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REVIEWSLE RECENSIONI
05/10/2017
Miles Mosley
Uprising
Uprising è potente come un cazzotto di Muhammad Ali, Uprising è qualsiasi genere di musica black che possa venirvi in mente, in più aggiungetevi il rock psichedelico; Uprising non dà tregua...

Che ci crediate o no, forse abbiamo trovato un bassista che va ad aggiungersi ai grandi (che non nomino per pudore ma che spero conosciate bene) dello strumento. Non solo, Miles è anche un gran compositore e se la cava più che bene con il canto. Se poi vi dicessi che ha suonato in quel capolavoro che fu The Epic (2015) di Kamasi Washington (insieme fanno parte del collettivo West Coast Get Down) e che Kamasi stesso gli ha ricambiato il favore per questo suo lavoro solista? Vi basta per tirar fuori Il bandierone ed esultare?

No? Bene, allora vi dirò che Uprising è nato durante le sessioni di The Epic; lo immaginate? Un mese a suonare di continuo, tutti i giorni, come dire: "Kamasi, sono dieci ore che andiamo avanti, ti avanzano mica un paio d'ore che avrei un progettino nella testa...?"

A parte immaginare come sia andata davvero, è cosa buona e giusta iniziare a parlare di Uprising, che, nuntio vobis, è uno dei migliori album del 2017.

Uprising è potente come un cazzotto di Muhammad Ali, Uprising è qualsiasi genere di musica black che possa venirvi in mente, in più aggiungetevi il rock psichedelico; Uprising non dà tregua, anche quando i brani partono tranquilli, zac!, arriva una svisata di basso (Miles lo appellano come il Jimi Hendrix dello strumento, ma credetemi, va anche oltre, ci fa all'amore, lo possiede con tutta la passione che ha in corpo), un colpo di rullante o una scala di pianoforte a svegliarti dal torpore.

Già dal pezzo di apertura, il funkettone "Young Lion", con quelle note iniziali rubate a "Superstion" del vate Stevie Wonder si viene scaraventati in un gorgo dal quale è difficile uscirne. "Abraham", già uscita come singolo, è Otis Redding vivo nel 2017, "More Than This" parte come una ballad, anzi come una torch song per poi a metà brano andare in tutt'altra direzione e finire con il basso ad imbastire geometrie "fuzz". Altro non vi dirò sui brani, per non rovinarvi le sorprese che troverete, posso però darvi una traccia, ovverossia che si va avanti nel disco con le acrobazie sonore di Miles, virtuosismi, certo, ma senza leziosità di sorta, e la musica che ascoltiamo è ben lontana dall' essere uno sterile revival; qui veramente assistiamo ad  un serio tentativo di dire qualcosa di nuovo. Tanto soul qui dentro, ma anche il rock fa la sua parte; i fiati suonati nelle canzoni, dal canto loro, ci ricordano che il jazz è innovazione e che non la si può fare solo all'interno del genere, altrimenti tira le cuoia e questo con buona pace dei puristi.

Miles Mosley ha un certo seguito anche tra chi si interessa di rock, viste le sue collaborazioni con il fu Chris Cornell e Jonathan Davis dei Korn, ma l'opera di Miles non si limita a questo, infatti il nostro ha suonato con artisti dai generi più disparati quali Lauryn Hill, Joni Mitchell, Gnarls Barkley e, udite udite, Cristina Aguilera.

Uprising è stato prodotto da Tony Austin e suonato dalla West Coast Get Down Crew, ovvero Miles Mosley al contrabbasso, Kamasi Washington al sax, Ryan Porter al trombone, Brandon Coleman alle tastiere, Tony Austin alla batteria e Cameron Graves al pianoforte.