei sa chi sono
Vede le mie buone azioni e mi bacia al vento”
Il passato, l’abiezione, la perdita, il rimpianto:
“È dove ho prelevato del sangue(Sotto il ponte in centro)
non ne ho mai abbastanza(Sotto il ponte in centro)
Dimenticato il mio amore(Sotto il ponte in centro)
Ho dato via la mia vita”
Qualche giorno dopo, Rick Rubin, il produttore del disco, va a trovare Kiedis, come fa spesso: discutono del disco, dei testi, delle parti vocali, di come farle rendere al meglio. Per caso, si ritrova per le mani il quaderno di appunti del cantante e legge il testo di Under The Bridge. Resta folgorato. A fatica, convince il cantante a condividere quelle liriche coi compagni, per tirarne fuori una canzone vera e propria. Anthony è riluttante, il testo è troppo triste, troppo personale, troppo emotivamente coinvolgente. Alla fine, però, prevale il parere di Rubin. La band, quando ascolta quei versi, si mette subito al lavoro. In particolare è Frusciante, il chitarrista, a trovare gli accordi e il mood giusto, scegliendo di abbinare a quelle parole disperate una melodia che fosse più leggera, malinconica ma non triste.
Quando il disco venne pubblicato, nel settembre del 1991, il primo singolo scelto fu Give It Away, ma nessuno aveva idea di quale potesse essere il secondo. La Warner decise così di mandare dei suoi rappresentanti a un concerto dei RHCP, per osservare le reazioni del pubblico a ogni nuova canzone. Al momento di suonare Under The Bridge, Kiedis sbagliò completamente l’attacco, che venne però cantato da tutto il pubblico presente. La decisione della casa discografica arrivò in un lampo: se tutti la cantano, quello è il nuovo singolo. Scelta azzeccatissima: Under The Bridge rimase per ventisei settimane nella Billboard Hot 100, arrivando a conquistare la piazza numero due.