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REVIEWSLE RECENSIONI
23/10/2025
Seb Brun & Simon Henocq
Vallées
Simon Henocq e Seb Brun, due figure di riferimento della scena sperimentale francese, pubblicano Vallées, un disco che non è decisamente per tutti, ma interessante per chi è alla ricerca di suoni sperimentali contemporanei, in modo da costruirsi nuovi (s)punti interpretativi sulla musica non commerciale. Filosofico, sincopato, distorto e intrigante.

Esperti del suono e produttori engagé, dediti a sviluppare progetti innovativi, Simon Henocq e Seb Brun sono due figure di riferimento della scena sperimentale francese. Il primo è impegnato con il collettivo parigino Coax, il secondo invece con la casa discografica Carton Records, fondata nel 2009. Insieme formano un tandem audace, che, anche adottando un approccio radicale, si diletta a sperimentare nel ramo dell'elettronica, della noise e dell'ambient. Testimonianza ne è l’album Vallées, uscito da poco, appunto, per la Carton records. Nel lavoro, che è ricco di stimoli, la fanno da padrona i suoni sintetici e campionati, reminiscenti degli Autechre e di certi pezzi di Aphex Twin.

Il disco contiene dodici tracce, che, è bene precisare, non sono alla portata di tutti: "Coil", la metallica "Trim", "Shore", "Falaises", l’ambigua "Vers / Quiet", "Éléments", l’omonima "Vallées", "Harbour", "Bloc", "Fissure", l’atmosferica "Lighthouse", e, per finire, "Whisper". Alla loro base c’è un percorso creativo articolato. Utilizzando batteria e chitarra in una versione profondamente rielaborata, i due musicisti transalpini sono riusciti a creare uno stile sonoro grezzo eppure avvolgente, in cui la forma del suono è compatta, a tratti quasi callosa. Nei singoli pezzi affiorano suoni ipnotici, ritmi (post)industriali, molteplici interazioni in tempo reale e onde sonore volutamente distorte. Persino le pause ed i silenzi sono degli elementi per nulla casuali, con delle funzioni proprie.

 

Meno orientato alle atmosfere da ballo rispetto ai precedenti lavori e progetti quali Parquet, in questo nuovo disco il duo d’oltralpe si cimenta con suoni aspri, chiaramente astratti e leggermente oscuri, senza però mai abbandonare la tipica plasticità del ritmo del suono con le sue innumerevoli sfaccettature. Con l’intenzione di decostruire le convenzioni musicali caratteristiche delle scene ben più pop, Henocq e Brun si sono dimostrati abili nello sviluppare dei brani in cui si rende giustizia all’elemento dello spazio (non sempre adeguatamente considerato dagli artisti contemporanei). In più, le tracce sono pregne di tensione, favorendo in questo modo una concezione della musica elettronica che strizza l'occhio all’avanguardia.

Vallées è un’opera che può essere interpretata attraverso una chiave di lettura filosofica. Da un lato, la musica in essa contenuta è molto fisica, sulla scia dell’iter tracciato da Simon Henocq negli ultimi lavori da solista. Dall’altro lato, le scelte del duo francese si allontanano sempre più dal convenzionale mondo dance e della techno, per abbracciare in maniera piuttosto convinta ritmi sincopati, filtrati elettronicamente e rimodellati con l’utilizzo delle distorsioni, finendo per ottenere un risultato apprezzabile. Le atmosfere che ci accompagnano nell’ascolto posso finire per essere fredde (mai glaciali), a tratti dolorose, in alcuni passaggi un po’ contorte, eppure, nel complesso, rimangono intriganti e degne di ascolto.

 

Come detto, Vallées non è affatto un disco per tutti. Anzi, è lecito ritenere che si tratti di un album di nicchia su cui, anche per detta ragione, non è facile rilasciare giudizi. A chi nella musica cerca uno svago senza troppi pensieri, questo album finirebbe per fornire gli stimoli sbagliati, rischiando di risultare insignificante o persino inaccessibile. Viceversa, i singoli brani possono risultare d’interesse per chi è alla ricerca di suoni sperimentali contemporanei, in modo da costruirsi nuovi (s)punti interpretativi sulla musica non commerciale, e delle alternative di qualità, per provare a distanziarsi dai suoni orecchiabili e ormai prevedibili dei Daft Punk & co. Intendiamoci, è un esperimento ardito, in buona parte riuscito, ma siamo ancora lontani dal capolavoro.